RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977
UN LIBRO SU CHARLOT O vivere o ridere Pio Baldelli « Charlie Chaplin » La Nuova Italia pagine 245 - Lire 4.000 Nè profeta marxista, nè mistico poe– ta, ma anarchico nemico di tutte le società. Charlie Chaplin, stretto in tutte le critiche tradizionali, sia le celebrative che le demolitrici, trova nell'intelligente, serio e mai noioso Pio Baldelli, la sua identità, quel– la che anche a noi pare la sua più autentica identità. E' vero che Charlot è ·1•eroe del Lumpenproletariat non solo perchè il suo personaggio è il vagabondo e non il contadino o l'operaio, ma perché effettivamente « la sua visione della realtà e del mondo si configura con– tinuamente secondo la speciale for– zatura nichilista » portando a « un sentimento che è popolare ma anche borghese ». Il personaggio di Chaplin è al di là di qualsiasi tentativo di sistemazione sociale, che vede in ogni caso come prevaricazione. Egli non odia le mac– chine per come sono usate, ma le odia comunque e la Società, qualun– que società, è per lui solo la più as• surda delle macchine possibili. Ma nello stesso tempo Chaplin non è mai fuori dalla storia, sorta di magico omino pieno di poesia. Queste due tesi, Chaplin « anticapi– talista compagno », e Chaplin « misti- co poeta fuori dal mondo », per tan– to tempo contrapposte risultano in fondo ambedue giustiziate da « Tem– pi Moderni » e da « Monsieur Ver– doux » con le masse estranee e con– trapposte nel primo fra operai e mac– chine e con la solitudine malefica del secondo contro un mondo infernale. Ma a una attenzione meno schema– tica, come quella che Pio ci propone, · Chaplin trasmette con una ben rin– tracciabile coerenza il suo individua– lismo pessimista e perdente « vitti– ma-eroe, martire ed angelico vendica– tore, solitario e datore di vita, perse– guitato e sprezzante, qualunque veste assuma, di Charlot come di Verdoux, di Calvero come del re esule ►►• Questo di Baldelli è però un libro dove l'amore per Chaplin include graziaddio la critica, la denuncia di certa greve oratoria, di certa cad1,1ta di tensione, di tanta sproporzione di effetti. E poi c'è l'attenzione serrata minu• ziosa nel catalogare gli episodi, i ge– sti chiave nella storia del personag• gio. In particolare la pagina ( che pubbli– chiamo di seguito) in cui dimostra che Chaplin, sempre vittima, non è però mai mansueto ma vendicativo e anche crudele. E' una panoramica da gran virtuoso su tutta l'opera. RE NUD0/11 « ... Vittima, che non porge tuttavia l'altra guancia: anzi, infierisce contro l'avversario; Io svuota e ridicolizza; lo dipinge grossolano (il « bestio– ne »); gli nega la figura d'uomo. E ciò in ogni punto della sua fatica di regista: giunge al grottesco che vili– pende il « nemico ►> nel film del re in esilio, ma comincia col ferro di cavallo nascosto nel guanto del pu– gile; la testa del poliziotto serrata nella lanterna del lampione; il cal– ..:etto sparato di nascosto e non visto l·ontro un inerme; l'orologio smonta– to al povero disperato. E se poco dopo si profila la figura dell'omino, tenera vittima delle prepotenze altrui, braccato e vagabondo, affamato e la– cero - guardate però che ciclone di capitomboli, che scompiglio di corse e di torte di crema sulla faccia degli iwversari: si fa largo a colp'i di go· mito senza scrupoli; seduce ricche si– gnore; ruba uova nei pollai; bara aJ giuoco delle carr ; adopera il baston• cino per beffare magari qrnùche di– sgtaziato o come un trapano contro le pance enormi degli omaccioni. Mentre sta lottando contro un avver– sario, entra una bella ragazza: eccole gettarsi subito in terra facendo finta di averle prese. La ragazza corre a rialzarlo, lo conforta come un bambi– no. E Charlot, furbissimo, mette il dito in bocca con l'aria di un bam– bino viziato. Ecco Charlot che nel– ·l'atto di baciare una ragazza, allun– ga un calcio all'indietro al ventre del rivale. Ecco Charlot che in un incontro di boxe giuoca abilmente di scherma contro l'avversario, ma s'i tiene alla rispettosa distanza di tre metri; c'è la paura e insieme il bisogno di fare il gradasso. Il Male, che è la realtà nel mondo di questo regista, prende così una consistenza abnorme e va– cua, ma stabile, definitiva; il mondo ha ciò che s'i merita: ecco un'acre conclusione. Chaplin non vuole affat– to persuadere al bene, non è un « messaggero ►> di alcuna redenzione; non· esorta ( quando lo tenta, non va oltre una nobile e mediocre orato– ria) ; ma vale poi la non volgare pian– ta del bene questa miserabile, orren– da, ordinata Babilonia ( questa « ci– viltà meccanica », com' egli dice)? Nella quale anche se ci si schiera dal– la parte dei poveri perché essi sono inadatti, dolci, irregolari, disordinati, fragili, sfortunati - tuttavia si fini– sce sempre per prendere colpi dai ricchi come dai poveri, da tutti in– compresi e schivati ».
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