RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

RE NUD0/14 sono sempre in espansione, tant'è vero che questi ingenui terroristi romantici, non trovano più un paese "non impe– 'rialista" in cui rifugiarsi. I difensori dello stato di diritto si pongono "in– quietanti interrogativi" sulla morte di Baader, Ensslin e Raspe come se li erano posti dopo l'assassinio di Ulrike Mainhof e come se li continueranno a porre per vivere in armonia con la propria coscienza; cosi in campo rivo– luzionario le vittime critiche della pro– pria ideologia si pongono "inquietanti interrogativi" contro il terrorismo che non paga. Noi crediamo a que to punto che esista un altro modo di porsi anche davanti a questi comportamenti, prigionieri del– la loro stessa logica: attaccare ogni forma di concezione ideologica, mo– strarla come il cancro che svuota di vita il senso della ragione; rompere gli. schemi mentali che ci abituano al proces o di indignazione-rimozione prodotto dal senso d'impotenza in cui versiamo oggi, paralizzati davanti alla spettacolarità del dominio totalizzante del capitalismo moderno. Rifiutare il ruolo di comparse della politica nelle sue varianti neoriformiste o terroriste, e rifiutare anche di ricoprire il ruolo di eterni, pazienti e metodici architetti di nuovi modi di fare politica che non sfuggono mai al ciclo tradizionale della pratica alienata. Chiedersi in ogni ge– sto eh facciamo cosa ci muove vera– mente al di là degli ideali in nome dei quali si possono compiere gesti nobili o. innominabili con la stessa facilità. In– cominciare nel quotidiano a introdurre una costante pratica di autocoscienza e a meditare in ogni gesto o parola che ci troviamo a fare e a dire nella nostra attività sociale o individuale. Non ac– cettare la divisione tra sociale e indivi– duale, perchè al di là delle classi la società è composta da individui che formano la collettività. on giustificare gli errori, e gli orrori di fantomatici compagni quando que– sti si mostrano uguali-contrari al mo– stro che combattiamo. Domani po– tranno essere loro il nuovo mostro, il nuovo potere che ci opprimerà. Guar– dare cosa abbiamo in comune nel pensiero, nelle emozioni, nelle azioni, nella faccia, nel muovere le mani, nel come e non solo in cosa facciamo. Molti di noi potranno perdere l'identi– tà di una classe, di un partito, di un gruppo, di una ideologia, del mito del proprio presente o passato, ma sicura– mente troveranno altri individui nei "posti" più impensati, più simili, più umani. Quel famoso popolo degli uo– mini, che si nasconde ormai attraverso classi e partiti, non più riconducibile al gruppo sociale o politico. E' possibile dunque llncora re/agire al senso d'impotenza più o meno masche– rata da vecchie sicurezze "conservatri– ci", punti fermi di un tempo che è cambiato. on si tratta più di "calarsi" in una pretesa "realtà" esterna dove "fare pratica". i tratta invece di calar– si nella propria realtà individuale, dove la pratica consiste nel ricono cere i nemici interni ed esterni dell'uomo e del pianeta intero. La questione sociale quindi si pone in maniera autonoma dagli antichi schemi di classe, liberata dai vincoli del politico e dell'ideologi- co. Il terreno d'intervento non è pm qualcosa di esterno alla propria vita, ma è invece tutto interno. La socialità che esprime non è altro che il proprio sentire individuale fuso con altri senti– re individuali. Cosi ad esempio la questione delle centrali nucleari si pone come un ,sentire collettivo che cresce e si manifesta come esigenza vitale di massa di individui che rifiuta– no l'accettazione passiva di questa mo– struosità. Non quindi come ennesimo terreno di lotta e di intervento politico destinato comunque a consumarsi. Le alleanze politiche nascono e muoiono con estrema facilità, ma quello che unisce il popolo degli uomini, che vive la questione delle centrali nucleari non come problema politico ma come esi– genza vitale, va ben oltre la sconfitta della battaglia in sè.ln Germania ad esempio, in assenza completa di una opposizione politica, il popolo degli uomini ha espresso· un movimento di lotta antinucleare di massa, di indivi– dui, al di là della politica e dei suoi sentimenti. Se c'è ancora una .possibilità di rivolu– zione in occidente, non sarà certo data da pratiche politiche di qualsiasi setta o partito, destinate comunque ad are– narsi nel pantano da cui sono nate, cioè nella ricerca di illusorie realtà esterne dai sè individuale. La possibili– tà reale è quella di una rivoluzione culturale di masse di individui che pratichino la vita, cioè la sua deideolo– gizzazione, arrivando a negare ogni rappresentazione di questa sedicente realtà oggettiva, specchio deformante di ·una ideologia che oggi arriva ad essere paradossalmente dominio reale degli uomini e delle cose. E questo beninteso è un atto d'amore anche per Andreas Baader, Ensslin e altri, per questo chiediamo amore e non on re per il loro sacrificio.

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