RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977
per rappresentare l'unione, la comu– nione, fa comunicazione, è nata per dare nascita alla vita e non all'insen– sato- E' il distacco dell'uomo, la sua pretesa obbiettività che gli fa per– dere il contatto, poi ila ragione. L'uo– mo per creare deve divenire uomo. La donna ha questo ruolo nella vita ma la donna arti ta deve far fondere creazione e vita alla propria maniera o proprio seno se si preferisce. Bfr.ogna che essa crei qualcosa di di– verso dall'uomo. L'uomo ha creato all'interno del mistero, delle tempe– ste, dei terrori, degli inferni del ses– so, la battaglia contro •le astrazioni e l'arte. La donna deve ·staccarsi dal mito creato dall'uomo: di essere crea- RE NUD0/39 ta da lui. Essa deve lottare con i pro– pri cicli, tempi terrori, che l'uomo non conosce. La donna vuole distrug– gere la solitudine, ritrovare il para– diso originale. L'arte della donna de– ve nascere nelle cellule uterine del cervello. Deve esrere il legame tra i prodotti sintetici del cervello dell'uo– mo e gli elementi. Anazs Nin: « Diario » (Trad. Donatella Levi) LA CREATIVITA'DELLA DONNA: RICERCADELLA DIFFERENZA Parto dallo stralcio di Anais Nin e mi colpisce soprattutto, per lavorarci su, la frase: « L'uomo per creare de– ve divenire uomo». E questo dive– nire mi pare sia riconoscersi nel pro– prio cercarsi uomo o donna, per po– ter poi creare. L'uomo oggi, nella no– stra cultura, si riconosce più che nel proprio cercarsi nell'avere, avere il fallo, avere potere, avere una posi– zione, avere denaro, avere una don– na, avere una casa, avere dei .figli, ecc. ecc. allora anche la s.ua opera sarà definita e marchiata dall'avere, avere un significato, avere un'idea, avere un buon ritmo, avere una este– tica, avere un contenuto, e cosl via. Per iniziare una ricerca sulla diffe– renza della creatività tra uomo e don– na metterei a confronto l'avere e l'es– sere. Noi donne stiamo cercando cosa si– gnifica essere donne, essere madri, essere amanti, essere militanti, essere creative. In questo cercare tempi mo– di e spazi che almeno provvisoria– mente definiscano « io sono una don– na » si dipana lentamente un gomi– tolo fitto fatto di fili spezzati, appa– renti rimasugli di una trama - sto– ria da altri tessuta. Creatività almeno nell'andare come Alice dietro lo specchio, inarcarsi e scivolare dietro al « devi essere bel– la » per essere amata, creatività nel– l'afferrare la lentezza di scoprire, vi– vere e qualche volta amare la propria bruttezza, quella lenta al di là dei canoni prefissati che ci accompagna come un'ombra divisa per una intera vita: il corpo femminile. E il confronto prefabbricato e terri– bile col Bello statico e impenetrabile dietro al quale l'uomo si tutela. Per non scoprire mai veramente il fasci– no pericoloso del pieno e brulicante mondo della realtà fatto di bello e di brutto, pieno e cavo, fertile e ste– rile, cose attributi che la donna pos– sied~ e che non trascorrono e passa-
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