RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977
RE NUDO/10 il movimento delle donne, e in parte quello degli omosessuali, possono fare molto per cambiare le cose. E' una cosa che anche a Cuba stà dando nuovi risultati. La federazione delle donne è sempre stata molto forte, ed oggi, nei comitati di difesa della rivolu.ttone, la donna sta assolvendo un grosso ruolo. Stanno destrutturan– do la famiglia cattolica con successo. lo credo che nei paesi capitalisti il movi– mento delle donne sarà quello che cambierà le strutture familiariste sulle quali il capitalismo si difende. Guido: e nelle relazioni sessuali vedi un cambiamento? Cooper: certo. Ma in un quadro di permissività imposta, partita dal siste– ma. Bisogna distinguere, perchè c'è sempre della mistificazione nella per– missività. Il problema non è quello di fare l'amore più liberamente, ma di fare l'amore in un altro modo, che è la sessulità orgasmica, non la sessualità espropriatrice: questo è il superamento necessario contro la famiglia come for– za di riproduzione della mano d'opera della società. Il nodo da sciogliere è un cambiamento di rapporto col corpo. I recenti scritti di Foucault in proposito sono molto importanti e chiari. Credo che ci sia una riscoperta del corpo, ma ci sono troppe trappole in giro, le trappole della psicotecnologia: trai– 'ning, espressione corporale, bioenergia, ecc... tutto questo è una grande mistifi– cazione commerciale. In altri termini non ci sono tecniche di liberazione. Nella non psichiatria si abolisce del tutto la psicotecnologia·. E in fine si abolisce la follia perchè la follia. deve essere semplicemente una fonte univer– sale di creatività. Guido: vedi il processorivoluzionariocome processodi presadelpotereo cometrasforma– zionesocialedegli individui? Cooper: come processo che mina in continuazjone il potere centrale. La potenzialità è nei gruppi di autogestio– ne. Se si erigono delle strutture centrali è ·per essere minate, sempre. Così si arriva al comunismo, finalmente al comunismo di ciascun individuo auto– nomo. Guido: qualecredichesia l'influenzadell'i– deadella mortee dellasofferenzaper unfolle oper la coscienza di un movimento? Cooper: ci sono almeno due argomen– ti: c'è la questione della sofferenza nella follia e la questione dell'ideologia cristiana che vi è stata eretta attorno, nella psichiatria di avanguardia per consolare la sofferenza. Si deve ricono– scere che la sofferenza dei folli è impo– sta dal cerchio familiare e psichiatrico. Nella follia c'è un altro dolore che è il dolore di una -disperazione totale, ma è una disperazione così radicale che por– ta in se stessa anche una gioia estatica, e questa gioia e questa disperazione sono destrutturati dagli interventi psi– chiatrici. Non si tratta quindi di conso– lare la sofferenza in modo passivo, ma di riconoscere questa lotta che conti– nua nella dialettica tra gioia e dispera– zione che è necessaria per i pazzi e per ciascuno di noi. Per quanto riguarda la morte nel mo- -~ o- ,.-:-:-:7 , ' ·. ·~::·L r,:~! 1 .,.LJ ~- . \• .. ,, .. , .. vimento è necessario giudicare sulla base di antecedenti storici, le situazioni in altri paesi come in Argentina dove c'è una spirale di violenza e contro violenza dei guerriglieri: se si entra in questa spirale, si continua in questo modo fino in fondo. Bisogna sapere se si è pronti ad entrarci. Esistono nei paesi dell'America Latina altre forme di lotta possibili. In Germania federale, non ci sono altre azioni possibili, è un sistema propriamente fascista, senza Adolf Hitler. Ma a parte le azioni di Baader-Mainhof il crollo del capitali– smo in Germania può avvenire attra– verso la liberazione dei paesi del Terzo Mondo. Guido: pensi che esista un sensodijferente dellamorte fra i rivoluzionari e i borghesi? Cooper: certo, sostenere il contrario sarebbe una bestemmia nei confronti di Che Guevara. lo credo che i rivolu– zionari abbiamo un rapporto dis/ alie– nato con la· morte, perchè se ne sono riappropriati. Le società borghesi espropriano la morte di ciascuna perso– na, non c'è possibilità, se non eccezio– nalmente, di realizzare che cosa signifi– ca morire. Per un rivoluzionario c'è invece un punto di demistificazione della morte, e poi decide della sua vita totalmente cosciente. E' necessario entrare in rapporto con la propria morte, e uno dei modi è attra– verso la meditazione, riconoscendo due cose per esempio: che si può morire accidentalmente in ogni istante e che abbiamo la libertà di suicidarci. Bisogna entrare in tutte queste medita– zioni sulla morte per de/ terrorizzarla, perchè il vero problema della morte è . che noi non possiamo avere la nostra morte. Perchè siamo quotidianamente espropriati dalla coscienza della nostra morte, e della forza e chiarezza che questa coscienza ti dà. Su questo ho scritto una teoria un pò complicata, che ho espresso nel mio ultimo libro e che mi è impossibile ridurre in poche parole o formule: si tratta di una fenomenologia della fisica / sistemi di molecole atomiche e particelle ubato-
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