RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

RE NUD0/20 ficile da gestire è proprio la mia fa. miglia. Moltissimi miei problemi li ho già risolti, ma ci sono ancora due o tre cosette da mettere a posto. D.: E adesso dell'eroina che giudizio date? Paolo: Non mi sento in grado di da– re un giudiiio sull'eroina. Come dro– ga sicuramente ti rovina, ma non la ritengo una cosa cattiva in sè. Cosl come gira a Milano è una cosa che impedisce di esprimerti a qual– siasi livello, perché a un certo punto hai solamente bisogno di soldi per andare a prendertela, e t'interessa so– lo di farti un buco perché stai bene e ti copre quahiasi tipo di problema che hai, non ci pensi più e basta. E' una soluzione di comodo. Il negativo dell'eroina è la dipenden– za che t'i dà, sia psicologica che fi. sica. Qui noi la chiamiamo la mam– ma. l4igi: Per me è più negativa di cosl. Adesso che mi faccio solo saltuaria– mente vedo che sto male lo stesso. Una volra sarei stato bene, adesso non più, proprio perché non me ne frega niente. O meglio, m'interessa ancora, ma molto meno di una volta. Non la vivo più bene, perché è come un rimeqio per il mal di testa he però con te lo fa passare, te lo ti• m~nda e hasr,1. 1no s·an o Non serve a niente, me ne rendo conto, ma ancora non riesco a non farlo. Però è già un bel passo avanti. Una volta c'era solo lei e nient'altro mi poteva interessare. Roberta: Chiaramente per me l'eroi– na è una pietra miliare. Io a 30 anni sono scoppiata e ho cominciato a farmi di eroina. Ma era latente. Se quando avevo 15 - 16 anni per -le vie vendevano l'eroina come la stanno vendendo adesso, chiaramente l'avrei già fatto, per cui era solo un'attesa di qualcosa che già desideravo. Io sinceramente sono molto contenta di aver fatto l'esperienza dell'eroina. Prima di tutto perché parto dal pre– supposto che se non· vai fino in fon– do non puoi risalire, con l'eroina SO· no arrivata a tal punto che non ave– vo altro da fare· che risalire. Indipendentemente da questo, men– tre mi trovavo proprio nel fondo e stavo ma'le, dico la verità che ho ca– pito tantissime ·cose a livello di espe– rienza, a livello di marciapiede, a li– vello di gente, a livello di conoscen– ze strane, diverse e allucinanti. L'eroina mi ha portato vicino a dei• problemi che altrimenti non avrei po· ruto conoscere. Qui ci sono le famose due facce del– la medagFia. Da un lato io i casini me li tiravo dietro dall'infanzia, _enza dubbio, e finché non ho preso l'eroina io que- ste cose non le sapevo e non le avrei mai tirate fuori. D'altro lato, a livello di me come madre, come responsabile di un pic– colissimo raggio di società, il discor– so si avvicina molto a quel1o che lo– ro hanno fatto prima, e mi fa dire che se uno riesce a non andare pro– prio nel fondo, è molto meglio, per• ché quest'esperienza ti dà delle sber– le notevoli. E' negat'iva - proprio come diceva– no loro - la dipendenza, il fatto che ti acceca completamente, rl fatto che diventa proprio tragica. D.: Quando eravate in eroina i vo– stri rapporti con gli altri venivano molto condiziona ti? Roberta: Non esistevano, e se erava– mo- con della gente era solo per una cosa di droga. Nei rapporti mi nega– vo nella maniera più assoluta e man· tenevo -sempre molto nascosta quella che poteva essere la mia personalità vera, perché. ne avevo paura. Non appena saltava fuori· un po' di me stessa, _come la testa dal guscio di una tartaruga, prendevo tarellate, nop. tanto per via degli altri, quanto perché io stessa la cercavo, la pro– vocavo. Per cui finivo col vivere completa– mente sotto il guscio dell'eroina. Anche quando andavo a trovare i ge• nitori avevo sempre fretta: - Devo fa11mi il buco, mamma -ciao, devo andare. - Poi chiaramente li mette– vo in condizione di trattarmi male, di dirmi la frasetta oscena che mi permetteva di pensare: - Ah povera vittima, devo drogarm'i! - Per cui diventava veramente una co– sa da burattino, non è possib!le an– dare a trovare la madre per metter– la nella condizione di dirmi certe co– se, cosi io poi vado fuori soddisfatta a bucarmi. Paolo: A questo punto qui a Milano l'esperienza dell'erdina mi portava solamente in galera. Una volta che ci sbatti la testa con– tro, o te ne freghi e dici: va beh, sopporto di finire a San Vittore tut· ta la vita, magari tre mesi all'anno. però gli altri nove mesi son contento di farmi i buchi e non pensare a niente ailtro; oppure decidi di cam– biare. D.: E per cambiare qual'è la cosa che serve di più? Coinvolgere tutta la propria persona in un discorso glo– bale? Luigi: Secondo _me sta nell'abbando– nare tutta una parte di sè stessi che

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