RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977

che la contraddizione e la disgregazio– ne esistono ALL'INTERNO del mo– vimento, ma perchè è anche molto reale che c'è una mancanza di coscien– za incredibile su cosa significa RI– PRODURRE fa violenza che il siste– ma ci impone a tutti i livelli, fra di noi, senza riuscire a superare mai questa logica.. ». Beccofino: « Sono convinto che tutte le cose che state dicendo, esistono .. però non sono .convinto che per il fatto che esistano, siano legittimate, cioè. siano giuste. Vorrei fare un pas– so indietro: I primi giorni dell'occu– pazione all'Università si parlava qua– si esclusivamente di ALTRE cose in confronto ad oggi. Il dibattito che nasceva aveva come soggetto la vita, i rapporti umani, la necessità di cam– biare i rapporti, la solitudine, come uscire dalla solitudine senza rinchiu– dersi in rapporti di coppia, come co– struire rapporti di tipo nuovo, in una parola si diceva « cerchiamo di far politica in maniera nuova ».. Signi– ficava grosso modo questo: Non par• to più dal governo Andrcotti, che per me è una astrazione, se cade a sinistra o se cade a des,tra, se bi– sogna .fare il comunismo subito o più tardi.. C'era un rifiuto insomma del discorso teorico e si partiva dai problemi personali, dai bisogni di ognuno, dalla necessità di soddisfarli subito.. Non volevamo più farci fre– gare nel cielo delle astrazioni dell'i– deologia borghese, ma cercavamo di partire dalla terra dei nostri bisogni reali.. Oggi invece, se ci fate caso, · il dibattito è l'esatto opposto di quan– do s'è cominciata l'occupazione. Oggi si discute: se è giusto o meno spa– rare alla polizia duranté le manife– stazioni; qual'è la strategia « più giu– sta » per abbattere lo stato borghese; qual'è la linea politica vincente rispet– to a Cossiga; se dobbiamo o meno usare la P 38 come « arma per il co– munismo » .. e cosl via.. Un dibatti– to in cui tu sei diventato la variabile dipendente del dibattito sull'ordine pubblico di Cossiga e Pccchioli.. Og– gettivamente ti trovi spostato « a de– stra » .. cecchè ne dica il più pitren– tottista all'interno del movimento .. . Quando, invece di parlare della tua vita, dei tuoi problemi reali, della ne– cessità di non essere più sfruttato a tempo pieno, di non vivere più in maniera alienata .. cominci a parlare della P 38 non sei altro che una va– riabile del dibattito in corso sull'or– dine pubblico, dove: Cossiga dice che la polizia deve sparare sempre; il PCI dice che la polizia deve sparare solo contro gli « estremisti », e nel movimento c'è chi dice che la polizia non deve sparare mai, altri ancora che dobbiamo confrontarci con la po– lizia che spara, « ad armi pari ».. Il dibattito è dunque tornato su un'al– tra astrazione, non parliamo più di noi, oggettivamente si è spostato a destra.. Secondo mc le scadenze « esterne », ed alcuni « utili scemi » all'interno del movimento hanno .ri– portato tutto il movimento sul terre– no di lotta e di scontro voluto dalle istituzioni ·borghesi.. ». Carlo: « Chi ha accettato questo tipo di logica lo ha fatto perchè questo terreno è un « fuori da te ».. e la si– curezza di molta gente nel parlare di « q1.1estoterreno di scontro», non è che l'altra faccia della medaglia del– l'insicurezza, della paura di parlare di se stessi, dei propri bisogni o delle proprie crisi.. ». Beccofino: « Sono pienamente d'ac– cordo, volevo concludere sul punto iniziale: il fatto che esistono delle cose non dimostra che siano legitti– mate. Altrimenti ragioniamo per « categorie » come i sociologi bor– ghesi.. Anche Ferrarotti dice che esi– stono i « sottoproletari », esistono i « violenti », esistono « i sottoproleta– ri con la pistola che sparano ».. e co– sl via.. E poi si va a finire che esi– stono i « buoni » cioè gli indiani, e poi i « cattivi » cioè gli autonomi .. Questo tipo di dibattito lasciamolo a Fcrrarotti e Standcra .. A noi non ce ne frega niente .. ». Lia: « Volevo dire che per me il Grande Violentatore è il sistema, so– lo che spesso cadiamo in un grosso errore, non riconoscendo la causa della violenza, che è l'oppressione, tendiamo ad identificare il « nemi– co » in una persona che è pure op– pressa, che è un violentato, come noi.. e questa è la conseguenza dei mezzi del sistema, che tende a divi– derci, tra sfruttati.. Ma la cosa .essen– ziale resta che noi siamo tutti degli sfruttati, TUTTI.. e stiamo ll ad in– dicarci a dito « Tu mi stai violentan– do» .. « No, tu violenti me.. » Anche in quello che si stava dicendo prima siamo tutti violentati: perchè non ci permettono di rispettare i NOSTRI TEMPI, di vivere le cose non secon– do scaden;,;eesterne, imposte. ma se-

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