RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
ne dei diritti dell'uomo, il sermo– ne della Montagna, sono tutte co– se che stanno alla base del carat– tere americano », Cleaver dichia– ra anche di non aver mai pensato di abbattere con la violenza le Istituzioni americane (ben diversi erano i suoi discorsi nel '68!) ma solo faceva appello alla lotta con– tro il « regime di Hoover, Mitchel, Nixon ». «Preferisco essere 1prig·1,oniero nelle galere degli Stati Uniti piut– tosto che libe-ro fuori -dal mio paese» questo Cleaver ha di,chia– rato nel ·carcere di Okland in at– tesa del processo per la vecchia imputazione di resistenza armata alla polizia federale. Dal carcere Cleaver rilascia dichiarazioni di fedeltà alle istituzioni americane e mette sotto accusa le esperien– ze socialiste Cubane e Algerine. Oggi sono numerosissimi i delu– si dalle esperienze socialiste nel mondo ma Cleaver va senz'altro al di là. Sicuramente il lungo pe– regrinare da un paese all'altro cambiando nome continuamente, ha messo a dura prova ·la ve-c– chia ,pantera. «Riesco a ricordare tutto riferen– domi alle gravidanze di mia moglie. Kathleen era appena ri– masta in -cinta quando las-ciai gli Stati Uniti. Ed era già di otto me– si quando ci trovammo in Alge– ria. Un mese dopo, nasceva no– stro figlio. La bambina nacque inve,ce nella Corea Del' Nord. Adesso hanno sei e sette anni. In certi periodi ce la passammo davvero male e fummo costretti a las-ciare i bam– bini in custodia ad altri anche per un anno intero». Questa implicita richiesta di Cleaver ad aspirare ad una vita tranquilla è più che legittima per un ·compagno che ha -combattuto per tanti anni. Quello ·che invece diffi.cilmente le poche Pantere superstiti potranno perdonargli sono le due dichiarazioni di fe. deità al-la grande democrazia amertcana. L'America per Clea– ver è una cittadella assediata dal comunismo. «Gonosco ·i rpia~i del– le altre nazioni per distruggere gli Stati Uniti. Date le intenzioni delle altre potenze, non possia– mo permetterci di dilaniarci ne– g·li odi di ,razza o di classe. Clea– ver continua «In passato era sta- ECCO INVECE COME PENSAVA CLEAVER NEL '69 RE NUD0/39 Il brano che segue è tratto dall'articolo di Cleaver: Bianchi e neri in America - dalle lotte alla rivoluzione Ora, la rivoluzione significa esattamente questo: la trasformazione radicale del sistema. Molta gente pensa alla rivoluzione soltanto come a un'eruzione di violenza: sparatorie, esplosioni, incendi, cadaveri nelle strade e mas• se scatenate all'assalto degli edifici pubblici. Questo è soltanto un momento del processo rivolqzionario; la violenza non è fine a se stessa, è soltanto lo strumento con il quale ci si impadronisce del potere necessario ad attuare la trasformazione del sistema. E' lo strumento necessario per espropriare la terra, le risorse naturali, i · macchinari, tutti i mezzi di produzione e le istituzioni della società, per sottrarli al controllo, per strapparli dalle mani di chi oggi li possiede e ne abusa, di chi li ha deformati, trasformandoli in stru– menti utili a perseguire il proprio privato guadagno a spese del be– ne di tutti. Ironicamente, molti di coloro che appartengono alle masse degli op– pressi non pensano di avere diritto a quelle cose che un programma rivoluzionario chiede per loro. Hanno dei complessi di colpa in ma– teria. Capiscono perfettamente che la gente deve avere da mangiare, e un parco dove i suoi figli possano giocare. Ma quando i porci al potere grugniscono le loro menzogne lacrimose, lamentandosi della , illegalità del movimento, questa gente politicamente immatura non avendo una salda ideologia si irrigidisce e si sente colpevole. Posso• no essere sempre suggestionati, hanno l'impressione di fare qualcosa di malvagio e di illegale: sono facili vittime della manipolazione. E' necessario dissipare queste suggestioni, che nascono dal mito del– la proprietà privata: questo mito e tutte le credenze che lo circon• dano sono stati creati e diffusi dai profeti dell'avidità, a giustifica– zione e santificazione del possesso della terra da parte di pochi. Non abbiamo niente da guadagnare illudendoci o cercando di sfug– gire la realtà, la tremenda realtà che ci sta di fronte. Dobbiamo af– frontare il fatto che siamo in stato di guerra, qui in America. Non tutti si rendono conto che c'è una guerra in corso. Alcuni di noi hanno già capito teoricamente che in un'economia capitalistica i rap– porti tra classe al potere e classe dominata sono rapporti di lotta, di , guerra, ma è come se avessimo letto qualche misterioso poema so– ciologico. che agisce come un eccitante sulla nostra materia grigia e ci provoca strani brividi cerebrali. Altri sono così vincolati ai pa– raocchi del loro fanatismo da non essere capaci di valutare lucida– mente la realtà che ci sta davanti agli occhi - quella realtà di cui noi stessi ·siamo parte e che nasce col contributo del nostro operare - se non la trovano scritta in un libro scritto cent'anni fa in un altro paese, in circostanze immensamente diverse che hanno ben po– co a che spartire con il compito gigantesco che oggi pesa sulle no– stre spalle.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy