RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977

IO SONO MIO E. da Genova (31 anni) avrebbe vo– luto costringermi a dare di «Morte a Venezia» una versione a metà strada tra la candida-camera di Nanni Loi e gli estri democratici del 2° TV. Io preferisco mantenermi • e a ragio– ne - sui filigranati languori post-svi– scontiani, cosl indicati per quello spessore dorato della luce prodotto più dall'aria che dal sole, che solo a Venezia è dato di vedere. Sennò i Guardi avrebbero anche potuto na– scere a Predappio. Venezia è, da cima a fondo, un fon– dale, un'illusione ottica, proprio nel senso che si vede quel che non c'è e non si vede quel che c'è: un errore, una svista, un accecamento della vi– sta. Città sbagliata per venirci a fare una verifica (come dice lui) cioé a verificare, inteso come «dimostrare il vero». Città ideale, però, per archi– tettare un delitto magari un po' con– venzionale ma perfetto. Il busillis consiste nel famoso dilem– ma: mi tira non mi tira? Non gli tira. E se la sua mano si muove ad accarezzare la mia schiena è perché sa da sola «dove deve andar». Lui, cioé, non ha un movente. E gli indizi? Pochi e labili. M. da Milano alla quale aveva parlato dell' ultima scopata con me si era mostra– ta gelosa. C'era, anche un turbamen– to serpeggiante all'idea che nel suo ambiente si sapesse che è... «omoses– suale», cioé, per dirla in parole po– vere, che è uno come me. Niente di più. E poi cosa c'entra col cazzo? Sento chiaramente la sua sicurezza e il fatto che non gli tiri procedere di pari passo, puntellandosi come il gat– to e la volpe: scoprendo che non gli tira si conferma d'essere maschio; come maschio conquista il potere di rifiutarmi ( 1). non mi tira ... che peccato NON MI TIRA ( !) (chi sono se mi tira? ) (se non mi tira so chi sono) NON MI TIRAAA!!! O CHE BELLO! Adesso sono tutti d'accordo; e sca– gionati per giunta: lui («sono ma– schio»); lei ( «è solo mio»); gli amici del «suo» ambiente («l'omosessuali– tà? Dal punto di vista teorico gran bella cosa, da quello pratico inve– ce..»).; e il movimento ( «io ho fatto la mia parte» ) . Da questo momento non mi è possi– bile toccarlo: LUI E' SUO! E anch'io lo sono, proprio nel senso che può disporre di me come meglio crede (il che costituisce - come si sa - la condizione necessaria alla realiz– zazione dello sfruttamento). Ed è tutto contento. Percorro con lo sguardo l'itinerario dai suoi occhi gelidi, appena addolci– ti dalle minuscole rughe, fino al lam– padario di vetro al quale mancano tre foglie su cinque: un'intima trage– dia, nel suo piccolo, se si è abituati a leggere nella degradazione degli og– getti i sintomi della propria morte. Si tratta comunque di un incidente sul lavoro. Prevedibile anche, per chi ha scelto come professione la rappre– sentanza del rimorso. E poi, il famoso detto popolare «il personale è politico» doveva pur fa. re le sue vittime. Potrei addirittura andare tranquillo se non fosse per questa imbarazzante caduta di ... sti– le. Comincio a pensare che, da qualche parte, dev'esserci stato un errore, una svista, un accecamento della vi– sta. E se gli tirasse? Sarebbe tutto risol– to? Vediamo cosa succede nella prossima storia. VENERE? VIENE DA MALATTIE VENEREE! Con L. da Pisa (24 anni) ci incon– triamo alla Statale, un bel pomerig– gio di sole. Sto ancora cercando di «immaginarmi» la plastica delle sta– tue di Tanzio da Varallo dalla dia– positiva in bianco e nero proiettata sul muro. Mi chiedo se sia mai pos– sibile che la percezione debba sem– pre dipendere da una riproduzione (riduttiva) del reale. Grossi problemi di «percezione» mi pone anche lui, subito. Al Lambro m'era sembrato cosi maschio; adesso non capisco più. Anche la mia iden– tità è confusa rispetto a lui e, per– tanto, il mio desiderio. Cerco di ag– giungere elementi al quadro percetti– vo, una terza dimensione che consen– ta al desiderio di prendere... corpo (sic!). Parliamo di cose del movimento. Non so se interpretare il suo viso se– vero come l'espressione di chi non teme il mondo (l'occhio guarda avan– ti sicuro e la barba da Ulisse mette RE NUD0/27 una cornice di sfida); o semplic~ mente, se si è posto sulla difensiva prima di conoscere bene le mie in– tenzioni. Io invero non ne ho; e non me ne avrò prima d'aver capito. Sono solo preoccupato di sembrargli maschio fino a quando avrò deciso. Gli do– mando se ha «grinta», per avere al– meno una risposta da valutare. La ri– sposta è incerta ma consente di sbloccare l'affettività. Finiamo per fare l'amore e il problema del mi ti– ra e non mi tira non si pone: ci tira. Dopo mi confessa che all'inizio non aveva molta voglia perché è un po' di tempo che fugge il sesso, che si sente molto bloccato, che lo ha pre– so una terribile paranoia delle malat– tie veneree. E che pensava io fossi ' uno che lo prende in culo. Poi, d'im– provviso, si alza di scatto sul letto. spaventato, e mi chiede concitato. «Tu non hai mica niente, vero? Io ho fatto la Wasserman tre mesi fa; l'autunno scorso ho avuto lo scolo». SE CI TIRA... CHI CI SALVA DALLE MALATTIE?? Gli spiego che il più bell'orgasmo della mia vita l'ho avuto con F. da Agrigento che era appena uscito dal– la quarantena per la sifilide. Mi ac– corgo subito che è stata uha grossa imprudenza e vorrei mordermi la lin– gua. Dopo un po' cambia atteggiamento: diventa più tenero, infantile. Stento a riconoscerlo, cosl maschile nell'– a.spetto; e cosl fragile e bisognoso di protezione. Dice che non capisce co– sa gli stia succedendo ma che ha bi– sogno di essere coccolato da un pa– dre; ed è come se si vergognasse a chiederlo. Credo di capirlo e lo acce– rezzo. Mentre rispondo, nudo, ad una lunga telefonata lui mi fotografa ripetutamente col flash; ad ogni lam– po cresce il mio imbarazzo non tanto per il cazzo all'aria, quanto perché ci sento una richiesta di paternità pro– lungata, fatta portandosi via il «sem– biente». Anche lui avrà una «ripro– duzione» sulla quale «immaginare». Gli accarezzo a lungo la schiena. La cosa finisce per angustiarlo: è infa– stidito dai suoi propri foruncoli che gli provocano un brusco rifiuto del contatto fisico. lo li avevo appena percepiti. La serata si conclude con una conversazione in casa di amici, attorno ad una bella polenta fuman– te. Lui sostiene che gli piace fare l' amore con gli uomini perché li sente uguali a sè. Non la penso cosl; anzi, esattamente il contrario. Ma non in-

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