RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977
RE NUD0/34 unità, alla generosità etc. etc. Chi rappresenta chi? Tutte le teorie del Partito rivoluzio– nario che si arrogano la rappresen– tanza «di diritto» della classe sono una doppia menzogna. La prima menzogna è stabilire che la classe è ciò che si vuole essa sia, poi ci si prende il compito di rappresen– tarla: naturalmente tutto ciò si na– sconde dietro la ridicola presunzione, ormai strasbeffeggiata dalla storia, di rappresentare la «tendenza oggetti– va» o quella «soggettiva»: insomma, si basa su una· scommessa che la vi– gliaccheria scientifica non ha il co– raggio di chiamare tale. Seconda menzogna: colui che rappre– senta, il militante, il quadro, teorica– mente parla e agisce in modo neutra– le rispetto a se stesso. Il suo discor– so e la sua azione vanno presi alla lettera. Ma dopo Marx, Freud, dopo il femminismo, i movimenti di libe– razione omosessuali, l'esperienza di massa della alterazione della coscien– za comune (chimica o analitica che sia, qui ha poca importanza), come poter dare ancora questo credito a uno che non mette in gioco se stesso e pretende oggettività per la sua pa– rola o per la sua indicazione? Nel corso degli ultimi 40- 50 anni la classe operaia organizzata è entrata a far parte del blocco sociale dominan– te in tutti i paesi-centri di accumula– zione. I capitalisti, come classe, stan– no a fianco della classe operaia. Il loro essere funzionari del capitale e, frequentemente, il loro essere rap– presentanti politici dello Stato non <leve trarre in inganno. E' invece la dimostrazione che gli operai, rima– nendo tali, non possono compiuta– mente superare la società di classe, solo subordinare. determina- re, influire, necessitare H comporta– mento dell'altra classe. L'apparenza dell'antagonismo fa parte del gioco: gli operai rimangono tali perché co– stretti dalla concorrenza tra loro. La concorrenza è il segno di quanto la socialità del lavoro di tutti rimane in– cdntrollata ed inconsapevole. 1n· que– ste condizioni la delega e la rappre– sentanza ai funzionari delle mu~ina– zionali, alle banche centrali, al~'ese– cutivo e al politburo sono inevitabi– li, ed inevitabile risulta perciò che, rimanendo operai, essi soffrano le drammatiche conseguenze della loro condizione. Ma, in quanto classe socialmente do– minante, gli operai devono lasciare la parola e l'azione della dissoluzione della società di classe e dello stato ad altri.
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