RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977
spettacolo. radio libere. Ovvero lo spettacolo della Riflessioni di Gianfranco Manfredi. RE NUD0/21 il loro appartenere al ciclo essendo immagini, ruoli, ,lttori. Mi viene in mente quel ragazzino che ho visto l'altro ieri su un prato. Aveva messo il pallone per terra, preso là rincorsa e calciato. Poi aveva raccolto il pallone, l'aveva rimesso per terra e aveva rifatto la scena al rallentatore, correndo al rallentato're, calciando al rallentatore, ricadendo a terra al rallentatore. La televisione entra nel quotidiano perchè già il quotidiano è stato formato televisivamente. Avremo presto anche noi, e già ce l'abbiamo in qualche misura, la lotta armata in diretta, tutti gli scontri minuto per minuto, il sangue a colori. L'uomo col magnetofono L'uomo col magnetofono è un libro (Edizioni l'Erba voglio). E' la trascrizione di un fatto ver.o, registrato dal vero. Un « paziente » entra nello 5,tudio del suo psicanalista e registra la seduta, la registra lui non lo psicanalista (che di solito lo fa nascostamente e detiene la proprietà dei nastri e della vicenda). Lo psicanalista si ribella: non gli va che ii mezzo sia in mano dell'altro. La conversazione diventa, anzi è, copione teatraie, una teatralità condotta da chi di so'lito ne è oggetto. Il registratore diventa un'arma che documenta il potere nascosto nel quotidiano, documenta il potere e la violenza nascosta nella seduta analitica, .documenta la tragicommedia dei ruoli. Uno « svelamento >~ che lo psicanalista non accetta. Perchè questo svelare lo spettacolo da parte di chi ne era oggetto, questa partecipazione diretta e cosciente allo spettacolo dell'oggetto, ne fa un soggetto di spettaèolo che mentre recita, in qualche modo rivela la recita e in qualche modo la distrugge, la mette in satira, ne rivela il contenuto occulto di violenza. E' l'altra faccia dei mass· media: l'uso quotidiano del mezzo per lo smascheramento dello spettacolo, il partire dallo spettacolo per rivoltarlo in realtà, realtà .pettacolare è ovvio, perchè realtà di ruoli, ma che chiede e desidera una realtà diversa che è la realtà del'la comunicazione dei corpi e delle menti, la realtà della trasparenza reciproca, de~ sentirsi da persona a persona. C'è un rapporto evidente tra il Qiunto potere (la gestione capitalistica della tecnologia della comunicazione) e L'u.omo col magnetofono (la gestione della stess-a tecnologia da parte dell'oggetto che si fa soggetto) e il rapporto è il tessuto d'una realtà che si fa, che è alla radice spettacolo. Ripensare da questo punto di vista alle nostre- tante interruzioni di concerti, al volere interrompere lo · spettacolo, al volervi partecipare, al volerlo distruggere, al reclamare 'le ragioni della creatività collettiva, mostra una realtà un po' preoccupante. Una realtà sdoppiata: da una parte la gente vuole entrare sempre più a far parte integrante dello spettacolo, della cronaca, della foto s.ul giornale, dell'immagine del quotidiano sul Quotidiano; d'altra parte vuole, o dice di volere distruggere lo spettacolo. Ma da questo punto di vista « distruggere lo spettacolo » non è affatto semplice. La cosa più semplice, la scorciatoia ormai tanto obbligata quanto idiota è la distruzione dello spettacolo che si svolge -a teatro. Ma è abbastanza
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