RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977

telefono impedendo cosi le nostre comunicazioni con l'esterno ora vorremmo dire a que!>totipo che senz'altro ci sta ascoltando che noi con l'altro telefono possiamo individuarlo immediatamente e poi naturalmente prendere Je dovute ... faremo le cose di conseguenza naturalmente ... ora vedremo di capire subito chi è comunque lo ringrazio resti in linea perchè arriviamo immediatamente a scoprirlo (musica rock). Dunque ci hanno bloccato il telefono ... è ancora il telefono? Ecco il fa cistello s'è spaventato ha sbloccato il telefono comunque s'era messo a gridare viva Hitler e Mussolini si vede che era abbastanza aggiornato passiamo a un po' di musica... Mi fermo qui, perchè basta per il discorso che si stava facendo. Anzitutto questa trascrizione penso sia utile per chi' sulla « grande stampa » favoleggia di Radio che incitano continuativamente alla sovversione e sollecitano direttamente gli avvenimenti con precisione « sospetta »: qui si vedono chiaramente tutta l'improvvisazione, le difficoltà di comunicazione, la precarietà della trasmissione a caldo, elementi tutti che escludono sia intenti programmati sia qualsivoglia « istigazione a delinquere ». In questo contesto anche telefonate di singoli che drammatizzano questo o quell'aspetto o che invitano a questo o a quello sono chiaramente inserite dentro una dimensione dove è evidente dalla concitazione stes a che qualsiasi cosa dagli inviti alla calma, agli inviti all'assalto, è da prendere con le pinze. Quindi non è questo l'aspetto preva1ente. E' un altro: è che appunto indipendentemente dalle cose che sono dette, ogni cosa si colloca dentro un quadro di spettacolo. Spettacolo reale, ma spettacolo. La contemporanea della televisione è quasi impressionante: da una parte riproduce una specularità da cattivo copione (quello appunto di Novecento) cioè da una parte l'attacco poliziesco, ai proletari dall'altra il lusso e l'ostentazione dell'alta -società. La radio invece di intervenire su RE NUD0/25 questo assurdo quadro spettacolare, spiegandone la distorsione, vi si colloca tranquillamente, rjtagliandosi il ruolo di una delle parti « recitanti ». Il tutto rientra ne1 quadro spettacolare che la cronaca, e la pratica stessa, avevano pre-formato: da una parte la borghesia impellicciata, dall'altra i giovani disoccupati. Pare un cattivo copione, ma lo è veramente. Se scendiamo nel dettaglio ci sono cose anche più sorprendenti: il risvolto stesso di significato dei messaggi trasmessi. La televisione parla dell' « altra parte della Scala», « sappiamo cosa sta succedendo », « dietro il sipario». Un linguaggio che non può non acquistare un senso metaforico tanto non voluto quan~o rientrante nel tragicomico copione della serata. E ancora: da una parte si parla di scontri-ferimenti– candelotti-mitra, dall'altra di lampadari, di mansarde. La contestazione al direttore d'orchestra assume toni grotteschi vis,ta in contemporanea col casino esterno. La cronaca della radio libera insomma svela il risvolto reale della cronaca televisiva, il suo contenuto di potere (un po' come L'uomo col magnetofono) però insieme accetta di essere fino in fondo l'elemento dialettico della « rappresentazione » della serata, dello spettacolo unitario che vede da un lato la piazza, dall'altro la Scala. La radio ·libera non realizza che in qualche modo « sta facendo spettacolo », anzi si pone come chi contrappone la realtà allo spettacolo. Però manda in onda a più riprese la registrazione dei colpi di mitra, fa una cronaca spettacolare del confluire dei cortei, drammatizza m quello che è già drammatico riferendo diciassette volte in poco spazio che « forse una persona è stata ferita ». Partecipa in qualche modo al cattivo copione. Qualcuno ha detto che la radio e la televisione di stato stanno imparando la lezione delle radio libere: è vero, nel senso che tra un po' sarà la TV stessa (magari attraverso H prolungamento delle TV private) a gestire tutto lo spettacolo come spettacolo, introducendovi anche il poliziotto ferito che il giorno dopo deve. •posarsi, contrapponendo magari il giovane con molotov e l'onesto operaio macchinista dietro il sipario, con riprese contemporanee e parallele. Cattivi copioni, ma copioni che la realtà stessa se recitata, prefigura. Allora? Non bisogna mandare gli scontri in diretta? Bisogna anche rinunciare al magnetofono? H problema è un altro: riconoscere nella pratica la spettacolarità anche del gesto, anche della lotta, anche dell'essere in qualche modo ruolizzato e cercare di non riassumere sè stessi in mera spettacolarità, o meglio di giocare sulla spettacolarità per rovesciarla. Ad esempio 'la contestazione a Lama degli indiani metropolitani è un magnifico esempio . positivo di assunzione cosciente della spettacolarità rovesciata come ironia, come paradosso, come allusione a una realtà di comunicazione che va oltre lo sJo~an e oltre la recita (Potere dromedario). E bisogna poi imparare ad usare della tecnologia della comunicazione ('la radio, la televisione, il magnetofono, il telefono) coscienti del suo essere spettacolo, e spettacolo che non deve farsi passare ipso facto per « la vera realtà oggettiva del vero reale mondo esterno che esiste indipendentemente da noi e che va oggettivamente riflesso», ma come mcs5'.aggio di contraddizione_pella contraddizione di esistere la vita e il copione.

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