RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977
Lettere ti<.:ri,e in ogni pusto di lotta è una cosa che ci dà anche gioia, quella gioia che deriva dal sentirsi vivi, dal sentirsi e sentire che non ti hanno fré– gato del tutto, è una lotta contro la· «morte quotidiana» per riprenderci il diritto alla vita. Ma non basta. Se io mi sono scontrato con b polizia, con i fascisti, il' pa– drone o il S. d. O. dei revi– sionisti e magari ho anche vin– to, quando torno a casa e man– gio, mentre mangio, sento che ci stanno inculando di nuovo e in una maniera forse più pericolosa. Ma come iniziamo a parlare della alimentazione? Se si escludono le elucubrazio– ni scientifiche sui vari alimenti, che rimarrebbero o diventereb– bero, patrimonio di pochi e servirebbero solo a scoraggiare le iniziative su questo terreno facendolo apparire roba per specialisti? Dobbiamo quindi partire da rtero. Noi· siamo quello che mangia– mo e siccome mangiamo roba di merda (a parre pochi) noi siamo fatti di merda! E a me sinceramente non va per niente giù questo fatto, e credo che non possa andare giù oltre ad ogni compagno, ogni democratico, ogni cittadi– no; a ognuno che non voglia stare male. Io rivedo l'umanità spaccata in due, chi produce (chi controlla la produzione alimentare capi– talista, chiaramente), e chi con– suma. La carne fa male (al. nostro fisico, alle nostre teste e alle nostre tasche) però molta dif– ferenza c'è fra chi è costretto a mangiare carne Simmenthal o comune carne acquistata in macelleria. (quella delle bio- · proteine o delle punture per far gonfiare il fegato fatte al– l'animale prima di ucciderlo) e chi produce la carne Sim– menthai che queste cose le sa e magari mangia la carne ma quella di volatili cacciati in riserve-paradiso o di alleva– menti particolari. Si veda su «Lo sfruttamento alimentare» edito dal centro di documentazione . di Pistoia, la documentazione sulla carne Simmenthal e sulle carni in scatola, e su «Il medico di sè stesso» della Feltrinel!i a pro- Lettere posiro Jegli effetti ddla rnrne, anche la migliore sul nostro fisico e sulla nostra psiche. Ed è qui che sta il punto che per molto tempo mi ha bloc– cato quando stavo per scrive– re. Questa particoJa.,·e questio– ne della carne, o magari del pane, olio, zucchero. Noi pri– ma delle elezioni avevamo, nel nostro programma, gli obiet– tivi dei prezzi politici per que– sti alimenti e che avevano co– me retroterra un (giusto) pun– to di vista operaio e proleta– rio della crisi. Non siamo noi che dobbiamo pagare, nè con l'aumento della fatica e dei sacrifici nè con la restrizione o l'abolizione addirittura di al– cuni alimenti che vengono ri– tenuti necessari. Ma questo compagni non è un punto di vista comunista della vira perchè così avremmo ot– tenuto un forte aumento del consumo della carne e la carne fa male. La pasta a prei,zi po– litici di quali ingredienti sa– rebbe· composta? (Si vedano sempre su «Lo sfruttamento alimentare» le adulterazioni della farina, del lat!e, deU'olio, dello zucchero, etc.J. E quando il governo (adesso Andreotti) minaccia la chiusu– ra delle macellerie per 7-10 giorni al mese, noi cosa dob– biamo fare? i moti popolari o una campagna scientifica popo– lare per il boicottaggio della carne e il consumo di prodotti diversi con un contenuto pro– teico migliore di quello della carne? Noi quando interveniamo da– vanti una fabbrica alimentare pensiamo mai che una delle prime éose da fare è quella di costituire un collettivo di con– troinformazione che si occupi del processo di produzione da un punto di vista opposto alle sofisticazioni, adulterazioni etc.? Qualcosa è già stato fatto in questo campo, sia ·nella con– troinformazione sia nella ricer– ca di una alternativa potenzial– mente accessibile a tutti. Ma tutto questo non è suffi– ciente, e non lo sarà fino a quando non saremo molti di più a parlarne e finalmente a provarci a non farci fregare anche quando mastichiamo. E' certo che prima del 20 giu– gno poteva sembrare naturale non parlare di queste cose. Era come cercare il riso integrale L ,e.t te re m:Ue montagne del '43. L'aria che si respirava era il «serrare le fila», ma, oltre alle delu- _ sioni il 20 giugno ha portato anche qualcosa d'altro. E' in ballo la questione dei tempi, chi lo sa se mai si farà questa rivoluzione e co– me si farà e allora torniamo a noi stessi, al materialismo quotidiano, alla verifica indi– viduale delle parole d'ordine generali. Alla creazione della cosciema politica come sugo dell'azione politica. Non si può vivere per il do– mani, non si fa una vita di rnerda ed essere sempre pronti a morire per l'utopia. Cerchia– mo di «viverla» questa utopia, nei rapporti, nei bisogni (svi– scerandoli, creando coscienza tra veri e falsi, ma nel movi– mento tanto per dire che è là e solo là che si giud;cano azio– ni come la riappropriazione). Si può fare i rivoluzionari di professione? Forse· sì, ma a · proposito dei compagni che lo . fanno (e mi viene spontaneo pensare a quei compagni. che stanno fissi al giornale) loro .come vedono queste cose? ·Nell'intervista a C. M. apparsa sul giornale viene fuori un quadro impressionante su co– me possa essere mostruosa la vita- di un compagno «a tem– po pieno» e io mi chiedo se anche i compagni migliori non siano per caso matti e quale rivoluzione vogliono fare se poi non si preoccupano di ca– pire se stessi, il loro essere (uomini e donne) e il rapporto . con il mondo, la natura, la vita? Al Kapitalismo importa molto imporci un modello di vita alienato fatto 'di lavoro - spun– tino - lavoro - digestivo - lavo– ro - casa - lettura - ascolto mu– sica - radiotelevisione - cenetta veloce se no si fa tardi al cine– ma-teatro o per l'appuntamentv con gli amici o per tutte le menate che abbiamo per la testa - scopatina veloce nean– che perchè abbiamo poi tutto 'sto sonno ma solo perché fare l'amore è diventato «venire» come mangìare «avere la pan- .eia piena» o pensare avere sempre la testa occupata. Proviamo a bloccare la mak– kina, riflettiamo se noi siamo questo, se noi viviamo così la nostra vita abbiamo accettato ·uno dei livelli (tra i più im– portanti) che il nemico ci im– pone, e a me viene da pensare se passi tanta differenza tra chi si dice comunista e chi no. A quel livello stiamo ancora delegando ad un ipotetico do– mani cose che invece vano -affrontate subito. Ciao, Lettere Spett.le Redazione di RE NU– DO, a sostanziale rettifica di quanto sostenuto (In base a quali fonti?) da Mar-io Ma– rostica in un suo intervento sul n. 51 di ijE NUDO •A– scoltate le radlo liberticide• circa la qualifica di Radio Treviso Centrale come «ra– dio radicale•, preghiamo gen– tilmente la Vs. Redazione di tener conto di quanto segue: 1. - L'unica emittente libera ·che a Treviso dà spazio ad interventi politico-sociali di militanti e gruppi dell'area della Nuova Sinistra (Radi– cali. A.O., L.C PDUP, ecc) e della sinistra storica, è Radio Treviso 103 96,5 mghz, Tel. 0422/42858 - com– pletamente autogestita e non imperniata su schemi commerciali: non fa pubbli– cità né dediche e non è col– legata ad alcun centro di potere economico. 2. - Radio Treviso Centrale, per esplicita ammissione del suo •proprietario• (tale Riccardo Rasponì, titolare di una grossa rivendita di dischi ed apparecchiature stereo), è una emittente «apolitica• (sic!) ed operante per sco– pi commerciali e a fini di lu– cro: si parla di introiti pub– blicitari annui dell'ordine di 50.000.000. Abbastanza sorpresi che una rivista come RE NUDO, cosi attenta al problemi politico– culturali del settore under– ground della Nuova Sinistra, si fasci coinvolgere in ope– razioni di informazione alte-r– nativa a dir poco superficiali, rinnoviamo l'invito ·alla ret– tifica augurandoci di poter collaborare alle vostre ini– ziative future n&I modo che riterremo più opportuno. Un saluto fraterno dai vostri attenti lettori di Radio Treviso 103 Assoc. Radicale Trevigiana
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