RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977
RE NUD0/12 protezione contro le radiazioni » che la fissa, spiega in modo singolare i suoi criteri di decisione: « Questo livello di radiazioni fornisce uno spa– zio ragionevole per l'es,tensione dei programmi dell'industria nucleare. Deve essere sottdlineato che questo limite rappresenta forse- solo un equi– librio approssimativo fra la nocività possibile e i benefici eventuali a cau– sa della difficoltà di valutare i rischi e i vantaggi che giustificheranno l'e– sposizione». Cioè i 5 rem sono quel– li necessari perchè l'industria vada avanti e non tanto perchè gli addetti non crepino di cancro. Ma tutto questo conta ancora niente perchè già nel 1967 i sindacati ame– ricani dimostrarono che le dosi di ra– diazioni erano 57 volte superiori alla dose massima ufficiale. Una ricerca dei sindacati francesi stabilisce che la mortalità per cancro dei lavoratori dell'uranio è di 4 volte -superiore a quella della popolazione totale: nei casi di maggiore esposizione di 15 volte. Ancora in Francia hanno tro– vato del plutonio nella fase di ripro– cess.amento del nitrato di uranile, due anni dopo la sua comparsa. Questi sono fatti accaduti, non remo– te ipotesi. E per finire coi lavoratori cosa dire dell'assuefazione a un pe– ricolo che non si vede (e si manifesta dopo anni) e dell'ansia che ne deri– va? Nel novembre del 1976 l'on. Porta– dino della DC nota con sorpresa che nessuno ha precisato quali saranno le norme di sJcurezza a cui dovranno attenersi le industrie italiane. Detto questo e considerato iJ rispetto per la normativa di sicurezza in genere nel nostro paese, finirà che si faran– no la briscola e il quartino nel noc– ciolo del reattore. Poi ci sono i rischi per le popola– zioni in caso d'incidente: fuga di combustibile irradiato, incidenti nel trasporto dei residui, guasti all'im– pianto di raffreddamento, panne in una fase qualsiasi del riprocessamen– to, rottura dei fusti di scorie, esplo– sioni. E tutto questo succede, è suc– cesso, come su queste stesse pagine abbiamo scritto. Non a caso nei paesi più organizzati esJstono piano di evacuazione di in– tere città vicine aUe filiere. E sull'ambiente? Il riscaldamento dell'acqua e il raffreddamento dell'at– mosfera conseguenti agli scarichi al– terano il bilancio di ossigeno; l'inqui– namento che ne deriva modifica pro- fondamente la flora e la Ìauna. Que– sto senza contare l'aumento della ra– dioattività nell'aria. Delle scorie radioattive che non si sa come eliminare abbiamo già scrit– to (vedi Re Nudo n. ). Ma la que– stione scavalca e di molto il tempo della nostra vita. Il plutonio per E' sbagliato fare gue"a alla no– cività credendo in un capitalismo crudele che ci vuole avvelenare. Come se la 'crudeltà capitalista fosse un fatto genetico. E' il ca– pitalismo stesso che è nocivo e quindi la lotta contro la nocività è anticapitalista per sua natura. esempio e il rubidio rimangono ra– dioattivi rispettivamente ,per 24.400 enni e 5.3 miliardi di anni. Gli esper– ti hanno calcolato che la media du– rata della radioattività pericolosa del– le nostre scorie sarà di 600 / 1000 an– ni. Per tutto quel tempo bisognerà conservarle, custodirle, e raffreddar– le. In Francia già oggi c'è 1 milione di tonnellate di scorie, da J;)oi solo alcune decine di migliaia di tonnellate. Sulla questione delle scorie « questo delicato problema irrisolto » come lo definisce in una riunione il presiden– te del CNEN « bisogna studiare un sistema di eliminazione definitiva per– chè restano attive per centinaia di migliaia di anni e non è pemabile che possano essere predisposte strut– ture artificiali altrettanto longeve ». « Il Paese ne è pieno (di scorie} - interviene Naschi sempre del CNEN - ma la loro sistemazione non co– stituisce un problema. Da oltre wi anno stiamo cercando quakhe sito ma per ora la ricerca è stata infrut– tuosa ». Per le scorie che derivano dal ritrattamento, ci comunica ancora Naschi con la consueta chiarezza, e che sono le più pericolose « non si sa proprio che fare e in tutto il mon– do fervono le ricerche». Manca in proposito l'intervento di Mike Buon– giorno. Ma siccome non gli basta mai, stan– no risolutamente pensando al colpo di grazia, quello al quale non sia davvero possibile sopravvivere nem– meno imparando a nascere con due teste e le orecchie sotto '1e ascelle: i reattori autofertilizzanti e cioè quei reattori che producono uguale o più combustibile di quello che bruciano però sotto forma di plutonio, la sd– stanza più ,pericolosa, la cui perico– losità non si è ancora riusciti a dè– finire. Un documento della Atomic Energy Commission americana che ci aveva provato è stato bloccato prima della diffusione e si è deciso di riscri– verlo completamente. In ogni caso proprio nei giorni scorsi Carter ha deciso di bloccare i1 piano dei reat– tori autofertilizzanti negli Stati Uni– ti. Troppo pericoloso per loro. Li' venderanno a noi. Allora se sul piano delle lire è una catastrofe, se sul piano dell'inquina– mento è una maledizione, se sul pia- Chi • senza Incidente scagli il primo atomo Mirano al sodio (1955 USA) Un cargo parte dal porto di New York con la missione di affondare delle scorie radioattive prodotte dal secondo sottomarino atomico 4< Seawolf ~- Uno dei contenitori (6 metri per 2) non affonda. E' pieno di sodio radioattivo. Viene ritrovto 40 ore dopo mentre le onde Io sbattono «'olt"e..,t>r,tc con– t.-,, una banchina del porto di New York. Allora degli apparecchi da caccia lo fanno colare a picco a colpi di mitraglia. Sbagliare è umano (1958.USA) 12 operai irradiati alla centrale di Oak Ridge per un errore tecnico. Ha fatto bum. (1961 USA) Esplosione alla centrale di Idaho Falls: .3 morti più una quantità imprecisata di irradiati. E soprattutto niente biglie (1968 Argentina) Un operaio raccoglie per terra una bella bilgia -brillante ( chissà come mai è 1ì; è cesio 1.3 7 che rimane radioattivo per .3.3 mni) e poi la fa vedere a tutti i suoi compagni che rimangono •quindi tutti irra– diati, poi se la mette in tasca. Muore dopo 10 mesi di aofferen- •·
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