RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977

Si alza molto lentamente, gli oc– chi sbarrati, appoggiandosi al fu– cile. Impugna ·la canna a due ma– ni, e prende a rotearlo, e urla di nuovo, col fucile roteante abbat– tendosi contro tutto e tutto· fra– cassando, tutto mandato a pezzi, in ultimo anche il fucile, a pezzi. Sanguina alle dita, dai colpi. Si siede al suo posto nel cerchio. 'Chi è il mio nemico, ora? ' Urlò, cacciò via il lungo sile_nzio. 'Contro chi devo combattere?' Urlò e pianse. Si alzò e fece un lungo giro tra i frantumi, i pezzi, col respiro denso. E poi si mette a sedere, da solo, fuori del cerchio. Aspetta una pa– ro-la. . 'Il tuo nemico, puoi essere te stesso. E altri, che ,possono non sembrarti nemici. Non ci sono più divise che servano a questo. Non dalla divisa puoi riconoscere il tuo nemico o il tuo amico. Puoi essere amico di te stesso?'. Qualcuno si alza, accende cande– le, poiché tutto era spezzato e non c.'era più luce, sol,o l·a luna. Altri gli avvicinano piatto pane e tazza. 'C'è chi ha il potere e chi non lo ha. Quelli che hanno il potere sugli altri non lo hanno su se stessi, lo hanno perduto. Chi non ce l'ha, non l'ha neppure su se stesso, gli è stato tolto. E si rifà su altri, più fragili ancora. Fanno calzare ancora divise, ma non so– no esérciti. Ora mangia, bevi, mettiti comodo. Se ci sarà anco– ra da ,combattere sarà diverso, non per l'imperatore o per altri -dovrai combattere, ma per te.' Mangiò e bevve, si mise como– do, ,parlammo tutti, di tutto, a lungo. Era l'alba. Si alzò, salutò , ringraziò, tornò -nel bosco a ·combattere anoora, come prima meglio di prima, c·ol fuci I-e a pezzi e la divisa a bran– de! li, la sua seconda guerra mon– diale. E ne morì. Si alzò, tornò nel bosco, ad aspettare divise diverse da ucci– dere, credendo che lì fosse il ne– mico. E bruciato morì. Si alzò, prese a ,correre, sel')za direzione, nel puro orgasmo e piacere della -e-orsa pazza, fino a farsi scoppiare cuore e po·lmoni, e morirne. Si alzò e maledì per ora, con tut– to il fiato che aveva e tutte le ff!=t.;1_; ~Xii ~' ~ t { ~~ ~ • ''fl,t . '.t ~n .. corde vocali che aveva, tutto e tutti, e in ,particolare modo se stesso che era andato in guerra e ci era rimasto, chi aveva vinto e chi aveva perso, e chi aveva continuato a vincere e perdere anche dopo la pace. Fino a scop– piarsi polmoni e gola. E morirne. Si alzò, e dimenticò tutto, -l'infini– to dolore e amore di sé in una guerra che c'era stata e poi non più e lui non lo aveva saputo, ed era andato avanti da solo, una guerra mondiale uno contro. tutti, un braccio di ferro col mondo. Dimenticò tutto, anche se stes– so, e ne morì sguaiatamente. Si alzò, cambiò d'abito, prese una ·lunga tunica rossa, e s'accin– se ad andare a predicare, a rac– contare al mondo con cui aveva combattuto come ciò fosse suc– cesso e quanto stolto tutto ciò fosse stato, di modo ,che più non avesse a succedere. Ma inciam– pò nella tunica, sbattè il capo a terra e morì. Si alzò, guardò i nostri visi, i no- stri corpi, entrò nel nostro sorri– so e nelle nostre ·lacrime, ma non vide il suo viso, il suo sorri– so e le sue ·lacrime, non vide il suo corpo e non lo potè amare, e divenne muto, e non potè raccon– tare a nessuno di sè e della guerra. Si alzò, -e disse 'torno al bosco a continuare. Possono aver bisogno di me, la guerra non è mai finita' (ma vi ,prego, mandatemi ogni tanto qualcuno in divisa, almeno per gioco, sì che io mi convinca e resti al mio posto a combatte– re). Non si alzò. Si stese a dormire e. chiese un cus-cino sotto il capo, che fosse morbido per i suoi so– gni, e una coperta per il suo cor– po da scal.dare. Domani si sareb– be lavato e gettato gli abiti e avrebbe ripreso a vivere. Non si alzò. Non aveva fretta. Quella guerra era davvero finita. Sentiva adesso di poter avere bi– ·sogno di sé. E che altri ne aves– se bisogno. E lui di altro. . ·.\1_ .~·-.~: :< : .•. ~.-:// _'· ... :·.:, .:.~· ·\: ... : _\ ~~ ·: ~ ·: - ,,_ i· ':

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