RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
musica Stefano Rosso « Una Storia Disonesta » RCA 31237 « Letto 26 » è stato iI 45 giri di prima uscita di– scografica di Stefano · Rosso, seguito abbastan– za dalla radio nazionale, mai sentito in una « libe– ra » di Milano; canzone perlomeno furba nella scrittura e nell'arrangia– mento, entrambi di sa– pore decisamente popo– laresco e accattivante; tutto da' l'idea però di Roma. · Quale Roma, ovviamen– te; non è quella ministe– riale e nemmeno quella televisiva e neanche quella di cinecittà. Roma di notte, poca lu– ce del sole; anche alla luce del sole, ma ai mar– g11~1, fuori dal la città borghese, dentro il mi– crocosmo. Campo dei Fiori - Santa Maria in Trastevere. La comunità è ristretta; di qua del Tevere, nella zona intorno all'amba– sciata francese non c'è più molto salotto; è più un mondo di randa e di movimenti di roba pe– sante. Santa Maria inve- ce, scrivo per i non ro– dibile, banale, per quel– lo che può esserlo, tan– to come lo è tutto. (M. V.) ,,!!!"_ I TABBllD IIYUIIIJS . POPIJUJ ESANTI mani o ma i stati a Ro- . 1--__._--"""'"----==""-~--LI ma, è un posto da film. Il film appunto di Santa Maria a Trastevere; fo– tografi, pittori, attori, cantanti, contorni, turi– sti, sbaesi di vario tipo. Si parla, moltissimo, si raccontano incessante– mente ogni genere di pettegolezzi alternativi, amori, odi, rancori, tra · un caffè e molti campa– ri. Stefano Rosso fa par– te dello spettacolo; pre– sente molte ore sugli scalini, canta e suona con chi capita e ci si di– verte. È, credo l'unico cantante che ho conosciuto a cui, finalmente, non gli fre– gasse assolutamente nulla del fatto che fac– cio un mestiere (idiota) per cui parlo male o be– ne di cantanti; comun– que, storielle tutte quan– te abbastanza da sballa– ti, con i I pezzo che da titolo al tutto con un ri– tornello che, scambiato il tradizionale vino con il joint, fa, addirittura « Che bello, due amici, una chitarra e uno spi– nel lo » e anche la storia non è male. La canzone rimane so– stanzialmente la stessa dall'inizio alla fine; c'è molta, molta semplicità, al limite del banale, for– se; ma per quello che ho visto Roma standoci due mesi quest'estate, mi sembra che Stefano Rosso abbia fatto un quadretto credibile e go- Taberna Mylaensis « Populo e Santi » RCA 31236 La paura fa novanta; al parco lambro il gruppo siciliano, che fu tra i po– chi non linciati del. festi– val, prima di suonare fe– ce tutta una dichiarazio– ne sul fatto che loro non · c'entravano nulla con le case cliscografiche ecce– tera. Avevano già regi– strato il trentatregiri che veniva prima di questo con la RCA. Un diséo che non rendeva la vi– vacità del gruppo dal vi– vo per una registrazione poco fedele ai toni natu– rali degli strumenti tra– dizionali; errore rimedia– to a questo secondo ap– puntamento, molto niti– do e credibile nel suono strumentale, meno in quello vocale. Non sono mai voluto en-, trare nelle polemiche del " popolare-non popo– lare », innanzitutto per– chè non mi sento prepa– ratv per prendere delle pos1z1oni teoriche; a– scolto e riferisco, per via di sole orecchie e senza rete (culturale). Il fatto che i cinque suo– nino insieme da tempo si sente; c'è suono col– lettivo e ognuno costrui– sce la sua parte con quella degli altri, come in una macchina ritmica. La via è quel la del la nuova compagnia di can– to popolare prima ver- RE NUD0/61 sione; probabilmente me– no colti sugli strumenti dei napoletani (tutti di– plomati) suonano con energia e riproducono in modo credibile il suono del sud. A proposito della pole– mica sulla musica popo– lare-popolare, più avanti si parla di un disco pro– dotto dalla vedette e dalla regione lombardia, registrazione « su cam– po » del carnevale di Bagolino. Del sapore della musica spontanea non c'è mol– to nella taberna, così come non c'é molto in tutti gli artisti che « fan– no musica popolare ». Il suono, il tocco, i ritmi e le cadenze sono diver– si, più educati, regolari e occidentali. Niente male comunque, nel suo « genere » il disco della taberna. Un altro nume– ro di musica del sud in circolazione sui nostri mercati estivi delle fe– ste di piazza; benvenuti, aspettiamo tarantelle. (M. V.) « Alla fiera dell'Est » Angelo Branduardi (Polydor) « Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò ... E venne il gatto che si mangiò il topo ... E venne il cane che morse il gat– to che si mangiò il to– po ... E venne il bastone che picchiò il cane ... E . venne il fuoco che bruciò ir bastone... E venne l'acqua che spen– se i fuoco ... E venne il
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