RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
tanto meno mercificato. Quando arriva la medicina con i suoi spe– cialisti si verificano dei muta– menti: chi si giova dell'assisten– za sanitaria specializzata è la classe più interna al potere, si verifica perciò un divario di clas– se in cui la minoranza soddisfa I propri bisogni (i soldi di tutti i cittadini vengono usati per le co– stosissime e specializzate cure dei pochi), il resto della popola. zione abbandona i propri metodi autonomi di cura perché ritiene di avere diritto ai servizi sanitari di cui si giova la classe privile– giata, in nome di una uguaglianza sociale che non mette in discus– sione la qualità dei servizi offer– ti, non solo, ma il loro significato di merci non viene toccato. Ciò che si induce in un sistema del genere è che la gente viene condizionata ad acquistare le co– se, anziché farle, ad apprezzare ciò che compra invece che ciò che crea, a delegare a istituzioni e specialisti la propria vita (con conseguente frammentazione del- 1 'esperienza) per cui vuole esse– re istruita, trasportata, curata, guidata, invece eh~ apprendere, muoversi, guarire, trovare la pro– pria strada. E' ora che ci rendiamo conto che ogni voilta che paghiamo per sod- disfare i nostri bisogni, siamò espropriati da una gestione auto– noma della nostra vita; non è quindi importante rivendi,care u– na maggiore ,distribuzione della ricchezza per poter accedere tut- . ti al «banchetto», né un maggior controllo specialistico sui rischi iatrogeni ,del sistema industriale; è necessario invece riprendersi in mano la propria autonomia cer– cando così dei valori d'uso che non siano valori di scambio. Le istituzioni possono sopravvivere solo se aiutano l'autonomia indi– viduale in quanto « la sanità pub– blica corrisponde alfa misura in cui i mezzi e la responsabilità di far fronte alla malattia sono di– stribuiti fra l'intera popolazione». La salute deve essere una pro. prietà naturale ,di cui si· presume ogni essere sia dotato fino a quando non si dimostra che è ma– lato, ed è · invece divenuta una meta perennemente lontana cui si ha il diritto di aspirare in virtù dei principi ·di giustizia sociale. Per non essere incorporati defini– tivamente in questo «utero pla– stico programmato» che è la so– cietà industriale dobbiamo ripren– dere in mano ,la nostra vita e «ri– comporre l'esperienza». In un dibattito lllich ha fatto, in base alla sua teoria, una nota ri– levante su un fatto politico italia– no recente che mi sembra molto chiaro. Riferendos·i alla legge sul– l'aborto ,di recente approvata ha messo in luce come la medicaliz– zazione e ospedalizzazione del:l'a– borto non ha che lo scopo repres– sivo di togliere alle donne la ge– stione del proprio corpo e che questo va in direzione contraria alle lotte del movimento femmi– nista che, con l'attuazione del self-help vuole garantirsi una pra– tica abortiva (con un valore d'u– so) che -non sia medicalizzata (senza valore di scambio). Dai dibattiti tenuti da 11/ich a Milano al Policlinico e al Museo della Scienza e dal libro «Nemesi medica - L'espropria– zione della salute•. a rivista trimestrale di dibattito, informazione e ricerca culturale. 4 numeri L. .5.000 (studenti L. 3.000) spedire un assegno sbarrato o fare richiesta d'invio contrassegno a TRA EDIZIONI via S. Spirito 24 (Ml)
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