RE NUDO - Anno VIII - n. 56-57 - agosto-settembre 1977

RE NUD0/60 Librazione E.H. Carr Bakunin Mondador:i, pag. 4 79 L. 8.000 Le grand·i case editrici hanno scoperto nell'anarchia, nella sua storia, nei .suoi personaggi, un filone commerciale· remunerativo. Non.importa la precisione storio– grafica, se la copertina è plastifi– cata e graficamente attraente, così dopo il libro del Tarizzo (ottimo successo di vendita, estre– mamente opinabile per ciò che concerne la ricostruzione dei fatti e inacettabile nei balbettanti ten– tatjvi di interpretazione politica) ecco sempre per i tipi della Mon– dadori uscire la traduzione dal– l'inglese dell'opera dello storico Carr sulla vita di Bakunin. Va subito chiarito che il Carr ha scritto questo libro nel 1937 e già allora non brill-ava per precisio– ne nè per onestà storica. E' rima– sta famosa la recensione che Max Nettlau fece del libro, nel gen– naio/febbraio 1938, sul giornale londinese "Spain and the world", elencando con estrema accuratez– za tùtti gli errori storiografici commessi dal Carr. Uno dei "difetti" maggiori del libr.o risiede inoltre nel modo di affrontare "il personaggio Baku– nin". Più che alle sue intuizioni (a :volte veramente geniali) e alla sua attività rivoluzionaria, Carr pone l'accento su aspetti trascu– rabili della vita del grande rivolu– zionario russo, a volte inventando o mistificando vicende, fani, rap– porti. Basteranno alcuni esempi. Il soggiorno in Italia di Bakunin è descritto come un avvicendarsi di riunioni mondanee salottiere mentre tutta l'attività politica e di propaganda viene sottaciuta. Il periodo ginevrino dal 1868 al 1869 è descritto in modo somma– rio e lacunoso e Carr, per di più, mistifica grossolanamente quan– do definisce la sezione ginevrina dell'Alleanza poco più che una cerchia di amici di Bakunin. Per questi o per molti, molti altri errori e mistificazioni il Nettlau defihì l'opera del Carr una "trap– pola" e un "romanzo persuasivo" dove la figura di Bakunin è ritrat– ta attraverso un'interpretazione psicologica dovuta unicamente all'immaginazione dell'autore più che a una ricostruzione stori– ca. Il libro presenta inoltre delle ine- sattezze storiche non certo impu· tabili al Carr nel 1937, quale quella di attribuire anche a Ba– kunin la· paternità del Catechi– smo del rivoluzionario che, inve– ce, come dimostrano le ricerche di Arthur Lehning e di Micheal Confino, venne scritto unicamen– te da Necaev. Nella riedizione atruale troviamo la benchè minima nota che chia– risca gli errori storiografici com– messi quaranta anni fa. Nel com– plesso un libro pieno di molta . immaginazione ma che non aiuta a inquadrare in una corretta pro– spettiva la v_itadi un rivoluziona– rio tutto teso all'affermazione della rivoluzione libertaria. CINFAMIA ORIGINARIA (C.L) facciamola finit colCuoree la Politica eylb:ioni 'ERBAVOGUO Lea Melandri L'InfamiaOriginaria facciamolafinita col ~uore e la Politica Ed. L'erba voglio· AR&A L. 2.800 L'infamia originaria è quella che schiaccia tutte le donne, inibite dalla cultura dominante nella loro sessualità, produttività ~ creatività. Liberarsi dall'infamia significa li– berarsi da quello che si ha den– tro, sedimentato da anni di edu– cazione castrante e di pratiche avvilenti. Una liberazione faticosa, difficile, dolorosa che Lea riesce a fare aiutata dal trovarsi in un colletti– co di donne altrettanto coraggio– se: un gruppo di pratica dell'in– conscio Come viene detto nel libro, la pratica dell'inconscio nell'ambito femminista è il superamento, l'andare oltre il gruppo di auto– coscienza, iniziando una conti– nua e impietosa analisi di tutto quello che ci è nascosto della nostra psiche, che ci è invisibile perchè ci fa male vederlo, analisi che viene fatta reciprocamente e che porta alla scoperta di mecca– nismi inconsci comuni. "Il fatto di riuscire ad es_primere tutto quello che passava per la mente e riuscire ad analizzarlo insieme ha portato effettivamen– te a un cambiamento. E' come se la pratica di analisi fatta insieme avesse liberato la sessualità, la possibilità di vivere rapporti per– sonali e di vivere il proprio corpo in modo diverso". I risultati sono quelli sperati: il maschio non è più il riferimento centrale della loro vita, il rappor– to col loro corpo non avvienç più attraverso di lui, il legame con le altre donne ha cessato di essere quello convenzionale ed è final– mente fuori da questa antropo– cultura maschile. Il cambiamento come l'ho visto io è stato: donne normalissime, sempre accoglienti verso l'amico o il conoscente (nel senso del sorridegli, essere premurose, gra– tificarlo i11mille modi, perdona– gli sempre la sua "maschia" pre– potenza) improvvisamente diven– tano autonome e si comportano come solo ai maschi è permesso di comportarsi, cioè ha d'istinto un rapporto cameratesco, razio– nale, alla pari, senza passare at– traverso la dolcezza di tipo ma– terno. Questa è l'esperienza diretta che ho avuto frequentando amiche che a un certo punto hanno ini– ziato a fare pratica dell'inconscio, e mi sono diventate quasi irrico– noscibili. Finalmente qualcosa cambia nel– la realtà vera, quella dei gesti spontanei, "naturali" quella dei rapporti profondi! Dal '68 ad oggi avevo visto solo cambiamenti nei discorsi, negli abiti, nei consumi, e basta' Nota bene: il cambiamento reale in questo caso ha avuto bisogno di una pratica rigorosa e conti– nua, di un approlondimento che si è servito di tutti gli strumenti di conoscenza del comportamen– to (psicologia di gruppo, psicoa– nalisi) che avevano a disposizio– ne, l'impegno sia sul piano della volontà che su quello della ricer– ca conoscitiva è andato ben al di là dell'impegno medio della mili– tanza politica o di quello dei gruppi di autocoscienza. Morale: se non ci si impegna con la testa e con il corpo fino in fondo, non si cambia. E se non si incomincia in proprio a cambia– re, vogliamo pretendere che la realtà cambi per conto suo? Questo dovrebbe far riflettere sulla velleità di chi vuol cambiare il mondo facendo solo dei discor– si, prospettando solo progetti di economia politica. Con i discorsi convincenti si può ottenere. il vo– to, o la militanza astratta, ma non si può certo uscire dall'alie– nazione. , Tutto questovienechiarito e visto sotto diverse angolazioni nei vari capitoli: Critica della sopravvi– venza, Ascetismo rosso, La vio– lenza invisi bile. W.P. Re 1'/\JDO .... f»Jé SEÌ t! ~--·~ - ••••• -.t:J~ •••• <:::>P ••• -

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