RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977
RE NUD0/14 condo i nostri reali bisogni .. e quello che tutti noi ora stiamo facendo è cercare dei capri espiatori, il discorso invece è molto complicato, perchè parlare della violenza significa fare un'analisi della violenza politica, psi– cologica, strutturale .. per cui vedi che è molto difficile farlo così, in un di– battito .. purtuttavia la cosa che non dobbiamo dimenticare è che siamo tutti quanti violentati dal sistema .. ». Piero: « Resta da chiedersi allora: Cos'è il sistema, da chi è fatto .. A me sta venendo in mente invece una « pubblicità » che volevamo fare do– po i primi scontri all'università: « Ammazzate anche voi il vostro ce– lerino, così non picchierete più la moglie e non sarete più violenti nei vostri rapporti interpersonali .. ». Nicolò: « Il « Sistema » è un'altra astrazione, finchè non ci assumiamo che il sistema siamo noi: io per esem– pio sono di origine borghese e se adesso sono uno « strippato ».. rap– presento in piccolo.. una situazione di sfaldamento del sistema.. Allo stesso modo possiamo osservare del– le dinamiche più ailargate, ma sem– pre partendo DAL SISTEMA CHE E' DE 1 TRO DI NOI e che appunto produce e riproduce se stesso, come entità astratta .. per questo non basta « combattere Andreotti.. o la « Nuo– va Istituzione .. » di fatto noi com– battiamo ogni giorno una battaglia così complessiva, che a descriverla in senso metaforico potremmo dire « contro il diavolo». · Lia: « Dobbiamo rifiutare le scaden– ze imposte dal sistema e recuperare la nostra individualità, partire nella lotta dalle OSTRE esigenze.. ». Roberto: « Prima di occupare l'uni– versità Cossiga ci aveva imposto una sua scadenza: che se fossimo usciti dall'università ci avrebbero ammazza– to, castrati.. e non sarebbe sicura– mente nato tutto il movimento al– l'università .. invece noi in quell'occa– sione non abbiamo accettato i loro tempi, ma i nostri .. restando nell'u– niversità .. ». Piero: « Quando parliamo di tempi nostri, dobbiamo pensare anche ai nostri « modi » .. Abbiamo visto tut– ti il RECUPERO che hanno fatto del movimento i vari espressi, repub– bliche, tutti i vari sociologi, tutti questi zombi che hanno cominciato a « studiare gli indiani .. » e a dire « ma guarda gli indiani quanto sono buoni e carini .. »; ti appioppano il personaggio dell'indiano buono e fric- chettone e sei fregato.. oppure ti appioppano l'etichetta del pitrentot– tista, brigatista e cattivo, ammazzia– moli tutti .. Rispetto a queste etichet– te però gli indiani sono stati « recu– perati ».. invece le P 38 non sono state recuperate dal sistema .. ». Carlo: « Tu parli di « recupero » .. ma ci sono molti modi di recuperare: per esempio recuperare le P 38 è fa– cilissimo, sai come si fa? Si crimina– lizza tutto il movimento!! I modi sono tanti ed akuni anche più peri– colosi, per tutto il movimento.. Io adesso per esempio, passo per un cri– minale, per scelte fatte da altri sopra la mia testa e con le quali non ho avuto nessuna possibilità di confron– to o di dibattito .. e bada che non par– lo di ciò che scrive il Corriere .. Il fatto è che mi interesrn avere una relazione-confronto nel processo di crescita, con le masse operaie, che oggi mi giudicano un criminale ».. Non trovate singolare che questo pic– colo dibattito, che non porterà nes– suna risposta, che non sarà capace di tracciare nessuna « linea rossa ».. non ci sia comunque ancora stato all'in– terno del movimento? E c~e se qual– cuno ha cercato di introdurlo erano sempre, ma sempre le stesse persone che lo negavano? Cioè i teorici della P 38. Ipotesi: che la P 38 NON sia una pratica di lotta? Che sia il san– tino di turno della « mistica della violenza »? Oppure il bisogno iste– rico di esprimere la propria violenza interiorizzata? Come mai i NOSTRI elementi di dibattito: dalla politica del corpo, al recupero dei nostri tem– pi, all'ironia, vengono sempre offerti come elemento di confronto nel mo– vimento, nelle assemblee soprattutto .. fosse anche il dibattito « sulle gioie della prostata ».. per i maschi che non l'avessero scoperte.. Mentre i teorici della P 38 non hanno mai av– viato un dibattito su questo, un con– fronto col resto del movimento .. Ma tutte le persone che sono nella pra– tica rivoluzionaria fanno questo: con– frontano le proprie intuizioni, i pro– pri metodi di lotta con gli ALTRI, fosse solo per convincerli! Il con– fronto fa crescere tutti, o no? Ebbe– ne.. Come mai con i pitrentottisti non c'è confronto ..?» Piero: « Guarda che il mio non era un discorso « a favore o contrario » a qualche cosa, ma volevo pormi un interrogativo: cosa stiamo facendo per non essere « recuperati » dal si– stema? A tutti i livelli, dico: dal fat- to che sul nostro dibattito qualcuno ci farà un saggetto, e dalla crimina– lizzazione via pitrentotto .. ». Nicolò: « E' vero che è stato più fa– cile per i giornali del sistema recu· perare « l'indiano» che non la « pi– trentotto », ma questo è stato un grosso sbaglio del sistema, perchè « l'indiano » di fatto, di fronte alla lotta violenta, allo scontro, non si ti– ra indietro, laddove il « pitrentotti– sta invece « si tira indietro » nel suo confronto rimosso col suo personale, la sua crisi ecc.. Allora vedi che il comportamento rivoluzionario più al– largato è di chi spazia dalla lotta con– tro il potere che è fuori di te a quella contro il « potere », contro il fascista che è « dentro » di te .. Allo– ra io penso che quando il sistema recupera gli indiani lo faccia solo a livello di « immagine », non di conte– nuti.. ». Lia: « Certo, fino a che gli indiani non scelgono di aderire all'immagine che il sistema gli disegna addosso .. che è un grosso pericolo .. Comunque sul non farsi recuperare volevo dire che è necessario tenere « il movimen– to in movimento » .. spostare sempre più in là il livello di provocazione
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