RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977
RE NUD0/18 chiaro: la sua testa era un ma– gazzino, si interessava a tutto, scartava, teneva, secondo un me– todo che teneva per sé, ai fini di un progetto di cui invece mi te– neva al corrente: lavorare con e per I carcerati nel quadro di una rivalutazione di classe degli stra– ti emarginati. Ma siccome non era mai dilettantesco, da me vo– leva notizie precise, era pignolo, cocciuto, inesorabile. •Sergio non rompere le palle, Sergio non spaccare il capello in 4•. Questa frase lo faceva sem– pre ridere. Un giorno mi disse: •Vorrei pro– vare a lavorare per Lotta Conti– nua•. Telefonai a Sofri: •Che venga•. Diventò in breve guardia del corpo del capo di Lotta Con– tinua, poi andò a vivere a Napo- 1 i per conto dell'organizzazione; era diventato un militante a tem– po pieno. Intanto io ero tornata a vivere a Milano. Ogni tanto arri– vava come una folata di vento con uno strano regalo per mio figlio: un temperino, un finto oro– logio, un accendino, certo le co– se che lui avrebbe voluto da pic– colo. Era pieno di entusiasmo. Adesso sapeva bene l'italiano ma per fortuna non parlava ·come un militante, mi abbracciava fi– nalmente senza paura. Una volta mi mostrò con fierezza una copia di •lotta Continua•: una fotogra– fia lo ritraeva alle spalle di Sofri: guardavo la sua figura solida, i suoi occhi chiari; • Per lui mi butterei nel fuoco• mi disse in modo pro– vocatorio e aspettava la mia iro– nia; gli risposi che questo era molto bello e ne ebbi in cambio uno sguardo di indimenticabile tenerezza. lo ho sempre avuto qualcuno per cui mi sarei buttata nel fuoco e lui? Tutto il suo amo– re era per i compagni, forse una OAH H,l-MATb 30B:ET! volta sola mi accennò a una ra– gazza con molto pudore, quasi come una debolezza. Un giorno lessi su Lotta Conti nua che Sergio era tornato in carcere: durante una manifesta– :lione antifascista a Napoli era stata assaltata una sede del MSI. Fu rilasciato ma con quel ritorno credo che riprendesse forza in lui l'antico progetto di lavorare soprattutto col carcere. Ricomin– ciava a ripetere la frase che di– ceva sempre i primi mesi a Ro– ma «non li posso abbandonare, ·lo sto fuori ma è come se stessi dentro, io devo fare qualcosa su– bito, presto•. E la volta che gli risposi citando la famosa frase: le qualità del rivoluzionarlo sono ironia e pazienza, mi disse che chi l'aveva detto era certamente nato borghese. Un giorno arrivò con un proget– to: voglio tare una comune di ex detenuti giovani. Nel sud cl sono tante cas.e abbandonate in campagna, ce ne prendiamo una e cl mettiamo a fare tutte cose. Non servono molti soldi. Ognuno di noi sa fare qualcosa, non solo coltivare l'orto, ma uno fa l'-idrau– lico, uno l'elettricista, uno impa– ra a fare li falegname, se trovia– mo la casa vicino a una città, questi sono mestieri che servo– no.• Andammo a trovare Darlo Fo .a Cernobbio e poi Franca Ra– me a Milano, il -progetto mi sem– brava buono. C'era il bisogno di aggregare •fuori• i compagni che uscivano, di trovare un posto do– ve potessero stare, riordinare le idee, decidere dove, con chi e cosa volevano fare, vivendo una umanità di uguali. Ma I soldi del Soccorso Rosso li erano tutti per i compagni reclusi. Perché non lanciare l'iniziativa in teatro? Per– ché non aprire una sottoscrizio– ne? Allora a molti questi progetti sembravano secondari. Poi arrivò da me una notte: «Ho lasciato Lotta Continua, non so più cosa devo fare lì dentro, non fanno più niente per le carceri e poi la rivoluzione ...• «Sergio non rovesciare su Lotta Continua I' impotenza che è di tutti noi • • Si ma allora che cazzo cl sta a fare l'organizzazione, allora ognuno si fa i fatti suoi!• Era pieno di rab– bia • Tu lo sapevi che io sarei uscito dal partito, tu l'hai sempre saputo e non m'hai detto niente
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