RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977

RE NUDO/10 potere ciò che è del potere, la– sciare alla politica ciò che è del– la politica. La politica è lotta «per il potere»: non può essere niente altro che questo. Ed ha una storia gloriosa di rivoluzio– ni, di guerre, di lotte incessanti che anche noi, anch'io (per una frazione infinitesima) abbiamo contribuito a fare. Non c'è niente di «sporco» in questo. Magari se necessario la rifaremo. A nessu– no fa schifo lottare in fabbri·ca, tirare un sampietrino, occupare u– na scuola, «fare la lotta di clas– se». La lotta politica però è sem– pre lotta contro un potere per ot– tenerne un altro. Non può essere lotta «contro il potere» e basta. La politica presuppone l'esisten– za del potere. Non riesce ad usci– re dall'orizzonte della mer,ce. Esperimentare nel quotidiano la fine della politica significa espe– rimentare la fine del potere co– me dimensione collettiva dei rap– porti, delle «brame», delle tensio– ni. Come universo delle relazio- ni, che è proprio non solo della borghesia, ma di tutte le classi. Questa fase presuppone un salto qualitativo gigantesco: condurre durante la lotta di classe la «lotta nella classe». Se quindi lo spazio del politico è la lotta per il potere, vuoie dire che tutto ciò che non è lotta per il potere ma - pratica della dissoluzione di «o– gni» potere non appartiene a·I po– litico. Non è di questo mondo. Appartiene ad un altro mondo: ad un mondo in cui il processo di deperimento dello stato, delle classi, della politica siano giunti fino in fondo, dove le «ex cose– persone» si riconoscono e si co– municano, divenute finalmente soggetti, senza mediazioni. La «pancia» è finalmente mia e nes– suno me la tocca. In realtà però non si tratta di aspettare il comunismo condan– nandosi all'inattività permanente, relegandosi in un «personale», che in assenza di uno spazio col– lettivo di verifica e confronto, si riduce inevitabilmente alla pro- una tragica conquista RICORDI I miei primi ricordi a proposito dell'argomento risalgono a quan– do, da bambina, ho sentito usare questa parola come sinonimo di cosa schifosa, deforme, repell~– te. Contemporaneamente mi ve– nivano raccontate di nascosto delle orribili barzellette in cui / compar,ivano aborti gettati nei ga– binetti che poi riaffioravano dalle fogne e andavano a bussare alle porte delle loro madri. Potere del– l'oppressione! Avvolte da un'aria «sconcia» e misteriosa, queste erano ·le infor– mazioni che io, bambina, ri,ceve– vo su un problema che affliggeva e continua ad affligge.re la vita di ogni donna. Mia madre ha fatto quattro abor– ti, oltre ai tre figli, e io· l'ho sa– puto all'età di venticinque anni e solo grazie al femminismo. Bib iot 0uando me l'ha detto con quel!' aria cauta e timorosa, ma piena di dignità, mi sono sentita ,un col– po al cuore: «ma come? se mi hai sempre raccontato che papà ti amava così teneramente ...» Non ho avuto neanche i I corag– gio di chiederle per,ché non me lo aveva mai detto prima; perché di altre cose mi aveva raccontato e di quella nò. Sentivo •che la mia richiesta avrebbe riaperto u– na ferita mai ben rimarginata, preferivo aspettare che la confi– denza maturasse da sola. Sto an– cora.·aspettando. Non ricordo di aver mai avuto da bambiAa una 'grossa curiosità ri– guardo alle cose de~ sei:,so, ave– vo un paio di ·amichetti;? più gran- , di che mi informavano sulle loro scoperté in modo quasi s,cientifi– co. Ricordo una disputa tra loro nella quale uRa delle due soste– neva che i bambini nascono dalla pria individualità. Affermare in– fatti che il «personale è persona– le» non significa dire che «il per– sonale sono io così come sono». Definire il campo del perso– nale, vuole ·dire in realtà comin– ciare a vivere fin da subito il ,pro– cesso di dissolvimento della po– litica e del potere, prendendoci degli spazi di iniziativa contro il potere familiare, ·contro il potere alimentare, contro il potere della strutttura urbana, praticando in lotte sulla «qualità della vita» il totalmente «altro» del personale rispetto al «politico». Praticare la scissione, la separatezza, la fran– tumazione nelle masse, ed indi– care nella prassi quotidiana un altro universo di possibilità che si pongono come alternativa al «potere del politico» significa da– re al «personale» una valenza di scontro e d'attacco, una capacità d'aggregazione ·collettiva. Un in– cubo permanente del sonno tran– qui Ilo dello zombi. Alberto De Bernardi vagina, mentre l'altra era sicuris– s·ima che•nascessero dall'ombeH– co. lo parteggiavo,per l'ombelico. Sull'aborto non mi hanno mai rac– contatto niente, infatti io ero to– talmente estranea al problema fi– no al momento in cui, a diciasset– te anni dopo dei «giochi erotici» (mi manca il linguaggio) con un coetaneo, ho avuto un ritardo di die.ci giorni nelle mestruazioni. Tragedia. Ma cosa avete fatto?

RkJQdWJsaXNoZXIy