RE NUDO - Anno VIII - n. 52 - aprile 1977

Bi ti per confondere le idee alla gente, ma i compagni più interni al movimento erano invece otti– misti. D. Come giudichi la risposta che il Movimento degli Studenti Ro– mano ha dato nel Sabato Rosso, appena due giorni dopo? R. La manifestazione di sabato ha dato ragione a questi compa– gni e forse gliela ha data in una misura superiore alle loro stesse aspettative. M'è se~brato infatti che l'aspetto dominante del cor– teo non fosse l'incazzatura ma la gioia. In un primo momento la co– sa non mi appariva chiara (c'era– no stati gli scontri, lo sgombero poliziesco, le calunnie da tutte le parti, le difficoltà sul come pro– seguire); poi mi sono reso conto che la gioia nasceva in tutti pro– prio dal costatare che malgrado tante difficoltà, manovre e violen– ze, il movimento non soltanto non era rifluito ma si era anzi sviluppato ponendosi al centro della vita cittadina e della scena politica. Il corteo come hai visto è stato un tipico corteo di movi– mento senza divisioni per gruppi organizzati. con una serie di slo– gan e di striscioni che mi sono sembrati in gran parte di diversa ispirazione rispetto al '68. Allora c'erano molti ritratti di Mao o del Che, si gridava «Cina, Cuba, Corea,. Vietnam»; oggi più pre– senti i temi della «propria» con– dizione: disoccupazione, squallo– re della vita in borgata, incazza– tura per l'abisso che c'è tra un bisogno di vivere rapporti inter– personali più veri, più umani, e la realtà di questa società con le sue regole fatte apposta per divi– dere e mettere gli uni contro gli altri. Ho provato un po' di tristez– za nell'osservare l'aspetto stupi– damente minaccioso di alcuni del-· !'«autonomia operaia» (avevano mascherature che Ii facevano sembrare terribili guerriglieri e invece stavano soltanto cammi– nando per le vie di Ro~a e con un impegno a manifestare pacifi- camente ...). \ M'è sembrato anche eh tante i– dee nuove (femminismo giovani etc.) erano tutte presen~i ma in un modo ancora non «ftliso »; in– somma ognuno metteva il suo in– grediente ma non ne usciva an– cora fuori la miscela. D. E gli Indiani Metropolitani che RE NUDO/11 Fratello corvo non avrai il nostro scalpo Commento di Mauro Rostagno a/l'intervista c:on Corvisieri Fu prima delle grandi piogge e del lur,go inverno. Quando il popolo de– gli uomini era ebbro, e giocò la Lot– teria del Grande Inganno. Fratello Cervo fu eletto dalla tribù che vive r,e!ie nebbie, quella i cui uomini ma– turi sono costretti alla pena forzata dentro l'inferno della Grande Mac– china, nella schiavitù dei Perfidi Fra– telli a quattro zampe e pelo lanoso ·bianco. Fratello era della setta che prometteva «è ora è ora potere a chi lavora». La setta ebbe poi guer– re intestine, scoprì d! esser zeppa di lingue biforcute, si portarono via la cassa coi Dobloni d'oro, l'un l'al– tro, con una mano si stringevano coll'altra si colpivano, alcuni di !oro indicavano la luna nel cielo, ma cer– cavano di pescarne l'immagine rifles– sa nel pozzo. -Fratello Corvo denun– ciò la setta e se ne uscì. La setta denunciò Fratello Corvo. fré:tello Corvo non ama la Sacra Pi– pa. Usa il Cavallo d'acciaio per viag– giars da città a città, ma non ama il lungo viaggio senza cavalli :l'ac– ciaio che si può fare dentro di noi. Usando le sue parole, «ci ha lascia– ti, perché la nostra velocità non è più la sua, da anni», ma questo non è colpa del suo piede incerto o del– la panza pesante che lo fa lento, ma della spessa, greve, impacciata co– r.;izza emotiva, teorica, caratteriale che lo fascia (e gli impedisce di sfa– sciarsi). Fratello Corvo, non colori sul tuo vi– so militante, ma baci sulla· tua boc– ca erano forse il gesto che ti dove– vamo. Colorare il viso può essere solo colorare una maschera. E non serve a niente. Ti abbiamo chiesto «come hai vissu– to» abbiamo aggiunto «in prima per– sona» nel tuo dubbio abbiamo calca– to la mano con «da punto di vista emotivo» e per eccesso, infine «pri– vato». Ebbene: cosa ci hai risposto? Gli occhi servono non solo per guar– dare, ma anche per vedere. Frn!ello Corvo, tu vuoi la «fusione», la «miscela» compatta compattata degli ingredienti. Tanto rumore per nulla. Non ti sei con-fuso tu. Come ·;o!evi che ci fondessimo noi? Di fu– so c'è già «Berlingotti», due in uno. Noi cerchiamo di mostrarti l'oppo- lL TEMPO DELLE PARO. LE E' FINITO, ANCHE PER TE ... VATTENE.' METTI ALI AL TUO CAVALLO, e,E PUOI, E VAT– TENE DA QUI/ sto, che l'uno diventa due. Vuoi clie l'emarginato si riaggreghi. Noi cer– chiamo invece di «smarginare», an– dare fuori margine, dove l'occhio di Berlingotti non arriva a leggere. La politica aggrega. AO e PDUP mes– si insieme fanno Pfui ! un brutto suo– no. La vita disgrega. Non dirci che è male. Fratello Corvo, quando gli uccelli scappano dalle gabbie è inutile cam– biare gabbia e costruirne un'altra. O t~J\te altre diverse, ognuna per ogni tipo di essere alato, tutte .dentro un solo gabbione. Senza gabbione, nien– te rivoluzione, dici forse tu. E' la teoria. Pardon. La vita dice che non c'è rivoluzione se non si esce dal gabbione. Tu dici che il movimento si è «po– sto al centro della vita cittadina e della scena politica». Al contrario. Fratello Corvo. C'è chi ancora ma– novra e briga per questo, ma il mo– vimento trifugge dal centro perché ha capito che è la stessa, cosa della periferia, fa schifo. 1.:a9"""1"'r'" '1<!1 movimento non è euclidea, non ha centro né periferia. Ognuno è al cen– tro, ognuno è in periferia. Anzi, ognuno è centro ed è periferia. Chi centralizza crea sempre una pe– riferia, per qualcun altro che non ci sta, che è diverso, che è fuori. Gli Indiani ti hanno chiesto di stare nei loro cordoni. Tu non chieder loro di sedersi con te nel Parlamento. Non sarebbe cortese. Ti hanno dipin– to dei loro colori, ma tu non dipin– gerli della tua teoria, non sarebbe cortese. Non si tratta di «ricambiare» il gio– co, ma di «scambiarlo», coiè cam– biargli le regole, sregolarlo. Non ti emarginare cercando di riportar,li al centro. Prova a smarginare anche tu. Tu dici che vuoi «rifondere» la sini– stra rivoluzionaria. Perché mai, Fra– tello, rifare un gioco vecchio e stu– fo? Perché non «sfondare». invece? Il corvo non è aquila, non è gallina. Ha le ali. Deve decidere se volare. Ma con queste risposte, Fratello, non ci resta che constatare che co– sì non va proprio, ahimé, «anche per oggi, non si vola». (Elogio del camaleonte. Noi amiamo il camaleonte. Cambia colore a se– conda di dove si trova, ma resta sempre lo stesso, sotto la pelle-co– razza. Noi amiamo anche l'anti-cama– leonte, che non cambia colore mai alla pelle-corazza, ma cambia intera– mente sotto, dentro. Noi amiamo so– prattutto il NON-camaleonte. Quello che ad un certo punto si rompe, e getta la corazza.) Arrivederci al prossimo girotondo, al prossimo movimento. Con amore e squallore.

RkJQdWJsaXNoZXIy