RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977

co è dentro ognuno di noi, scono– sciuto a noi stessi. Deve essere por– tato fuori, dobbiamo portarlo alla luce." La tradizione mistica di ogni tempo e di ogni luogo attesta che avvicina– re un vero Maestro spirituale non è affare tranquillo. Entrare in un rap– porto discepolo - maestro con un tale individuo non è come andare ad• un pranzo di gala. Il Maestro non consola, non tranquillizza, non edifica. Il suo compito è quello di servire il risveglio del discepolo,' non quello di cullarlo nei suoi sogni. Il rapporto con lui quindi è piuttosto uno scuotimento, uno sconvolgi– mento di ogni paramentro, di ogni sicurezza e di ogni modello che il discepolo porta con sè: il rapporto stesso è un viaggio, un'avventura, la cui meta non può essere nè cono– sciuta a priori, nè attesa con impa– zienza. I cinque discorsi di Bhagwan Shree Rajneesh, contenuti in Tecniche di liberazione, il libricino recentemen– te pubblicato dalla Salamandra, da cui è tratta la citazione sopra ripor– tata, danno il sapore dell'avventura spirituale che è il rapporto con questo Maestro. Che è prima di tutto un'avventura terapeutica: per Bhagwan siamo innanzitutto malati di repressione, di rigidità, abbiamo perduto il contatto con la sponta– neità creativa dell'energia vitale, e si tratta di ritrovarlo. Nel suo ashram di Poona, in India, si prati– cano quindi una gran varietà di tecniche, orientali e occidentali, an– tiche e recentissime, tese a discio– gliere la rigida armatura caratteria– le in cui siamo imprigionati. Le forme variano dalla musica sponta– nea, alla danza, alla meditazione, ai gruppi terapeutici (encounter, pri– ma! therapy, terapie reichiane, rol– fing ecc.). Le tecniche di meditazio– ne proposte, in particolare, incorpo– rano elementi di diverse tradizioni; ma sopq1.ttutto hanno in vista la condizione di nevrosi fondamentale della persona umana dei nostri tem– pi, la condizione di alienazione dal corpo e dalle forze .dell'inconscio. Esse sono quindi meditazioni "dina– miche", che tendono a liberare l'e– nergia repressa e a metterci a con– fronto con le emozioni profonde. In esse il viaggio in profondità passa per un recupero del rapporto con il corpo, per un pieno ritrovamento della nostra corporeità. Bhagwan è quindi un Maestro estremamente "moderno", se. così si può dire, uno dei maestri "maggior– mente in sintonia con le idee e con il clima.del movimento della nuova coscienza degli anni settanta", se– condo l'espressione di Swami Geet Govil).d, e non a caso egli riscuote un enorme successo presso i giovani "vagabondi del Dharma" occiden– tali- Nonchè presso i_terapeuti occi– dentali, poichè annovera fra i suoi discepoli psicoanalisti, analisi jun– ghian~ terapeuti reichiani ecc. Il suo lavoro infatti si serve del cam– mino compiuto dalle scienze della psiche in occidente: ma là dove queste si arrestano, là dove per esse, date le peculiari limitazioni della esplorazione della dimensione psi– chica nella cultura occidentale, co– mincia il terreno vergine, là si apre lo spazio di ciò che è essenziale nel lavoro di Bhagwan. Tradurre Bhagwan non è compito facile, e la prima collezione di suoi discorsi uscita in italiano, La rivolu– zione interiore, pubblicata dalla Ar– menia Editrice qualche anno fa, senza dubbio risentiva di questa difficoltà. Non che il linguaggio di Bhagwan sia difficile; al contrario, estremamente sciolto e colloquiale, estremamente piano, un linguaggio che si rivolge a tutti, indipendente– mente dal loro livello di educazione e dalla loro tradizione culturale. Tutti i suoi testi sono trascritti da registrazioni di discorsi, conferenze o interviste, e hanno quindi un andamento caratteristicamente in– formale, non hanno nulla della pre– cisione calcolata dell'opera che na– sce in forma scritta. Ma proprio in questo stà la difficoltà per il tradut– tore, nel fatto che il suo modo di definire i concetti è di avvicinarli da molti lati, ritornarci più volte con diverse approssimazioni: la scelta della singola parola o della singola frase è relativamente causale, e solo l'insieme arriva a comunicare con precisione. Particolarmente apprez– zabile è quindi il lavoro fatto da Swami Geet Govind in questo Te– cniche di liberazione per darci una traduzione italiana di Bhagwan in– sieme fedele e scorrevole. Rappre– sentativa la scelta dei testi, che arrivano pur in così poche pagine, a dare una discreta idea della natura del messaggio complessivo di questo Maestro; particolarmente pregevoli gli ultimi due, che illustrano il pro– cesso della meditazione dinamica. Altri meriti del libretto sono la bella introduzione di Govind e il glossario che discioglie ogni residuo di termi– nologia per addetti ai lavori, come chakra, moksha, samadhi ... l.el' tttstorieeill'froling111ggìodti gior.111iinundootmettothetoglieil fia1oechetutti(sopratt11ttogeoi– tori, pmi e uominipo!itici) ~ medilart.1200 registrazioni ùl ,iro n.croataoolaklfodisperatae,mllti nibbiacoatroil 11121co5tumeddsistr– ma,leklroangosceperuafuturosta· u s,eraou e i kin> tnomi sessuali. a.s. Massimo e Norberto Valentini I rompi balle Ed. Sperling & Kupfer L. 3.500 ."Le vere storie e il vero linguaggio dei giovani in un documento che toglie il fiato" così è detto nel sotto– titolo. No, il fiato vi rimarrà. Comunque, che le storie e il linguaggio siano veri. e innegabjle: si tratta di 70 interviste al registratore, fedelmente riportate, fatte a ragazzi e ragazze dai 14 ai 20 anni di tutta Italia (ma soprattutto delle grandi città), in cui ognuno racconta la sua storia e i suoi problemi senza interventi del– l'intervistatore. I due autori, padre e figlio, che da una foto sul retro del libro occhieg– giano col loro sguardo di vampiri dell'intervista, per ottenere sinceri– tà, apertura e linguaggio "giovani– le" si sono serviti di intervistatori coetanei degli intervistati. Il risultato è decisamente interes– sante, è quasi come parlare diretta– mente con loro. La scelta è stata felice, le storie sono varie, riguarda– no diversi ambienti sociali, geografi– ci, situazioni molto differenti tra loro. E' una grande abbuffata di esperienza diretta su problemi ses– suali, politici, esistenziali di 70 gio– vani, di cui molti con delle storie parecchio significative. E' sempre il caso di confrontarsi coi problemi degli altri, che poi alla fine sono anche i nostri. Almeno, per me è così. Anonimo Stalinloves Ed. SquiLibri - L. 2.000 w.p. A chi possono interessare gli amori di Stalin? A coloro che hanno sempre pensato a uno Stalin senza sesso. RE NU00/47 A chi ha dovuto pensare a Stalin come a un eroe e a un genio. A chi ha dovuto ottenere sulla scri– vania il suo busto in finto marmo. Morto il mostro sacro, a costoro noi} sarà perso vero di leggere una bio– grafia tutta sul cazzo di Stalin: questo ristabiliva le proporzioni. Ma per noi Stalin non è mai stato un mito intoccabile, almeno per la nostra generazione, per cui il fatto di leggere che scopava come un riccio ci lascia abbastanza indiffe– renti. Più interessante per noi è vedere come viene trattata la psicologia di Stalin da uno scrittore erotico della Russia del dissenso. Direi che il fatto di osservarlo molto spesso senza mutande, lo umanizza, lo rende proprio simpatico nella sua cazzuta goffaggine. Che sia, sotto altre spoglie, un ritor– no del culto della personalità? Sulla traduzione c'è da notare un'a– stuzia curiosa e, tutto considerato, riuscita: l'aver lasciato i termini sessuali in russo. Per cui le descrizio– ni suonano così: "Io mi sedevo ac– canto a Iu~ mentre si osservava qualche pratica, e, lentamente, in– troducevo la mia mano nei suoi calzoni e, piano piano, gli accarez– zavo il funtaki. Poi gli prendevo la sua mano e, sollevate le gonne, gliela introducevo nella mia kvaska denudata. Ecc. ecc." E' una finezza. w.p. segue la radio dove lo spazio , ha il suo sballo

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