RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977

RE NUD0/6 te, questo è vero, nella politica ciel Pci. Ma il controllo produttivo delle ban– che, delle comunicazioni di massa sono ancora in mano alla democrazia cri– stiana. E il Pci deve fare i conti con una base realmente di massa che è sempre più scalpitante. La situazione è quindi estremamente fluida e sottoposta a una serie di tendenze e controtendenze. Ora più il Pci si inoltra nella strada della collabo– razione con la Democrazia Cristiana e più ha bisogno di non avere contesta– zioni alla sua sinistra; dunque si com– porta di conseguenza cercando di usare tutte le armi ideologiche e politiche e organizzative per ridurre progressiva– mente, e in prospettiva magari elimi– nare, questa area ch,e si è venuta a costituire alla sua sinistra. Però non esiste solo questo, sarebbe meccanicisti– co. Esitiamo anche noi. Molto dipende anche da noi. E' evidente che se piglia piede la pratica per cui ai margini di un corteo che non vuole saperne arri– vano 4 autonomi che tirano quattro pistolettate (vedi Milano) è evidente che non saremo in grado di allargare le contraddizioni all'interno del Pci, di provare quelle modificazioni nel movi– mento di massa, all'interno delle orga– nizzazioni sindacali e tra sindacati e forze politiche. E' vero che la tendenza prevalente del Pci è quella di normaliz– zare, ma questo crea contraddizioni; il problema è la strategia e la tattica che la nuova sinistra riuscirà a praticare, guadagnandosi un seguito di massa, perchè in politica quello che conta sono le idee, certamente, i propositi, anche, ma in modo particolare i rap– porti di forze. Se la nuova sinistra continua ad avere 1'1,5%, non di consi– glieri e deputati ma di consenso di massa, allora non potrà far granchè. Ora è vero che in giro c'è malumore, qualche volta disperazione però c'è ancora un volontà, anche se un po' sfilacciata, di chi dice: diamo un colpo di reni, smettiamo di sprecare energie e cerchiamo di rimettere quanto di me– glio la lotta di classe in questi anni dal '68 in poi, ha prodotto. Ecco è questo che oggi, nonostante tutto, mi autoriz– za un ragionevole ottimismo per l'im– mediato futuro. Marco Ghetti F.G.S.I. Vi sono oggi alcune condizioni indi– scutibili che· generano impotenza al– l'interno di larghe masse di giovani, di lavoratori, di disoccupati; un'impoten– za che colpisce quindi strati consistenti del movimento operaio. Queste condi– zioni sono note: l'espulsione sistemati- 1 I:/ i-1 • lt a ca dal processo produttivo a danno soprattutto delle categorie so_ciali più deboli; la crisi del riconoscimento uni– versale di una rappresentanza politica delle classi lavoratrici nel partito co– munista, nel sindacato, nella sinistra in • genere; lo sbandamento individualisti– co e irrazionalistico che si crea nell'e– marginato: gli emarginati, contraria– mente agli schiavi e ~gli sfruttati, non avranno mai un partito, un'ideologia, dei capi, una compattezza politica. Ora, l'impotenza in una realtà domi– nata dal conflitto sociale, è un male insopportabile e può condurre a la– menti e a tensioni che hanno qualcosa di masturbatorio, cioè di statico, di non pertinente alla complessità del problema che orgina la condizione di impotenza. Tale è il lamento rabbioso contro la repressione; siamo seri! la repressione è un'altra cosa; per il mo– mento la natura dei mali che paraliz– zano la sinistra italiana è un'altra. La stessa accusa che viene mossa ai partiti costituzionali di criminalizzare degli innocenti, è un falso problema; è vero che alcuni strati del movimento ·si collocano fuori dalla istituzione e quin– di, che si vogliono chiamare criminali (oppure bellici), ma il problema è allora sapere come le istituzioni posso– no essere rese più democratiche, e soprattutto· chi le deve gestire, non invece porsi ad ogni costo contro le istituzioni. Non sono affatto dell'idea che il "mo– vimento" ~ia composto di provocatori che lavorano in modo coscente per lo "sfascio" e quindi per l'involuzione di destra, penso invece che il movimento stia sbagliando nell'interpretare il mo– mento storico e di conseguenza nel finalizzare le sue lotte. E' necessario smettere di lottare sulle conseguenze delle contraddizioni, per prendere invece a lottare sulle loro origini. La politica del compromesso storico è sicuramente una di queste, essa sta togliendo identità e rappresentatività alla sinistra, e proprio per questo sta crendo un partito dei senz~ partito. La restituzione di una aggregazione (anche se fortemente dialettica al pro– prio interno) e di un'identità alla sini– stra è l'obiettico da qui parte la strate– gia di costruzione di un blocco storico per l'alternativa; per fare ciò sono necessarie due condizioni: più forza contrattuale nei confronti del P.C.I. alle altre componenti della sinistra, e un programma e dei contenuti precisi. Su questo vogliamo lavorare, da oggi, nelle scuole, nelle fabbriche, fra i gio– vani disoccupati, nelle università ecc. Segue a pagina 66

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