RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977
questo Il disco Currà cl aiuta a capirlo In modo determi– nante, che sta nascosta an– che nel • suono • stesso del macchinarlo, nella •persona• stessa della fabbrica. Claudio, Naifunk (Laboratoio) G. M. Claudio sarebbe Claudio Pa– scoli, musicista assai noto nel giro milanese che ha sempre nlvelato una grande duttilità sullo strumento e anche come arrangiatore. Recentemente ha preso par– te come sassofonista-clown alla riedizione di: • La Signo– ra è da bu.ttare • di Darlo Fo. Ma ha suonato un po' con tutti: qualche critico gM ha persino affibbiato la respon– sablLità della svolta • funk • dl Lucio Battisti. Al fondo, Claudio resta un Jazzista di Insolita sensfbllltà che ha po– tuto sperimentare a contatto con materiali musicali diffe– renti, un po' a • gatto sel– vaggio • senza risparmiarsi a esperienze molteplici. In questo suo primo LP solo, tutta questa ricchezza la si awerte subito, ma Il centro è ricondotto all'origine del suo far musica, cioè una In– negabile matnlce Jazz. Un Jazz particolare non ripiegato sul– la sperimentazione pura, ma cosi aperto alla comunicarlo– ne sonora che Pascoli stesso fo definisce • figurativo •. Forse sarebbe più esatto parlare di • narrativo • per- , chè anche se la musica evo– ca Immagini e ambienti, que– sta evocazione è pur sempre libero e affidata all'ascolto, non è una pre-confezlone klcth all'americana dove fo musica diventa colonna so– nora d'uno spettacolo visivo studiato a priori (come In molte Imprese del f>lnk Floyd). Il f.llo • narrativo • regge Il tentativo di fondere Il funky come richiamo alle radici afroamericane, alla vitalità, alla moltiplicazione • erotica• del ritmi, e la me– lodia-armonia di radici euro- pee come richiamo al mon– do dell'Immaginazione, del– l'evocazione e del sogno: perciò naff.funk, anche se In questo ·• naif • l'•lngenultà è tutta frutto di • stupore • e non di calcolato Infantilismo. Come si vede il tentativo è estremamente complesso, degno del massimo Interes– se perchè rientra In quel fi– lone di • uscita dal generi • che cerca rifusioni nuove verso un linguaggio musicale articolato senza dar vita , al • mostrJ • della • musica to– tale • (spesso banali colla– ges di temi presi qui e là) . E' un tentativo riuscito que– sto di Clau.dlo? Out occorre andare a fare un'anallsl più precisa del vari pezzi. Ou.ello che personalmente ml ha entusiasmato di più e che ml pare senza mezzi termini un pezzo di grande valore è: • Giardino .A.rtlco•, un lungo brano che occupa tutta la seconda facciata dell'LP. Nel– lo schema • narrativo • chia– rito dai sottotltoll che Indi– cano le varie • fasi • dl svi– luppo del brano, si tratta d'un viaggio nel sonno o nel dormiveglia che a partire da un ambiente mediterraneo via via trascolora In un pae– saggio nordico animato dal mito (le sirene, I folletti). S'apre poi la fase del • rl– ·svegllo • con un momento Introspettivo reso • teatrale • dagli archi e risolto da un bellissimo solo di sax. Finale acustico che riassume Il senso del viaggio In una specie di malinconica rifu– sione con la realtà. la stes– sa enunciazione di questo schema • narrativo • eviden– zia• come si può restare an– che perplessi di fronte a un Jazzfunk-melodlco (difficile trovare la definizione buona) che si snoda su un filo qua– si descrittivo anzlchè un me– ro concatenamento formaie del temi. Eppure lo schema non pesa affatto nell'ascolto, ed è sempre, come dire, sot– teso. Pesa Invece forse un po' di più nel brano • Lam– brock 76 • dove la • narra– zione • è quella del Parco Lambro '76 e scegliendo~ quindi come tema non Il • sogno • ma la realtà, ri– schia di sovrapporre altre Im– magini o di darne una lettu– ra musicale assai parziale. E' evidente che Il modo con cui si guarda al Lambro, è un ritratto cnltlco punteggia– to dal senso di qualcosa di cupo e di Incombente con momenti ossessivi e disso– ciati. ·Il che esprime forse un Intervento critico sul Par co Lambro che può anche trovare molti d'accordo, ma che forse nella sua estrema sintesi non restituisce la contraddittorietà di quel gior– ni e nuoce anche un po' al libero svlh..1ppodel temi mu– sicali. E' un caso dove l'Im– pianto • narrativo • rischia di pesare troppo. Gli altri pezzi che completano l'album sono più sganciati- da un Immedia– to richiamo figurativo come • Nalfunk • e come • Sanza • dove alla narratlvltà viene sostituita una certa teatra– lità presente nel primo come rito misterico, e nel secondo In una vera e propria • per– sonalità • degil strumenti che recitano ruoli diversi (un po' come nel Grand Wazoo . di Zappa, ma S"l!'Za quella carica grottesca e- Ironica). • Senza • è un • bai etto del– la decadenza cattolica •, una speole di critica del trionfa– lismo e di apertura alla con– traddizione: Il brano anche stavolta n-,n • narra • ma è Il campo d'azione e di con– flitto tra ruoli maschili (I sax tenori) e femminili (sax soprano, chitarre). Brano questo che con • Giardino Artico • è senz'altro l'altra cosa pregevole dell'L.P. Dun– que In sintesi: un tentativo di estremo Interesse e assai nuovo, finalmente ricco di ritmi e di sviluppi non ripe– titivi. L'Idea di fondo (l'im– pianto • narrativo •) non so se presieda solo a questo lavoro o sia una sorta di Idea guida per PascoIl: è certo che essa appare tanto più feconda quanto più In– terna allo sviluppo musicale e sonoro e meno quando In– vece In qualche modo v.I si sovrappone. G. M. Mlrabello 3, Chi porta giù questo cane? (Intingo) Mlrabello 3 sarebbero tre Vu-Kung (Mimma, Ettore, Marco). Il gruppo Vu-Kung, In un certo periodo onnipre– sente In festival, manifesta• zlonl politiche eccetera, è stato uno del pochi gruppi che alla mllltanza univa un RE NUD0/61 • modo • abbastanza spiglia– to e simpatico di porgere. C\JI lasciano ,perdere un atti– mo la militanza e buttano fuori tutta la simpatia possi– bile. Il disco non nasconde di essere una operazione commerciale, ma lo è con molto gusto e Ironia, grazie anche al testi divertentissimi di Rlcky Glanco. te cose che ml piacciono di più del disco sono: • Chi porta giù questo cane? •, che dà Il titolo al– l'LP e che ha per argomento la rituale diatriba famigliare SI! chi porta Il cane a far plp:; •Michele•, che è pro– prio la • Mlchelle • del Bea– tles ma con un testo che narra -la storia d'amore kltch per una ragazza francese, che parla francese e che cu– cina francese e quindi si con– clude con un: • tu sei troppo francese per me•: poi c'è • Buonasera signorina buona– sera • cantata da un marine americano ubriaco sbarcato a Napoli con g~I alleati, e molti altri pezzi cosi, Ironici e divertenti. La cosa miglio– re dunque è .che un'operazio– ne • rivivei • (sono tutti pez– zi del Beatles, del Chicago et slm.) non s'ammanti di • nostalgia • reazionaria In fin del conti perci1è ancora Imprigionata nella memoria del bel tempo chfl fu (o che non fu), ma cerch; di rivi– vera r,1omentl del passato In chiave chiaramente parados– sale. Infatti quando questa chiave è messa In tasca e I testi e gli arrangiamenti si fanno più • rigorosi • e • se– ri •, Il disco ricade un po' nell'owlo. Anche In questi pezzi però c'è qualcosa 'che • si apprezza e cioè la notevo– le duttilità Interpretativa del 3 Mlrabello che cambiano to– ni e r.eglstrl con una appa– r:,:1te facilità mal forzata, Il che da una parte rallegra d'altra parte fa rammaricare che come Vu-Kung non ab– biano voluto spingere più a fondo, anche nell'ambito del– ·la canzone poUtlca su questo tipo d'Interpretazione para– dossale. E' mal possibile. che dovremo continuare ad ave– re da una parte la ~ militan– za seria • e dell'altra Il di· vertlmento puro e semplice? G. M. , ~
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