RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977
RE NUD0/4 · di queste bande. Anche la nuova sini– stra deve scegliere. Di repressione non si può parlare nem– meno per certi casi di rigore giudizia– rio, in quanto non si tratta di una direttiva politica generalizata, di un orientamento prevalente. C'è il singolo giudice che emette una sentenza parti– colarmente severa ma l'idomani, da un'altra parte, si verifica la controparti-· ta in una sentenza democraticamente giusta e ancorata di valori della Costi– tuzione. Anche per quanto riguard,a i carceri speciali, dei quali devo dire che non so molto, mi sembra che riella misura in cui lo stato democratico non è in grado di difendersi con gli strumenti tradizionali, per esempio con le leggi di prevenzione, sia suo diritto proteggersi in maniera adeguata. Il problema, tanto per fare un esempio, è che nè Curcio nè Kappler nè Tuti possano assolutamente scappare. Io 'personalmente ritengo che attualmente lo stato democratico abbia sufficienti mezzi di prevenzione e di controllo della situazione, ma se dovesse in futu– ro avere bisogno di mezzi diversi per la difesa delle istituzioni, allora sarebbe giusto farlo e nella misura in cui fosse giusto farlo non si potrebbe parlare di repressione. Il problema per noi oggi è quello di farsi portatori di iniziative politiche atte a superare· i gravi problemi che sono all'origine dell'attuale disagio e la cui manifestazione più allarmante è la disoccupazione giovanile. Augusto Rocchi responsabile dell'organizzazioneFGCI Andrea Bellini Autonomia Operaia La stampa considera nuova sinistra l'insieme di quei gruppi ex– extraparlamentari (AO, PDUP, MLS) che si sono dati una linea e un'organiz– zazione politica legata, a mio avviso, a un ruolo di reggicoda del PCI, anche se con grosse differenze tra di loro. Io e i miei compagni dell'autonomia abbiamo invece un'idea diversa di cosa dev'essere un'opposizione organizzata, perciò rivoluzionaria, al regime che c'è attualmente in Italia, il regime DC– PCI. L'area dell'autonomia non la consideriamo legata a una sigla di organizzazione, gruppo o partito, ma come realtà di movimento, per cui è un'area molto v·asta che si riempie di contenuti ogni volta che la teorià della riappropriazione dei propri bisogni si fa pratica: si va quindi dal movimento di liberazione delle donne e degli omo– sessuali, alle organizzazioni che si auto– nominano "autonomia operaia", fino · ib ·atee Gi all'area legata al giornale "Lotta Con– tinua". La repressione del regime nei confronti di quest'area, a livello nazionale come a livello milanese, è abbastanza artico– lata. Nel momento in cui il partito comunista è direttamente legato al regime democristiano, questa opposi– zione anticapit~listica viene attaccata nella maniera più dura. A Milano la repressione oggi si muove a un livello prettamente socialdemocratico: non si tratta di una repressione anti-liberale, perché lo stato di diritto formalmente viene mantenuto, o almeno si cerca di mantenerlo. Perché il PCI cerca ap– punto di non uscire da canoni demo– cratici. I compagni infatti vengono a:rrestati con imputazioni che il regime costruisce in modo formale. Ma la repressione prende anche altre forme: quella della paura generalizza– ta, della psicosi collettiva. Così, se il movimento ha avuto delle perdite rela– tivamente poco numerose, la repressio– ne pilotata dagli organi della socialde– mocrazia (PCI) all'interno della magi– stratura, è stata portata avanti attra– verso un'azione d'intimidazione gene– ralizzata. Per esempio, per i fatti di via De Amicis ci sono state quasi 500 perquisizioni, non operate su noti mili– tanti, ma sull'area di consenso anche solo intellettuale nei confronti di con– cezioni dell' dell'autonomia operaia. Ultima delle repressioni è stata quella dell'MLS, un'azione che dura tutt'ora in certe strutture della città: vedi l'uni- . ' ' vers1ta. Il, PCI ha tentato di entrare nell'uni– versità, non essendoci riuscito ha fatto partire una campagna ideologica di divisione (la teoria delle due società di Asor Rosa, ecc.), cercando di creare terra bruciata intorno al movimento di reale opposizione al regime. E' chiaro che con lo stato di polizia e con le nuove leggi speciali, questo deterrente psicologico, pur non arri– vando direttamente alla brutalità fa– scista, all'azione dura e violenta che potrebbe portare a una reazione di massa, riesce in un modo più subdolo a paralizzare componenti sociali poten– zialmente portate al rifiuto del regime dei sacrifici. Dove prende piede, il PCI non lascia spazio se non alle sue organizzazioni e al suo sindacato: vedi nelle scuole. I comitati di zona, che sono nati con finalità sociali e che in questo senso non hanno mai funzionato, sono però serviti al PCI per organizzare la repres– sione di stato: è noto come proprio qui al Ticinese il dossier sui covi estremisti presentato da Comunione e Liberazio– ne sia stato fatto in pieno accordo con la FGCI. Tutto questo non significa fare un discorso massimalista sul PCI: se è vero che qùesto partito oggi si pone l'ob- biettivo della completa eliminaz~o?e di 9ualsiasi opposizione alla sua s~mstra~ e anche vero che non credo sia cosi monolitico. Il suo stesso avventurismo, il non avere una sua strategia, il giocare giorno per giorno la sua presenza politica, vuol dire anche che 9uesta forma di repres– sione è giocata g10rno per giorno, e può mutare o diventare alla lunga un'arma inoffensiva. Io sono molto ottimista. Non credo che riuscirà a impedire la crescita dell'illegalità di massa. Come reagirà il movimento? Oggi esistono delle forme organizzate che politicamente si rifanno all'auto– nomia operaia, ma hanno il difetto di non aver dietro il movimento. In questi ultimi tempi a Milano nel movimento c'è stato uno sbandamen– to, dovuto alla mancanza di un pro– gramma unificante e alla prevaricazio– ne politica di certi organismi dell'auto– nomia. Per cui questo movimento è tutto da verificare. Nessun<:>si fa illusioni sulla possibilità che il convegno pi Bologna sia l'occa– sione in cui le cose vengono alla luce o i compagni hanno la possibilità di fare un passo in avanti. Il convegno di Bologna è stato organizzato da "Lotta Continua». per suo uso e consumo, per rilanciarsi. Anche se bisogna dare atto che LC ha fatto. ennormi passi in avanti e di aver parzialmente abban– donato la suicida logica partitica, pro– babilmente questo convegno non servi– rà tanto al movimento comunista, quanto a una frangia radical-borghese che oggi si sta muovendo. , Ma è già molto che il movimento si confronti con le varie situazioni a livello nazionale, verifichi gli errori, si dia una regolata su alcune vecchie passionalità staliniane, e cerchi di an– dare avanti eliminando gli orticelli dei gruppi e dei partitini che finora hanno castrato la creatività del movimento stesso, e quindi la sua crescita. D'altra parte abbiamo visto che il ribattere colpo su colpo alla repression~, a qual– siasi costo e comunque sia la situazione generale, è negativo. Oltretutto le logi– che insurrezionalistiche, come quelle militaristiche, fini a se stesse, hanno portato in questi ultimi mesi più a una crisi def movimento che a una sua avanzata. Questo non vuol dire che un patrimo– nio storico del movimento come quello combattentistico sia da abbandonare e non sia invece da analizzare nella sua più vera essenza. La borghesia, lo sappiamo, non ha mai mollato la presa in maniera indolore. Ma tutto deve partire da un movimen– to reale, e non da buffonate, che fanno magari parlare i giornali, ma non fanno fare un passo avanti al movi– mento.
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