RE NUDO - Anno VII - n. 49-50 - gennaio-febbrario 1977

Però come contraltare a questo c'è l'incapacità di assolvere al nuovo lin– guaggio, riferendoti magari ad espe– rienze passate ... Tutti noi abbiamo cominciato a balbettare, davanti a questi microfoni. .. ma credo che a li– vello di contenuti, abbiamo bilanciato le grandi carenze professionali con la volontà di esprimerci in prima per– sona. C.S. «Avrei molto da dire sull'inter– vento di R.C.F.ma prima vorrei sentire gli altri, per avere un panora– ma più generale ... » R.R. 96: «lo. mi sento sul banco degli ac- c u– sati. Gli ac– cusati sono le radio locali e quelli che ci accusano, per bocca di C.S. sono gli ascoltatori. Hanno ragione. Ci si aspettava di più ... lo stesso mi spet– tavo di più. Posso tentare di esporre una serie di problemi contro cui le aspettative si sono scontrate, senza poi nemmeno risolversi. .. Noi ci sia– mo scontrati prima di tutto con un grosso problema economico: erava- mo partiti gasatissimi, poi lentamente questo problema ci ha sgonfiati, si– gnifica non poter disporre del proprio , tempo, significa dividersi tra una atti– vità interessante ma non retribuita, come la radio ed il resto del nostro la– voro per la SOPRAVVIVENZA. Poi c'è un problema logistico ... R.R.96 risol– ve tutta la sua attività in 24 metri qua– drati. .. poi c'è un problema di non professionalità, che noi da una parte abbiamo rifiutato, per non cadere nel gioco del linguaggio rassicurante e per non cadere nel ruolo ... e dall'altra parte questo l'abbiamo pagato per– ché professionalità significa anche inserimento, agganci, tempi di lavoro esatti e conoscenza del mezzo... Quindi un'altra cosa che abbiamo pa– gato era la nostra scarsissima cono– scenza di questo mezzo, che è diffe– rente dagli altri mass-media, ed inve– ce noi molto spesso l'abbiamo usato come se fosse un giornale, come se fosse un libro, qualche volta come se fosse una radio ... Oggi ne cono– sciamo di più i limiti strutturali, i limti tecnici. Poi volevo associar– mi al discorso sui TEMPI, ma credo che il tempo giocherà a nostro favore ... perché noi ab- biamo iniziato lavorando sul «feed-back» ...cioé sul ritorno Oda parte degli ascoltatori dello stimolo che noi cerca– vamo di inviare, presuppo- nendo un decentramento dell'informazione, decen– tramento che esiste se– condo me solo nelle sue potenzialità ... Noi orga– nizziamo il messaggio da questi AL TARI, perché purtroppo vengono ancora considerati altari, li sparia- 0mo nell'aria, e questi ritor– nano dall'ascoltatore ... tutto questo per la funzionalità del mezzo... per arrivare al massi– mo del suo uso democratico ... e così via... Ecco, questo mezzo ha delle leggi precise, al suo in- terno, per esempio questo «feed– back» si deve confrontare con i tempi di trasmissione, a prescin- dere dai contenuti che sono dati, con le formalità strutturali di una tra– smissione radiofonica, con i mezzi tecnici a disposizione. Quello che ci ha ostacolato molto è il nostro atteg– giamento nei confronti di questo «feed-back» ... Parlo delle telefonate, degli interventi dei gruppi sociali di base. Il nostro atteggiamento, in uno sforzo tremendo di democraticità è stato balbettante, insicuro, per la no– stra scarsa conoscenza del mezzo e per la nostra scarsa conoscenza del rapporto tra chi organizza un mes– saggio radiofonicamente e chi lo rice– ve... lo utilizza, e teoricamente do– vrebbe ritrasmetterlo. Perché dico «teoricamente dovrebbe ritrasmetter- RE NUD0/25 lo»... riinviarlo, rialimentarlo? perché è vero che esiste il decentramento dell'informazione, è verissimo che chi vive fa i fatti e chi fa i fatti ha tutto il di– ritto e il dovere di informare con i suoi tempi, con i suoi modi. .. ma è anche vero che non si è innescata fino in fondo l'abitudine a questo processo informativo da parte di queste realtà decentrate. Questa serie di concause correlate tra di loro interagendo in questi dieci mesi hanno portato alla situazione attuale, che secondo me è abbastanza di stallo, però penso che possa fornire un rilancio ... » C.S.: «Intanto volevo invitare gli ascoltatori a telefonare, visto che c'è un processo alle radio, possono muo– vere altre accuse, insultare questi bravi ragazzi ecc... Personalmente volevo dire che questa richiesta di «feed-back», chiamiamolo ritorno di fiamma, altrimenti non ci capiamo, ha spesso una connotazione paternali– stica nei confronti degli ascoltatori delle radio libere. Questo per me è il motivo principale per cui poi non si realizza. R.C.F.: «lo non sono d'accordo nel sentirmi mettere sul banco degli ac– cusati, perché se dobbiamo esserci, allora ci siamo tutti, noi e gli ascolta– tori ... Perché queste radio sono state CONSUMATE dagli ascoltatori esat– tamente come un prodotto qualsia– si ... nella esatta dinamica di quello che è la nostra società, infatti ANCHE coloro che ci ascoltano sono stati di– seducati dalle teorie dei mass-media, che è innanzitutto la teoria della crea– zione del consenso, cioè i mass-me– dia usati come creazione del consen– so alla classe che domina, a questo punto si è creata una piccola crepa e da questa è uscita la radio libera, con la sua fantasia, e' si sono creati si nuovi spazi, ma così suddivisi: da una parte i compagni che si sono trovati al di qua del microfono e dall'altra gli ascoltatori seppure con nuove esi– genze ... Ma tutto questo è stato rici– clato benissimo dal sistema, infatti in questo momento se ascolti il terzo programma o perfino in qualche oc– casione il secondo significa ascoltare R.C.F. o Radio Radicale di quattro mesi fa... Che cosa è successo quin– di: che nella logica del consumo c'era una esigenza di creare un prodotto su esigenze nuove, poi l'esigenza l'ha per così dire consumato, dopodiché il giocattolo si è rotto, si è sfasciato, perché è stato vissuto solo in un sen– so... A questo punto gli ascoltatori cosa si aspetterebbero: che le radio fossero sempre NUOVE, per poterle CONSUMARE sempre in una manie– ra nuova... Pertanto questo primo pe– riodo deve considerarsi consumato, adesso bisogna trovare che altro pos– sono rappresentare le radio libere, trovare la loro identità. I compagni cosa dicono «Non ci date spazio ... »

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