RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
RE NUD0/26 con delle altre ci scopo. lo non credo che dobbiamo imparare a star bene tutti e trenta assieme. Simone: Si continua a dire: i no– stri rapporti devono cambiare, dobbiamo vivere da subito il co– munismo tra di noi, e invece ... ri– mangono parole. Soprattutto per– ché siamo da anni in questa so– cietà e ne siamo condizionati, e poi anche per il fatto che ci ve– diamo solo la sera e tutto il gior– no lo passiamo nelle nostre fab– briche, o per qualcuno nella scuola. Mario: E tante volte ci succede come al Parco Lambro, cioè ri, versiamo dentro tra i compagni tutto lo scontento che abbiamo accumulato fuori. · Re Nudo: Nel circolo non avete un'attività che va bene a tutti, magari quella proiettata verso I' esterno? Simone: Si, anzi è proprio su queste cose che si raggiunge il massimo dell'unità. Re Nudo: E quali sono queste co– se? Tutti: L'autoriduzione! Simone: Di autoriduzione adesso non ne parliamo più assolu– tamente. Ma per esempio, alla manifestazione della Scala anche un gruppo di gente che si buca e che conoscevamo solo di vista ai giardinetti, senza forzarli a veni– re, sono venuti loro stessi, coin– volti dall'iniziativa anche dopo, quandò abbiamo fatto teatro di strada davanti alla chiesa, alla uscita dalla messa. Lucia: E poi quando facciamo musica insieme è stupendo.· Quei concerti che abbiamo fatto sono stati bellissimi. • ' .Simone: Ci sono dei momenti dove _questa rabbia che hai den– tro riesci a portarla fuori, e così stai benissimo. Infatti nei giorni del l'autoriduzione ci sono state delle serate al circolo che erano eccezionali, ci si metteva a suo– nare, si inventavano cose teatra– li, si v_iveva tutto questo un casi– no bene. Poi ci sono dei momen– ti dove sembra che hai esaurito tutte queste cose. E tutto quello che la società ti dà di negativo, te lo becchi e basta. Dopo un po' magari succede un'altra cosa grossa, riesci sempre a venirne fuori in qualche modo. Bisogna sempre creare delle situazioni nuove, perché le fai, le vivi per un certo periodo di tempo, poi a un certo punto ti accorgi che co– minciano a diventar vecchie, allo– ra ne hai bisogno di altre per an– dare avanti. E' sempre una storia così. Re Nudo: Nel «creare del nuovo» non c'è fra di voi una differenza tra chi crea e chi esegue? Simone: Ma da noi non è che ci siano due gruppi: quelli che han– no un impegno politico costante e quelli che li seguono. Però c'è sempre quel compagno che dice una cosa ed è presa per buona, mentre altri quando parlano nes– suno gli dà retta. E' un po' come il discorso di quelli che piaccio– no alle ragazze e di quelli che non piacciono. Carlo: Spesso si ascolta la gente ascoltando sé stessi. Uno parla, tu l'ascolti, però mentre parla tu già hai nella testa le tue idee. Lo ricevi il suo discorso, ma non cerchi di capirlo fino in fondo. Antonietta: Certe volte litighia– mo anche per questo. Si sta del– le mezz'ore a litigare, anche se fondamentalmente pensiamo le stesse cose. Ma ognuno vuol far prevalere il suo modo di im– postare i I discorso. Re Nudo: Il fumo è per voi un momento di aggregazione? Fifo: Il fumo non può essere un surrogato di cose che non si fan– no. Carlo: Nessuno qui fuma perchè pensa che fumando si possa sta– re meg"lio insieme. Solo quando c'è uno scazzamento generale come questa estate, ci si butta sul fumo come sull'unica cosa che rimane. Maurizio: Questa crisi del movi– mento si riflette anche nel modo di fumare: prima, dopo lo spinel– lo si faceva della musica, si sta– va bene; adesso si formano i ca– pannelli, tutta gente che discute, che si scazza ... E son poche le idee che vengono fuori di cui rie– sci a dire: questa qua è una cosa che serve. Carlo: Le idee sono venute fuori: è saltata fuori l'autoriduzione, la Scala, il teatro di strada, e ades– so è saltato fuori il problema della famiglia e ci è venuto in mente di fare alcune iniziative del tutto nuove sull'argomento. Di idee comunque dovrebbero saltarne fuori di più, perché se– condo me sono proprio l'incenti- · vo per farci stare sempre uniti e sviluppare i nostri rapporti all'in– terno del circolo. Luisa: C'è una cosa che mi piace molto tra di noi: il fatto che ab– biamo imparato a rimettere tutto in discussione. Ogni nostro at– teggiamento, il nostro modo di vivere, il modo di comportarci, il modo di pensare. Però può anche essere pericoloso, c'è il perico– lo di scazzarci senza trovare una soluzione quando vien fuori il ne– gativo di noi stessi. Questi casi– ni qui che scoppiano, questi mo– menti in cui chiunque urla per la minima cazzata, o tira fuori tutto quello che sente, tutto in una volta, cose veramente squallide, che derivano proprio dal non sa– per comunicare, dalla nostra ver– gogna, dalla paura di parlare di certe cose. Se le cose venissero affrontate quotidianamente, non si arriverebbe neanche al mo– mento in cui si scoppia in questo modo. Lucia: C'è una mia esperienza personale che dura ancora ades– so: una difficoltà tremenda a parlare di certi problemi con al-
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