RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

sterno, li separa anche dal loro universo istintuale, riducendolo al solo senso dell'avere e spro– fondando nell'inconscio• i resi– duati istintuali non ancora «ci– vili:4zati». Si invade a questo punto il terreno dell'altro an– cien-terrible: Freud. E - rileva il Madera - la storicità fondamentale marxia– na e l'astoricità fondamentale freudiana sono perfettamente complementari l'una all'altra: il senso sprofonda sotto l'opera– re storico per l'uno; l'operare storico diventa seconùo natura per l'altro. D'altro canto Marx è cosl de– ciso a spedire nell'inconsape– ,·olezza cxtrastorica interi mon– di pulsionali che, per forza, non riesci: a recupaàrli nem– meno al momento di costruire una possibilitii di rivoluzione rowlc anche solo teorica. Per quesr,o il marxismo non pui) chied<:re 1iu10 al freudismo. E allora) La rivoluzione,! Qui na inizio, dupn l:1 parie più rig<>ro,:1m::ntc, crit:rn dr! libro, il momento <li intuizio– ne cre,11iva più intcr ·,sante. Una terza vi,1? Per Madern va ri,·erca1a .in un «nuovo fondamenro che con– tenga, strutturandoli, entram– bi i lati della tensi11ne». E que– sto fond,1menco non può che trov,1rsi nell'indiviJualitìi-fetic– -:io, punto di r,1ccolta delle tensioni tra l'atteggiarsi pro <luttivo e I.1 rimo~ione dei moti pulsionali, partecipi dalla co– scienza come altro da sè. In questa tensione l'io può sùoppiarsi e questo sdoppia– mento è fase necessaria a !Jro– durre il passaggio dalla «per– sonalirà merce forza-lavoro» al– la «biografia» che la cc.ntiene ma che non può csau~·irsi in essa. L'artefatta unirà prodotta dal lavoro, infatti, fondr, la pos– sibilità del pensiero speculativo, ma, anche, il divieto che è fon– damentalmente divieto dell'ero– tismo e della marce. La legge, però, non può ~opprimere la molteplicità del sensibile ma solo imporre la sua forma; né questa forma può imporsi sen– za continuo e.inflitto. Questa è la storia proposta da Nietzsche e Batai1le eh•: stabilisce la ge– nesi parallela di ragione ed etica; ciò che resta è il resi– duo natura!e rimosso in una regione extralogica ed extra– valutativa. La «coscienza enorme» sognata da Marx, allora, può essere at– tribuita a chi dissolve un'iden– tificazione feticistica che si de– termina contro la differenza, per ricostituire identità dentro e per la produzione ulteriore delle differenze. i\!a v'è un limite in Nietzsche che ~,1adera sottolinea: il dub– bio sulla! propria identità sto- rica può diventare abolizione che perde per b strada que– sto lato della t nsionc. La sfiJ,1 è comunque lanciata. L'arco Jelle possibilitii si e– stende «dalla conferma ddla ci– viltà del nichilismo all'affer– mazione biografica, civiltà dei cinque sensi». Si ricomincia dal fondamento: «il nostro corpo non è che un' organi:1Jzazione sociale di molte anime», le molte anime del mondo. Credo che a poche cose come a qutsto libro si possano dedi– care le parole di Adorno: ,,Se chiamiamo reiùtà materiale il mondo del valore di scambio, e cultura mtw ciò che rifiuta di accenare il suo dominio, questo rifiuto è senza dubbio apparente finchè quella realtà sussiste: ma poichè il libero cd equo scambio è di per sè la menzogna d.:1 mondo Jclle merci, divcnt;'. un correttivo 12 menzogna à.: lo dcnunci,1». E', questo, 111e• 1to no:1 piccolo che va ricono,,iuto ,il 1',hdcr:1. E, si spera, di riflesso in mocl<:– stissim,1 misur:i, a:1che all'.mo– ni.mt , , stcnso•:e di c.Jucsta no.a. · E.P. Dante Corneli Il redivivo tiburtino 24 anni di deportazione in URSS La pietra, pagine 166 Lire 3.000 Un vecchio di oltre 70 anni, un po' di tempo fa se ne an– dava per edicole della zona di Tivoli, alle porte di Roma, a vendere dei fascicoli che scri– veva, stampa\'a e vendeva lui. Erano memorie, raccontavano di Russia, purghe staliniane, deportazione, fatti della vita, donne e uomini qualunque e famosi. Ma chi era questo· vec– chio? Il merito di averlo sco– perto va per intero all'editore La Pietra (che si chiama Enzo Nizza) che un giorno andò a trovarlo. Il vecchio era Dante Corneli, se~retario della sezione socia- lista e poi comunista di Ti– voli, quando noi 1921, a 21 anni, per difendersi dall 'aggres– sione di una squadraccia fasci– sta sparò e uccise. Costretto a fugggire andò in Russia dove gliene successero di tutti i colori. Enzo N~za, che è stato partigiano e che ha i guai suoi col partito co– munis ta, e Dante Corneli de– vono essersi capiti, se Dante Corneli ha rinunciato alle sue dispense private e se La Pie– tra ha pubblicato il suo libro µer intero. Queste pagine, che sono scritte col linguaggio del normale conversare e che si leggono tutte <l'un fiato, sono molto di, più che l'esperienza di un rifu– giato politico italiano in Unio– ne Sovietica; il che già di per sè non sarebbe male. Sono an– che uno squarcio sulla realtà sovietica dagli anni 20 agli anni 60 sulla quale abbiamo scaffali interi di trionfi o di anatemi ma neanche un som– messo concreto ricordo di qual– cuno che l'abbia vissuta dal basso fra la gente comune. lìante Corneli era operaio di cartiera in I tali a e operaio ri– mase in URSS, comunista era in Italia e comunista nono– srnnte tutto rimase là e anche oggi qui. Ma. l'operaio e il comunista si sono trasformati almeno quanto la realtà che de– scrive. Già, la realtà che descrive. O meglio squarci, lampi di una realtà. La Russia subito dopo la prima guerra mondiale e la rivoluzione, l'avvio del.la NEP tLa politica economica del do– poguerra), l'emozione al discor– so di Trozkij, i rapporti co le donne, l'incontro con Stalin e con Gramsci, il disinteresse del PCI per le sorti dei com– pagni italiani rifugiati all'este– ro, il suo matrimonio. E poi l'epoca delle purghe, gli arresti, il terrore della polizia stalinista, la deportazione, gli interrogatori, il carcere duro, il ritorno a casa, la moglie e il figlio dopo 11 anni di as– senza e le notizie dall'Italia con l'elenco dei morti e dei vivi dopo l'ultima guerra. E in– fine la nostalgia pungei;ite del– le proprie lontane radidi e il definitivo ritorno in Italia do– po 50 anni. Il «redivivo ti– burtino, appunto». Una vita spesa per il comunismo e dal «comunismo» bruciata, raccon– tata senza livore, quasi con di– stacco. Ma anche un documento pun– gente sul partito comunista bolscevico e sul partito comu– nista italiano, al di là molto al di là delle squallide strumenta– Ji,,z3zioni della stampa borghe– se. M.Va. RE NUD0/49 Collettivo Attraverso Alice è il diavolo Ediz. L'Erba Voglio • l mezzi di comunicazione di massa hanno abolito la pu– lizia. perchè sono sporchi per natura. Per questo la sinistra riformista li teme, perchè rompono la sua abi– tudine all'ordine e al frazio– namento•. (H.M. Enzensber– ger) Questa citazione di Enzens– berger (chi sarà mai?) ri– corre nel libro almeno tre volte. Cosa vuol dire linguag– gio sporco, osceno? Oscena è la vi-ta (o meglio) la vita– lità: • I nostri bisogni, il corpo, la sessualità, la voglia di dor– mire la mattina, il desiderio, la liberazione dal lavoro. Tutto questo è stato nel se– coli nascosto, sommerso, ne– gato, non detto. Vade retro Satana•. Partendo da questo concet– to i compagni di Radio Al-Ice hanno tentato e tentano la lotta contro il linguaggio, la informazione, la kultura bor– ghese (la k quando ci vuole ci vuole)· e certo sono riu– sciti a mordere il -potere, so– pratutto quello riformista– perbenista di Bologna e non solo, vista la repressione pazzesca di cui sono soggetti i compagni della radio e, an– che, la casa editrice del li– bro. La parte che mi è piaciuta di più (molto di più delle teorizzazioni politico-ideolo– giche) è la prima, dove so– no riportate le registrazioni delle trasmissioni. lo, abitan– do a Milano, non le ho mal sentite, però dovevano es– sere uno sballo della Madon– na: un misto di poesie, sen– sazioni, musica dei Jefferson Airplane, Don Cherry, Canzo– niere del Lazio etc. (un po' carente il senso dell'umori– smo) insomma musica, di– ciamo così, nostra In cui cl si riconosce e f.a sentire u– niti. (Sono un nostalgico?!? Mah!}.

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