RE NUDO - Anno VII - n. 49-50 - gennaio-febbrario 1977

RE NUD0/38 sull'obbiettivo inesistente. E di lotta per obbiettivi inesistenti ne abbiamo fatte tante (quasi tutte) dal '67-'68 a oggi: l'obbiettivo impossibile; tanto non è l'obbiettivo che ci interessa, ma la lotta. Col che, di nuovo, si operava un'inversione di termini: ci interessa– va la lotta ma, spostata sul piano dei rapporti tra le classi, essa periodica– mente perdeva il suo contatto con la «lotta del personale», e allo stesso tempo spostando sul piano dei rap– porti tra le classi, obbiettivi e lotte che travalicavano il terreno (ciclico) dei rapporti di produzione, ci si condan– nava alla inettitudine politica, all'es– sere sempre «al di là». Col risultato che oggi ci rendiamo conto, in fondo, d'aver fatto ben poca politica (per aver sempre rifiutato l'idea di una sua sedimentazione, quindi anche la con– trattazione, l'obbiettivo reale, la ge– stione dello spazio conquistato) e di aver fatto ancor meno esperienza del personale (per averlo trasferito den– tro le «fasi del movimento», non le mie, le tue, le sue... ) Un'ultima puntualizzazione perché non si sa mai. Il fatto che in questo momento problemi come l'aborto o l'omosessualità costituiscano terreno di frattura tra le masse, non significa affatto che esistano problemi che per struttura sono personali e altri che per struttura sono politici. In questo, lo slogan «il personale è politico» di– ceva giusto, battendo una concezio– ne separatista appartenente alla bor– ghesia storica. Ciò non toglie che lo stesso slogan è sbagliatissimo se lo si intende come: «il punto di vista del personale, è lo stesso del politico». Nello stesso fatto esiste una dimen– sione, una quota, che rimanda al po– litico e una che rimanda al personale, così come nella stessa merce esiste «valore di scambio» e «uso». Queste due categorie sono colte, ricevute, da due punti di vista diversi e opposti ma ciò non toglie che abbracciano lo stesso fenomeno. E quindi non si trat– ta solo di sessualità, ma anche ad esempio del «lavoro», «cosa» che può essere vista sotto l'angolazione della lotta di classe (salario, tempi ecc.) e sotto quello del personale (rapporto tra la mia creatività e il mio lavoro con– creto ecc.). Problema che anch'esso può essere reimpostato in una pro– spettiva di «deperimento della politi– ca»: quindi come rifiuto del lavoro alienato e apertura di spazi concreti, progressivi, allo sviluppo di libera creatività produttrice di ricchezza so– ciale (il che per esempio può avvenire nelle cosiddette «lotte sulla qualità» che dall'organizzazione del lavoro scendono nel merito del perché e del come delle cose-merci prodotte). Infine dire «il personale è politico» è ancora sbagliato anche perché non traccia la direzione della rivoluzione, del capovolgimento: non traccia la strada del «deperimento» del politico

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