RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977
ma volta ad Aldermaston, a quaranta chilometri da Lon– dra, a conclusione di una marcia ecologica-antinuclea– re nel 1972, piedi in spalla e zaini di sogni, mille mani toccate e poi stanchi roto– larsi sull'erba,. bambini e ten– de macrobiotiche, hare kri– shna mantra senza nemmeno accorgersi che lontano, ad una sommità del prato c'è un piccolo palco, da cui ven– gono Inascoltate parole e inascoltate musiche. Ma av– viene ad un tratto che un sibilo ti ferisca, che una vi– brazione sonora « ti entri dentro e ti catturi • mentre stai facendo altre cose, e magari non ne vorresti pro– prio sapere.. La vibrazione diceva: • In case of sonik attack ali the lovers are re– quested to get an orgasm simultaneusly .. • ed era Bob Calvert, poeta spaziale me– tropolitano con un gruppo che seminava le nuove aci– de strade lasciate dai Pink Floyd dopo UMMAGUMMA. Ero • fatto •. Avrei ricordato quel giorno come il giorno del falco. Li ho rincontrati appena una settimana dopo ad un concerto organizzato da FRENDZ, stampa alterna– tiva di Portobello Road, e poi ancora alla Roundhouse e poi ancora e ancora accor– gendomi che gli Hawkwind erano un punto di riferimen– to ormai per l'underground londinese. A quei tempi, Sta– cia, quattordici anni di don– na e di terra danzava sul set figlia di altri pianeti, prefi– gurando un linguaggio del corpo di là da venire. Nem– meno • In Search of Space •, un album pressochè • com– pleto•, bastò a far uscire gli Hawkwind dal piccolo gi– ro dei • nostri •. • Master of the Universe • restò un gioiello nel deserto, a brilla– re da solo tra i noti porci che non vedono le perle. Sembrava di sentire IL ME– GLIO DEI PINK FLOID, cioè che cosa avrebbero potuto, ma non facevano più .. ma la gente preferisce il vecchio, ed album rifatti e consunti come « Dark Side of The Moon • occupavano tutta la scena.. Ad un tratto parve che un singolo, nato furbe– scamente da Bob Calvert po– tesse •immetterli nel grosso giro. Si chiamava • Silver Machine .. " e • vieni, ho una macchina d'argento, ti -porto a fare un giro nel tuo segno zodiacale .. " portò il gruppo al secondo posto delle clas– sifiche inglesi .. Vecchie put– tane, pensai .. vogliono pro– prio farcela. E così li dimen– ticai. Andarono in America, diventarono •C'ualcuno», Bob Calvert ci stava stretto, era un poeta. Rimane a Londra a fare un album solo, con alcuni amici della scena psi– chedelica-non-capita: Arthur Brown e Eno. Ma non c'era un cazzo da fare. Le coordi– nate che avevano stabilito l'incontro tra un poeta di fantascienza come Bob ed un modesto gruppo come gli Hawkwind avevano deciso che non era (ovviamente) per caso.. L'uno non valeva una mazza senza l'altro. I due album senza Bob non si • libravano •.. Casino assai, tensione .. ma senza ali. L'al– bum di Bob del resto era pieno di buone cose, ma spento, di grazia. In ogni ca– so chi se li ricordava più? Non iò di certo, passato ad altri amori, dove la • napole– tan coast • si mescola a Ter– ry Riley, a Mick Softley, ai Popol Vuh.. Ed ecco che, di– menticati del tutto, mi ritro– vo tra le mani questo Astoun– ding album. Non c'è nemme– no curiosità in me. Non ho l'abitudine di credere « ai vecchi am1c1•. Preferisco seppellire i morti. Ma dire che • City of Lagoons • è una Sorpresa è dire veramen– te poco. Se volessi ancora una volta ripetere il più ba– nale (ma per essere chia– ro) direi • Il meglio dei Pink Floyd. • Non solo: è tornato Bob Calvert, naturalmente .. E non è solò dalle liriche che lo • senti • (le più bel– le, le più acide, le più stra– volte di sempre ..) ma da un modo di narrarle unico ed irripetibile, che una volta mi procurava sottili brividi (tipo riconoscimento di apparte– nenza ad una tribù cosmica dove Bob era lo stregone che PROPRIO A ME si rivol– geva..) ma ora come dire, la sua voce è diventata più bella, rotonda, completa, so– nora come solo gli astri si– lenziosi sanno esserlo .. «Ree– fer Madness • me li fa rico– noscere del tutto come I viaggiatori cosmici che ho conosciuto ad Aldermaston, contro la Bomba, orrendo viaggio spaziale in Negativo a cui essi contrapponevano i Luminosi Figli della Galas– sia.. Ma è • Steppenwolf • che mostra uno degli aspetti più diversi degli Hawkwind, riusciti addirittura a recupe– rare il vecchio « mambo • ed a sposarlo col mellotron. • The Aubergine that ate rancoon • è forse la perla dell'album: 3 minuti e 33 di amazing music, come si di– ce in copertina. Finalmente qualcuno che rispetta ciò che promette. c. s. Alfredo Cohen Come barchette dentro un tram IT Tre giorni alla galleria Out 0ft, spazio molto attivo in Milano sul piano di varie cul– ture •emergenti• con pezzi tratti dall'album recentemen– te pubbi icato, rinforzati da ottimi monologhi che vanno ancora più a fondo delia «condizione• omosessuale di quanto non faccia l'ampio e meditato lavoro discografico. Sempre presente a se stesso nella doppia forma di burat– tino e burattinaio, Cohen g•io– ca le sue carte sul piano dello scherzo amaro. Oggetto culturale portatore di esperienze dirette, crona– ca interna di un agio-disagio personale e personalizzato, come barchette dentro un tram, ci da anche un para– metro, musicale, delle ap– plicazioni «pratiche• possi– bili della (teoria) di far mu– sica di Battiate. La labilità voluta di •Franco Battiato• (disco) si ferma a vestire di arrangiamenti e– stremamente dotti un lavoro di composizione di Cohen che naviga con buona preci– sione nello spazio già visi– tato del cantante-attore cre– sciuto nel palcoscenico, libe– ro da attrezzi musicali, affi– dati nello spettacolo a un pianista punto di riferimento sonoro e emotivo di prima importanza. Disco e spettacolo si accop– piano e completano a vicen– da; non ci sono su disco i monologhi, nello spettacolo la musica, asoiutta e piani– stica, lascia a intendere le costruzioni che essa ammet– te e anche (in parte) richie– derebbe se non sostenuta dal fatto scenico. Arrangiamenti dotti; nel sen– so della tecnica musicale. Un quartetto d'archi suona come un'orchestra, due fiati fanno già sezione, presente In un solo brano la chitarra, nor– malmente indispensabile at- RE NUD0/59 trezza per chiunque canti e autori. Il sapore dei lavoro è pro– fondo e, su disco, estrema– mente amaro dipinto con una partecipazione precisa che •non lascia spazio a equivoci e ambiguità. Come pochi altri lavo~I che si tengono comunque legati alla canzone come fatto, que– sto «come barchette• è assai poco prodotto di consumo e molto mezzo di comunica– zione. Dalle canzoni nude al disco c'è di mezzo Il lavoro di arrangiamento di Battiato che guadagna al nostro g•io– vane autore di fatti musicali note di merito altrettanto sentite di quelle indirizzatigH per il suo album. PFM Jet Lag Zoo Records M.V. Un altro disco della Premiata Forneria Marconi; loro han– no cominciato a fare i dischi esattamente quando io ho co– minciato a recensir.li (i di– schi in generale) e da allora a distanza regolare sono sempre arrivaN i padelloni neri che oggi, comprese due antologie edite nella lineatre e «Photos Of Ghost• rifaci– mento inglese di parte del due primi album, assommano a-nove. Se mi si permette il parago– ne, la PFM è un po' la Ju– ventus della nostra musica •POP•, un quaichecosa che può essere discutibile, in qualche caso odiato, discus– so, ma di fondo, altrettanto non sacro quanto quasi sicu– ramente intoccabile. Milano, che nel 1977 non rie– sce minimamente a ingranare la strada della primavera (metereologica almeno) ha avuto nei suoi tradizionali covi una nutrita serie di concerti nel giro di pochi giorni. Lucio Dalla esordiva in un Ll– •rico semivuoto, Canale 96
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