RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
RE NUD0/62 toro che bevve l'acqua. E venne il macellaio che uccise il toro. É infine il Signore sull'angelo della morte, sul macel– laio ... ». Questa dolcissima fiaba che sembra riecheggiare gli antichi stornelli me– dioevali coglie l'ispira– zione da un canto pa– squale ebraico. E' tipico di alcuni nostri cantautori il « fare poe– sia » ma chi scrive, che non è un critico musica– le, non ama in genere le poesie liceali che si rincorrono nei versi dei nuovi « cantautori poe– ti ». La mia sensazione è che Angelo Branduardi in questo disco non ab– bia l'ambizione di « es– sere poeta » o « fare poesia ». E in effetti questa filastrocca affa– scina proprio per la semplicità con cui si po– ne, la struttura musica– le semplice che l'accom– pagna evidenza la non pretenziosità dell'opera– zione. « Il vecchio uomo si ad– dormentò e sogna di es– sere una farfalla ... o· for– se era una farfalla che sognava di essere un vecchio uomo addormen– tato ... ». Ecco, è Branduardi can– tastorie che in mezzo al– la massiccia produzione discografia « legata alla realtà » ci porta un at– timo per mano fuori da questa realtà opprimen– te intesa come realtà so– ciale. Branduardi è su di un'altra onda, ben venga. Non c'è nulla di peggio delle produzioni unifor– mi massificate. Quelle che all'inizio sono alcu– ne onde, diventano ma– reggiata e poi ancora mareggiata da ricostru– zione cinematografica. Bene dunque Branduardi. cantastorie, quasi poeta, non montarti la testa an– che tu. (A. V.) I Il carnevale di Bagolino. Regione Lombardia-Alba– tros. Ancora nella prima metà degli anni ·so il carneva– le a Milano non era uno scherzo; un casino .di bambini in piazza del duomo, maschere co– riandoli a spanne. Tradi– zione antica e lentamen– te dispersa, si conserva ancora in zone montane in forme simili a quelle delle origini. Bagolino è nel Bresciano (credo), comunque in montagna; nei giorni di carnevale, in piazza suona per ore e ore, alimentata a vino, un 'orchestra di quattro violini, un paio di viole e contrabbassi che ripe– tono a incastri successi– vi un motivo da ballo che il nostro sottosvi– luppo nella valorizzazio– ne delle tradizioni mi porta a definire come « simile alle gighe irlan– desi ». I suonatori sono naif, suonano il violino tenendolo appoggiato al petto, hanno una intona– zione « aperta » che crea incontri di armoniche irnpensabili nel rigore strumentale colto; stes– so discorso per i tempi che hanno una scansio– ne che è « fisica », lega– ta al respiro e non alla quadratura matematica delle misure di· una bat– tuta. Tentativi di spie– gazione tecnica per spin– gere a sentire un disco che vi assicuro straor– dinario per calore e ri– produzione viva di una realtà poco conosciuta nei suoi aspetti autenti– ci. La lezione che viene da questi musicisti (che NON sono professioni– sti) è semplice ma spes– so dimenticata: l'unione fa la forza. Otto persone che suona– no non per se stesse ma per gli altri, nel modo più elementare che si può concepire, che non hanno problemi di lin– guaggio, fanno musica splendida. La lezione (ad uso dei musicisti professionisti) è che, trovato il linguag– gio, occorre arrivare a possederlo veramente a fondo, senza che rappre– senti più un problema esprimersi senza frattu– re. Li comincia la musica. (M. V.) Costin Miereanu « La Luna Cinese » - Robert Ashley « In Sara Menc– ken ... » Nova Musicha (CRAMPS). Vorrebbe essere l'inizio di un discorso che fare– mo, se volete, insieme; prima di tutto perchè qui, come nei fatti di musica popolare, sono un profano. Non so nul– la di scuole e tendenze e ho dedso di non sa– perne più di tanto; mi affido alle orecchie e cerco di dare buoni con– sigli alle vostre. Nella collana di contem– poranea della Cramps ci sono due dischi che a casa mia, forse, sono i due dischi che girano in assoluto di più sulla macchina apposita. Entrambi compositori colti e pluridiplomati, entrambi alle prese con ' organizzazioni / musical i che previlegiano il suo– no alla melodia (insi– stente) e all'armonia (quanto mai 'possibili– sta), sono rumeno il pri– mo e californiano il se– condo. « La Luna Cinese » ci viene spiegato in coper– tina risulta dall'interfe– renza di suoni ad alta densità, cittadini, su un tappeto di suoni a bassa densità; non è così chia– ro non avendo il disco in mano per poter verifi– care; musica di micro– cambiamenti al l'interno dE:lle sue varie cose an– che di grandi, anche se discretissime, architet– ture generai i. Progetto ampio ed esecuzione ac– curata, di quelle musi– che di grandi respiri a cui, a mio giudizio, va il merito di . contribuire a una seria ricostruzione dell'esperienza del tem– po attraverso il ricono– scimento dei molteplici possibili aspetti di una frazione « limitata » di «tempo». Occorre slacciare diver– si legami linguistici com– plessivi con i ritmi alte– rati del quotidiano per percepire il senso del flusso e andare oltre al– la porta di ferro della « noia » come mancanza di calci sensoriali a rit– mo frenetico, oppure ri– conoscere i propri nodi come non scioglibili e cambiare disco .. Se pas– sate ai 40 minuti di let– tura di una poesia quasi eterna a cui Ashley da lettura con la presenza di frequenze di oscilla- ~ tori moog, guidate dalla voce, il problema si por– rà ancora negli stessi termini; linguaggi sonori diversi per urt messag– gio, unico, che consiglia di fermarsi un momento e riconsiderare tutto da capo, perchè, ci dicono i due musicisti, una via d'uscita c'è. (M. V.)
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