RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
Bi ma sei s,icura che non ti sia en– trato dentro con i I «coso»? In realtà non avèv0 fatto proprio niente che potesse far supporre una gravidanza, ma le domande che mi venivano fatte e le storie che mi sentivo raccontare sem– bravano avvalorare l'ipotesi che un uomo possa mettere incinta una donna solo guardandola un po' troppo negli occhi. Veramente diabolici, non è_ nean– che colpa loro, ma cosa vuoi ci sono questi spermatozoi che han– no una volontà propria e si insi– nuano dappertutto! Tra l'altro ora ricordo con stupo– re che tutte le informazioni ses– suali che mi sono state date da– gli adulti riguardavano più che al– tro la penetrazione e ·i suoi rela– tivi pericoli: perdita della vergi- - nità con conseguente perdita di «valore» come donna, ·l'essere considerata una ragazza «legge– ra» (ne deduco che la pesantezza era considerata uno dei migliori requis,iti per una brava moglie), la vergogna di rimanere ,incinta, la vergogna di doversi far sposa– re o fa vergogna di abortire. Ci hanno insegnato così bene ad essere fatalmente vittime, ad ac– cettare questo ruolo e magari an– che a goderne, che per liberarsi è assolutamente necessario riper– correre (autocoscienza) le tappe più profonde e dimenticate che hanno segnato l'iter della nostra repressione. VOGLIAMO ABORTIRE, NON VOGLIAMO L'ABORTO Abbiamo detto «vogliamo aborti– re, non vogliamo l'aborto» e que~ sto credo che sia stato l'unico slogan che sintetizzava bene il dramma e la rabbia contenuti nel– la -contraddizione aborto per la donna. Vogliamo abortire è una rivendi– cazione difensiva: bisogno di li– berarsi dal ruolo, dalla non liber– tà di s•celta, dalle imposizioni e dagli interessi degli altri. Non vogliamo l'aborto perché l'a– borto è comunque una violenza: sul corpo e sul desiderio di ma– ternità. E' una violenza per la don– na anche se è lei stessa a voler– la. Ho sempre vissuto questa lotta iotec Gi o Bia per ·l'aborto libero e gratuito co– me una grossa contraddizione: da una parte la voglia di urlare che nessuno ha il diritto di rego– lamentare la sofferenza del mio corpo, il mio desiderio-non desi– derio di avere figli; dall'altra la realtà a ricordarmi che l'aborto fi– no all'altroieri era un reato e .che ben altre cose dovranno cambia– re per,ché le donne possano pren– dersi in mano il loro destino. Discutere di aborto si - aborto no, 90 giorni - 9 mesi, maggioren– ni - minorenni ecc. vuol dire re– stare interne ai termini della vio– lenza sessuale, sociale ed econo– mica maschile. Ecco perché alcune di noi hanno preferito non impegnare le loro e– nergie in una battaglia che entra– va nel merito della regolamenta– zione della legge. Le leggi, anche quelle che riguardano le donne, appartengono al piano politico, quindi maschile, che ovviamente ci condiziona e fa parte anche della nostra vita. Dico questo per parare il pericolo di sentirmi fare domande .(con risposta ov– via) del tipo: tu sei una privile– giata, non pensi alle donne che abortiscono con i ferri da calza? La cosa 'importante, nuova, real– mente eversiva che hanno fatto ·le donne, è stata quella di porre l'ac.cento sul rapporto uomo-don– na, sull'analisi della sessualità, u– ni·ca strada per liberarsi dalla ne– gazione subita e per prendere in mano le fila di un'identità nuova da· costruire-ricostruire. RE NUD0/11 E L'UOMO SI DIFENDE Vorrei fermare 'l'attenzione sulla relazione uomo-aborto. Ho sempre sentito gli uomini par– lare di questo fatto in termini po– liNci. Temo che molti abbiano in– teso male il senso de «sulla pan– cia mia decido io». Per noi donne aveva un grosso valore rivendi– care il possesso del nostro cor– po, nel senso che sempre tutti ne avevano deciso in merito tran– ne ·che noi. Questo però non vuole dire che l'aborto sia un fatto che riguarda solo la donna. Lasc-iando perdere quelli ,che ri– tengono ,che i I rapporto uomo-a– borto consista solo nel casuale possesso di uno spermatozoo che ha la facoltà di fecondare un ovulo, mi rivolgo a quelli più «di– sponibili» e non per rivendicare attenzioni più protettive e com– prensive nei -confronti della don– na che deve abortire. Mi piacerebbe che gli uomini la smettessero di difendersi salte·l– lando dal :piano politico a quello di «una nuova forma di gentilez– za,i e che cominciassero seria– mente ad analizzare la propria sessualità e i bignosi-desideri che la sorreggono. Il potere, la violenza, la prevari– cazione, l'oppressione va bene combatterli finché appartengono a cose fuori di noi, ma quando si tratta di mettere ·in discussione quelli che abbiamo introiettato ... la paura!
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