RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
RE NUDO/20 efre MENSILE FEMMINISTA AUTOGESTITO· CAMPAGNA ABBONAMENTI 1977 Con l'abbonamento da L. 10.000 puoi scegliere uno di questi libri. Il versamen- · to deve essere intestato a: Cooperativa .EFFE p.zza Campo Marzio, 7 • 00186 ROMA c/c.p. n. 1/21746. L'iÌbbona– mento semplice costa L. 7 .000. ED. DE DONATO La donna che lavora di F. Piselli • Anatomia della famiglia di C. Saraceno ED. OTTAVIANO La fata rovesciata di L. ·Picco • Qui regna amore di G. Maldini • Manifesto · comunista. a fumetti di R. Marcenaro • La prima· è stata Lilith di L. Sansoni e M. Simola. ED. MAZZOTTA La.coscienza di sfruttata di autori vari· ·L'invenzione della donna •di M. Rosa- · -Cutrufelli • La liberazione della donna di A. Maria Moizoni EDITORI RIUNITI Sesso amaro di Cecchini. Lapasini, Valli Viviani • Le donne di Seveso inchiesta ·di Mar"ella Ferrara efre gliando a mia madre di mettere i bambini in collegio. lo che ero la più grande mi offesi dicendo che andavo a servizio pure io per non far allontanare le mie sorel– le. Poi quel periodo passò. Prima de!la Magliana stavo a Forte Bravetta in un apparta– mento di due camere e mezzo, con 36.000 lire di affitto, e 14.000 lire di riscaldamento per quattro rate. Era per lo meno un ter– :z;o dello stipendio. Poi dopo un anno il padrone voleva la casa; io risposi che me ne andavo quando trovavo un'altra casa ade– guata al mio stipendio. Lui allora mise l'avvocato, e io andai al– l'UNIA, di cui mi aveva parlato un amico. Mi fecero subito la tessera per parlare con un legale e poi dovetti dare 10.000 lire a questo per starmi a sentire, ma non mi aiutò, p.er lo meno a sta– re ancora dentro casa, dicendo che visto che al proprietario ser– viva, era meglio che me ne an– dassi, tanto prima o poi dovevo farlo. Ma una cosa ho notato: sono quasi quattro anni che viyo alla Magliana, quello che ho imparato qui in quattro anni non l'ho impa– rato in venti anni nel sindacato. Sarà un paradosso, ma il sinda– cato in fabbrica quando dice «fa– remo il contratto, tu scioperi», ti dà l'impressione che il contratto lo fa lui, è lui che decide, ti ma– novra e ti dice «facciamo lo scio– pero» e poi quando dice «abbia– mo ottenuto questo e quello» sembra che è stato lui, che ha fatto e non ha fatto, a te ti fa fa. re lo sciopero e basta; anzi, fini– to il contratto «basta, mo' stai buona». Questo è sbagliato, per– ché l'operaio la lotta così non la farà mai, sarà sempre condizio– nato. Ecco cosa fa i I sindacato: non ti fa fare la lotta, non ti fa cresce– re. E tu rimani così; ci puoi stare venti anni dentro, ma quando esci fuori non hai fatto nessun passo avanti. La maturità che io ho avuto nel quartiere, che mi ha portato pure a uno scontro nel sindacato, l'ho raggiunta lottando qui quattro an– ni. Se io non lottavo qu-i me ne stavo buona e zitta anche nel sindacato, mi andava bene, pen– savo «va fatto così,» e così anda– va fatto. Quando non facevo la lotta qui nel quartiere i nemici erano sem– pre quelli, ma io non li vedevo come nemici; io li vedevo come il principale, quello che mi dava da lavorare, e al momento del contratto, se gli si riusciva a strappare quelle 10 lire ero tutta co;·1tenta e soddisfatta. Poi maga– ri dopo la fine del contratto gli davo la mano. Era pure bravo, a un certo punto. Non lo vedevo come quello che gli sto a dare il
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