RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977
guarsi alle condizioni climatiche ed alla natura del terreno. L'Unica cosa assolutamente indispensa– bile, vitale: è la presenza dell'acqua. Senza acqua pulita, abbondante, pre– sente in tutte le stagioni, facilmente utilizzabile, è del tutto inutile neppure cominciare. L'acqua è la fonte prima– ria di vita, e senza di lei niente può funzionare a dovere. Una delle princi– pali cause del dissesto agricolo italiano è dovuto ad una pessima politica delle acque e dell'irrigazione, che rende as– solutamente inutilizzabili terreni peral– tro fertilissimi e climaticamente collo– cati in posizioni di privilegio. Poi che il terreno sia prevalentemente calcareo o prevalentemente argilloso, che ci siano tanti o pochi sassi, che sia moderatamente freddo o moderata– mente caldo, sono tutti elementi che renderanno più o meno facile il lavoro, ma che non rappresentano mai dei problemi insormontabili. Sul piano economico, è consigliabile attenersi a te"rreni di media altitudine (400-500 metri), ovviamente non trop– po dirupati, perchè sono quelli che quasi più nessuno vuole, e quindi co– stano abbastanza poco. La media montagna è l'area più abbandonata dagli agricoltori, e vi si possono trovare delle occasioni piuttosto pregevoli. Inoltre; lo stato interviene finanziaria– mente in modo abbastanza interessan– te per aiutare l'agricoltura di media G' o montagna, per cui questa scelta è quel– la economicamente più accessibile. Naturalmente, l'ideale è rappresentato dai terreni di bassa collina del Centro Italia (Umbria, Toscana, Alto Lazio), per le eccezionalmente buone condizio– ni climatiche: non per niente gli etru– schi - che idioti non erano - avevano scelto proprio questa zona per i loro insediamenti. Tuttavia questi terreni hanno il grave difetto di costare molto, é spesso sono carenti per ciò che riguar– da le possibilità d'approvvigionamento idrico, in seguito al pauroso impoveri– mento delle falde acquifere provocato dagli insediamenti urbani ed industria– li. Parlo di prezzi dei terreni, perchè una cosa è molto importante: il podere deve essere acquistato, e non preso in affitto. · L'affitto è un ricatto costante, che crea problemi notevolissimi a chi deve pa– garlo, ed impedisce di effettuare quelle trasformazioni fondiarie che spesso sono indispensabili per rendere possibi– le la sopravvivenza. D'altronde, ormai quasi più nessuno in Italia affitta i propri terreni nel conte– sto dei cosiddetti "fitti agrari", per paura di vederseli portar via dall'affit– tuario, per cui ogni volta si devono· ricercare tortuose soluzioni _dicompro– messo, cavillose e burocratiche, tali da rendere impossibile la vita. RE NUD0/21 Mentre è da tener presente che - una volta iscritti come coltivatori diretti - si possono ottenere sovvenzioni a lu.ngo termine e basso interesse (ne parleremo più diffusamente in successivi articoli) che rendono l'acquisto molto più van– taggioso dell'affitto, molto più soppor– ta.bile economicamente di quesfulti– mo. Prendere in affitto un poderetto può essere utile per una fase sperimentale preliminare, per rendersi conto se vera– mente si possiedono la muscolatura fisica e mentale .necessarie per fare il contadino. Ma poi, una volta deciso per il sì, bisogna necessariamente pas– sare all'acquisto. O all'occupazione delle terre, se questo è reso possibile dalle condizioni politiche del momento e dai collegamenti con le ·organizzazio– ni locali di base. Attenzione, però: i movimenti per l'oc– cupazione delle terre che sono attual– mente attivi, sono tutti più o meno orientati verso un tipo di agricoltura intensiva "da reddito" d'ispirazione capitalistica, ed è molto discutibile che proprio questa sia la strada buona per vivere sulla terra. Per quanto riguarda la cosiddetta "as– segnazione delle terre incolte" (proget– to Marnora), sarà bene rinunciare a farsi soverchie illusioni. A parte il fatto che non è affatto certo che il progetto di legge passi davvero, bisogna comun– que tener conto del fatto che l'assegna– zione di un podere vede come assegna– tari privilegiati: a) il contadino proprietario di un po– dere confinante b) le cooperative agricole attive sul territorio in cui si trova il podere da assegnare. c) i coltivatori diretti residenti nel comune in cui si trova il podere stesso. Nessuna possibilità, quindi, per quelli che vengono dalla città, e che desidera– no cominciare da zero un'attività agri– cola. A meno di non riuscire ad entrare a far parte di ti.na cooperativa agricola già esistente ed attiva. Questo primo articolo, vuole soltanto essere un'int.roduzione al problema del ritorno alla terra: nei numeri successi– vi,· ci occuperemo del cosa coltivare, delle condizioni legislative, delle· facili– tazioni, e di tutti quei problemi che sono connessi con questo discorso. Intanto, aspettiamo domande, suggeri– menti, polemiche, ed altro: è più facile discutere un problema se ci sono degli interlocutori, che non cercare di blate– rarne per conto proprio. Haram
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