RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977

RE NUD0/6 lettere lettere lii Ti scrivo a proposito del– la morte di Claudio Mar– ras perchè privato per– chè politico perchè co– smico. Alcune sere fa a piazzetta S. Egidio a Roma camminavo nella notte in pace abbastan– za con me stesso, un po' meno con gli altri, ma c'era– no pure corpi d'amore e la notte era lunga davanti a me e una mano mi sfio-rava o·gni tanto e ad un tratto la noti– zia mi salta addosso, portata con violenza da alcuni amici: « Lo sai, è morto Claudio Marras ...! » « Ah sì... rispon– do io sorridendo... e conti– nuo a camminare nella sera senza mutare la leggerezza del mio passo e delle mie vibrazioni di amore che chie– devano di essere strette dal– la piccola mano che mi ac– compagnava... Ma era solo !'.inizio ... Poichè Claudio è un tipo molto « popolare » a Ro– ma, ha fatto alcuni libri al– ternativi, ci ha scritto pure su Re Nudo ci ha scritto ... ogni tre minuti •incontravo qualcuno che mi saltava ad– dosso affannato o addolorato alle lacrime a volte e mi but– tava addosso questo detrito di notizia « per vedere che effetto faceva » ... A tutti sor– ridevo e così presto mi son fatto la fama del cinico, del– l'incapace di emozioni, del razionale a tutti i costi ... Ad un certo punto una ragazza con la quale a lungo c'erano stati impulsi d'amore e sem– pre respinti, rimossi, soffo. cati e avviliti ed una storia personale appunto tutta pro– itesa verso la ricerca della proprio es;-icrienz::i di morte: il Grande Buco Cosmico e la Siringa che spinge nel .gra– dino da cui mai più farai ri– torno ... LEI scoppia a piange– re. Saprò poi che è solo una questione di TEMPO... ma al momento, poichè il privato non è solo politico ma anche cosmico, ho pensato al suo pianto PER LA MORTE, ho pensato alle lacrime di pa– renti amic·i & affini, a tutto questo finto dolore « pe,rchè Claudio è morto »... quando in realtà la pena, se pena c'è, è per se stessi, ancora egoisticamente a far di con– to con quello che abbiamo ed ora non abbiamo più: la sua faccia, la sua bar– ba, le sue ciniche battu– te ... E allora ho pensato che tutto questo dolore, oltre a esser-e fintò, di troppo, era anche un peso alla sua cavi– glia, lui •Che se n'era andato con passo leggero ed ora certamente stava cercando di volare, e t,ra un Bardo e l'altro trovar sua reincarna– zione. Ma no, che tutta que– sta gente lo appesantiva col suo dolore, lo tirava indietro, spenta macchina sulle strade 'del pianeta, gli imponeva di restare, lo chiamava tra la– crime, invocazioni, ricordi, piccoH egoismi. Ma lasciate– lo andare ... Anche se voi non credete. Ouel che è certo è che lui non è più qui, perciò non richiamatelo, non costrin– getelo... Forse una vita na– scerà. E poi ho pensato al suo po– Htico... ho pensato... brutto stronzo, ti avevo pur detto che non c',era TANTO tem– po... Poichè un pomeriggio lettere d'estate sdraiati sull'erba c'e– ravamo aperti l'un l'altro co– me due amanN ed io improv– visamente sotto i tanti ca– pelli, la barba da « medium elettronico », le ciniche frec– ciate lo avevo VISTO per quello che e,ra: un puro, un poeta, un bambino ferito e disperato nel vasto ed incer– to mondo, che solo aveva trovato, per reagire, una lu– cida, cinica, sarcastica, in– telligenza ... E gli piaceva que– sta sua maschera disincanta– ta di durezza e cinismo, lui - fragile come una farfalla, (ma pauroso della sua de– bolezza) ed era sempre do– vunque, mai in prima perso– na, mai a porgere, ·il fianco, ma sempre attento e acuto testimone, pronto all'annota– zione dura, la battuta cinica, la sforzata... Ed a me che quel giorno, avendolo ricono– sciuto, gli dissi: "ORA smet– tila, vieni con noi, è inutile che ti nascondi, ti ho visto, sei dei nostri, buttati anche tu, mostra •il fianco ... •. E lui rispose che QUESTO momen– to richiedeva da lui questa maschera di cinismo, che QUESTA società lo voleva ... ma un giorno lui si sarebbe mostrato, sarebbe uscito fuo– ri ... tanto, c'era TEMPO... Ed ecco che questa è l'unica co– sa forse un po' tragica ... che poi ti accorgi che il tempo non c'è più ... e tutte le cose che av,resti voluto dire e fa– re con me, con noi... non puoi più farle... Non più ca– rezze nè gesti di lotta o d'a– more, e tutti quei gesti che hai trattenuto ·in questi anni sono lì ammucchiati davanti a te, come foglie secche, come cose non dette che ti chiedono il conto, la destina– zione a cui oggi mai più po– trei inviarle ... Ecco cosa ho pensato sulla morte visto che oggi la porta che si chiude e poi si riapre riguarda Clau– dio Marras, un fratello sì. ma sconosciuto... Ti prego Claudio, la prossima ·volta presentati, non aver paura di dire chi sei; ti rivelo un tardivo segreto: SI AMO TANTI. Carlo Silvestro Léttere Cari signori di Re Nudo, de– vo porvi una critica. Per quanto riguarda quella pag-i– netta concessa all'omoses– sualità non mi pare sia mol– to democratico parlare pun– tualmente e solo dell'omoses– sualità de-i maschi. Mi fa molto piacere che ne parlia– te tanto più che gli articoli che vi mandano non sono male, ma vi facevo presente che a questo mondo esisto– no anche le lesbiche di cui voi parlate molto, molto, ma molto raramente. A quanto pare, per la divul– gazione del " concetto • ba– stano i • froci •. Pensate for– se che non vi sia di.fferenza tra froci e lesbiche? Sul mo– do di vivere la propria omo– sessualità al di •là dei- termi– ni della « -diversità sporca • di TUTTI noi omosessual-i? Se così credete vi sbagliate profondamente. Aprite gli oc– chi allora. Non chiedo l'ele– mosina ma per lo meno un po' di coerenza. Sul giornale si leggono let– tere, interviste e articoli do– ve appaiono ridondanti sensi di colpa nei confronti delle donne (che poverini, ve ne siete accorti ora che siamo la razza più sfruttata!). pe-r carità cari maschi fate bene ad averceli, era ora!, ma a me tutto questo calare ·i pantaloni idealmente mi pare più un leccarci il culo a no·i donne e femministe, invece che essere disposti ad aiu– tarci, visto che siete tanto d'accordo con noi, a « boicot– tare ,, i vostri colleghi stron– z-i perchè sapete... ce ne so– no ancora molti. lo considero il separat-ismo l'unica GARANZIA pe,r una liberazione che possa vera– mente considerarsi tale. Con ciò comunque si può e si deve lavorare insieme, ma in sezioni separate, perchè i'ESPERiENZA PROVA che i maschi ancora prevaricano, che i • compagni » fanno i «virili» (che noooiaa!!). e noi non possiamo perdere tempo a polemizzare con chi ancora crede a certe defini– z-ioni verticistiche e autorita– ri~ (come il nascosto pater– nalismo), con i compagn-i fa– sulli che hanno un cervello tinteggiato di sensualegg·ian– te " disponibilità " nei con– fronti di noi compagne libe– rate, e skopatrlcl rivoluzio– narie. Non venite ai nostri cortei, non vi vogliamo. Fateveli da soli i cortei per appoggiarci e sfilate arrabbiati in quanto maschi e non come • compa– gni ., solo come elementi ir-

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