RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977
RE NUD0/46 dei borghesi?» S. Rosso: «Vabbè, poi ho incontrato un ragazzo sardo che mi disse se mi piaceva suonare la ghitarra.. «Non me ne frega gnente».. risposi, one– stamente manco lo conoscevo .. M'in– castrò un pomeriggio nel suo nego– zio. Come sentii la chitarra suonare ho fatto «Perdio, me so' perso na co– sa bella.!» Il giorno dopo me so' fat– to dare un anticipo dai soldi che prendevo mensilmente, comperai una ghitarra in un negozietto che non c'è più adesso e comincia a fa' canzo– ni .. » Re Nudo: «Il primo giorno facevi già canzoni?» S. Rosso: «C'era un fascino, fare co– se nuove, cose che uscivano, forse ero talmente pieno, talmente repres– so ero stato fino a quell'epoca ..» Re Nudo: «E che cantavi?» S. Rosso: «Inventavo, in americano, inglese, cose belle .. a me piacevwno, anche se erano cose così, molto sem– plici ... m'ero inventato un passaggio La Minore Mi Minore e lo facevo sempre, sempre, cosl.. Ma per me era una cosa nuova, le variazioni: ti rendi conto fare una cosa nuova, che non esiste, tu sei il primo che lo fa, è uscita questa co :1 da te, era affa- cinante. Poi scoprii con la matema– tica i giri armonici, con la matemati– ca: facevo Do-La-Fa-Sol: era il giro armonico del Do .. E il giro del Re? Allora feci: Do sta al LA come Re ta ad .. e trovai il Si Minore, con le proporzioni, no? Ho comperato un libro di musica, per me è stato subito un libro aperto, non c'erano ostacoli .. E poi ho cominciato a fare il capellone, lì cominciò l'era del beat, erano gli anni in cui Lennon cominciava, ne parlo su «Pane e Lat– te», no? Qui un garzone semianalfa– beta, e là Lennon cominciava .. Ed io misi su un complessino, lasciai subi– to di fare il fornaio, non per scelta «politica» od economica, soltanto perché, per andare a vedere i Beatles all'Adriano la domenica e il· lunedi, mi feci licenziare .. e cominciai a fà i complessini. Avevo capito che era meglio fare musica, cantare, che por– tare il pane per le case .. Anche per– ché la gente può sempre scendere e comprarsi il pane da sola .. Ed ho fat– to il tirocinio che abbiamo fatto tut– ti quanti. Poi ho fatto il suonatore da night, il juke-box umano, quello che comincia alle nove e smette alle due, e poi ho fatto le osterie. Questa è stata la cosa più bella.» Re Nudo: «Ma facevi i tuoi pezzi nelle osterie?,. S. Rosso: «No, facevo le cose che andavano in quel momento «Il ra– gazzo della via Gluck» e roba così e poi come rifinitura qualche stornello romanesco «dae de tacco, dae de punta ..» Ma se vedevo qualche tavo– lata di simpatici gli dicevo «Vòi ascoltà quarche pezzo mio?» E qual– che volta riuscivo pure a farli stare zitti. Quelli masticano, masticano e fanno chiasso, dicono che vanno a magnà invece fanno chiasso.. E cosl sono andato avanti dieci anni, tra osterie e night. Intanto facevo le mie canzoni, nelle piazzette «C'è un vecchio bar nella mia città coi capel– loni sempre stanchi, ma di cosa que– sto non si sa..» t'aricordi er bar de Ferazzoli? Era na stronzata, no? Pe– rò ho avuto la fortuna di non fare dischi prima di oggi. Penso che se avessi fatto dei dischi qualche anno fa sarei stato preso dalla macchina, dall'ingranaggio troppo presto. Qual– cuno mi dice che sono troppo vec– chio per cominciare adesso, a parte che ventotto anni non vuol dire esse– re vecchi e che Leonard Cohen ha cominciato che aveva superato i tren– ta .. Ma c'è ancora il concetto che il cantante ha ventanni, è caruccio, hai capito come, no? Io invece credo che prima di dire qualcosa devi ave– re un po' d'esperienza un po' di me– stiere anche, perché il mio è un me– stiere, non faccio «l'artista», quello che fa un «pezzo bomba» e poi si ferma. Io conto di fare canzoni sem– pre fino a che ho energia, voglia di raccontare co e, esperienze .. >> Re Nudo: «T'ho lasciato in oste– ria e mò stai alla RCA. Un bel salto, no?» S. Rosso :«Anche l'osteria è una bel– la fabbrica, pensi di no? Ma tu vuoi sapere come sono approdato alla RCA?» Re Nudo: «Questa l'hai imparata da Ciao 2001. Come sei approdato .. scommetto che te l'ha chiesto Caffa– relli .. » S. Rosso: «No, no a scuola avevo letto L'Approdo, insomma «come ce sò arrivato?» Col pullman, al tredi– cesimo chik,metro della Triburtina, te poi immaginà! Bè, stavo in ospe– dale, aspettavo de farme n'operazio– ne alle tonsille, quando un sabato se– ra sento Baglioni che sta cantando u– na mia canzone, «Valentina», da] vi– vo e poi lui che spiega che erano ap– punti di cose che stava facendo, stò paraculo, io l'avevo conosciuto al fe– stival degli sconosciuti, bello no? Poi ci siamo rivisti e gli ho fatto sen– tire delle cose mia a S. Maria .. face– va il fricchettone, sto stronzo.. «an– che io fumo,» così, sai. Una volta me li ha fatti anche registrare, due pezzi. E poi se l'è cantati. Io me sò incazzato molto, perché attorno lui ce s'e costruito tutto un discorso per non far capire che stava cantando co– se non sue, le ha condite con un di– scorso elastico, ambiguo. Dopo stò fatto io ho telefonato alla RCA cer– cando di lui, e m'ha risposto un'ar– tro che m'ha detto venga qua che ne parliamo. Così piano piano, parlan– do, ho preso contatti e sò arrivato a fare un disco .. E' stato un caso, col-, pa de Baglioni, altrimenti è facile che io alla RCA nun ce mettevo mai piede ..» Re Nudo: «Perché, è stato il fatto che qualcuno affermato facesse le tue cose che t'ha dato sicurezza?» S. Rosso :« o, ero già sicuro p<"r conto mio, mica facevo le canwni per le osterie o per i banchetti, mica volevo restare a vita er mener.trello delle quattro ganasce. Eppoi q<.1ando fai una canzone è per tutti, v Joi che la ascolti if maggior numerr, di per– sone. Re Nudo: «E come ti se, «arrangia– to?» S. Rosso: «Con dei ·agazzotti che ho conosciuto allo strdio. Re Nudo: «E non ; ì potevi fore il disco da solo, eone il primo Dy– lan? » S. Rosso: «E eh: sò er Bob Dylan de Trastevere, <'Jn un arrangiamento
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