RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977

gomentate tutte, cercando invano il perché al questito di chi, desideran– do la soluzione (socialista o «subito comunis.ta » qui fa poca differenza), si ritrova sempre col soggetto assen– te (la famosa classe operaia, comune, sociale, giovanile, femminile, pirotec– nica o piromane ma insomma, girala e rivoltala come ti pare, impenitente– mente riformista anche nel risultato dei suoi moti di primo getto appa– rentemente rivoluzionari: questa l'e– quazione ferrea consegnataci da 1.50 anni di esperimenti: classe operaia dei centri di accumulazione capitali– sta = riformismo). Analisi rozze, sl, analisi rozze. Que- ste servono quando si ha la forza di ricominciare: rozzezza, durezza, ordi– namento per seguire il filo del pro– prio bisogno di S0\7ilersione. Ma di una rozzezza che scende a dubitare delle proprie più consolidate certez– ze: quella che canta il Te Deum ha già fatto troppo schifo per essere ri– presa. Chi lavora per lo zoppo impara a zoppicare Qui non bastano però le evidenze storiche. La classe non può che esse– re riformista. In breve. Nella lotta per il salario-orario non si tratta che della misura dello sfruttamento. Mi– sura che è decisiva per costituire, per far sl che il rapporto di capitale sia rapporto di capitale (valorizzare il valore, aumentarne la quantità). Solo una volta che la classe è classe e fissa i limiti entro i quali la gior– nata lavorativa può oscillare, il capi– tale deve seguire la rna natura: ab– bassare il tempo di lavoro necessa– rio, vista impedita la strada è:lel pro– lungamento della giornata lavorativa (naturalmente fa anche questo, ma in via subordinata). Esiste un meccanismo che è implici– to nel comando del solario sul sala– riato: che oltre certi limiti non si può andare, non ci si può spingere alla soglia della rovina dell'intero si– stema poiché, anticipatamente, il sa– lario viene riportato alla compatibili– tà. I modi variano, ma, come la crisi attuale conferma, la radice del feno– meno vive e si esprime in questi mo– di, non è sradicabile: e la radice è la concorrenza fra operai, la classe operaia come realtà costituita anche formalmente dal mercato. Il rincondur.re il salario alla compati– bilità può essere agito dall'aumento generale della produttività, dal crollo del mercato del lavoro, dall'inflazio– ne e dalla svalutazione: in ogni mo– do è sempre la concorrenzialità inter– na alla classe operaia internazionale a rendere possibile tutto ciò. Questo essere in concorrenza non è un fatto estrinsico cui la clase soggiace: se è classe, è tale perché è costituita dalia forma di mercato. Nella sua norma elementare: è classe perché è merce forza-iavoro. Ma ap– punto merce forza-lavoro non è nien– te affatto l'operaio Rossi; se è merce forza-lavoro il concreto Rossi è gia evaporato nell'astratto lavoro che Rossi rappresenta: solo cosl 1.000 RE NUD0/31 sono mille unità di lavoro astratto la cui maschera (il modo col quale ades– so entrano nel teatro del mondo) è la corporeità concreta di Rossi. E' costituita dal mercato perché è ri– prodotto nel mercato come merce se– parata dai suoi mezzi di realizzazio– ne:· i mezzi di produzione. Tant'è che oggi in Occidente i capi– talisti sono maschere di maschere (funzionari del capitale). La classe operaia domina come forza sociale, i suoi rappresentanti condividono, co– me forza politica, le responsabilità del potere. Mangia la minestra e salta la finestra La statalizzazione dei mezzi di pro– duzione (paesi socialisti) sembra una forma necessaria dell'accumulazione in luoghi e momenti in cui lo svilup– po dell'accumulazione deve, per esse– re possibile rispetto alle grandezze di capitale concorrenti, concentrarsi in capitale unico. Non a caso è avvenu– to in paesi relativamente sottosvilup– pati e, per particolari condizioni sto– riche, ha permesso sia alla Russia che alla Cina di sottrarsi al colonia– lismo prima e all'egemonia america– na poi. Possiamo concludere che socialdemo– crazia e dittatura del proletariato so– no le forme politiche nelle quali la classe operaia giunge al potere politi– co nei centri dell'accumulazione e nei paesi in cui l'accumulazione di– venta possibile solo· a partire dalla massima centralizzazione di capitale (statalizzazione). Per seguire una celebre tipologia marxiana, capitalismo e socialismo so– no due forme del secondo tipo di modi di produzione: i modi di pro– duzione nei quali le cose (feticci) do– minano sugli uomini; a differenza di quelli in cui le persone dominano sul– le persone (modi di produzione pre– capitalisti). Del famoso terzo tipi (co– munismo) non si vede nulla: il mo– do di produzione nel quale il domi– nio sulla natura interna ed esterna consente il libero sviluppo della indi– vidualità in tutte le sue facoltà sulla base dello sviluppo storico preceden– te. La storia della classe finora ba pro– dotto solo questo: le relazioni alie– nate del comportamento atomistico si ossificano in cose che dominano, come prodotto estraneo, il cui appa– rire è l'apparire apparentemente og-

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