RE NUDO - Anno VII - n. 49-50 - gennaio-febbrario 1977
o plessivo rispetto alla realtà della zona. Roberto: riuscite ad avere una forza di difesa rispetto allo spaccio di eroina nelna zona? Elvio: c'erano alcuni circoli che ponevano il problema di combatte– re lo spaccio dell'eroina facendo anche delle azioni concrete. però questo cosa vuol dire? Ci sono dei bar dove si spaccia massicciamen– te eroina e andare a chiudere uno di questi bar. al di là del rischio materiale che si corre, vorrebbe dire che tutti i tossicomani che si riforniscono lì il giorno dopo si troverebbero nella paranoia più nera e finirebbero per odiare noi anzichè vederci come un punto di riferimento per uscire dalla loro situazione. L'atteggiamento giusto è rivolgersi ai tossicomani lottando insieme a loro contro l'eroina, ma saranno loro che in prima persona si auto– gestiranno la lotta per uscire dal buco. Con molti tossicomani siamo già riusciti a costruire un buon rapporto. tant' e vero che se cono– sciamo i posti dove spactiano eroi– na è perchè sono loro stessi a indicarceli. Simona: ho la sensazione che questi problemi così urgenti di repressione non vi abbiano lascia– to il tempo di fare delle elaborazio- oB o ni più generali. Elvio: faccio un esempio. In Bovi– sa noi facevamo delle riunioni di collettivo ariche molto belle, ma succedeva che a queste riunioni non ci venivano molte persone che invece venivano quando facevamo i cortei. C'era una compagnia che si ritrovava in un bar che era molto incazzata e che veniva ai cortei per l'autoridµzione con i sassi in tasca, si metteva dietro e faceva un cor– done. Questi qui esprimevano un tal grado di violenza e di emargina– zione che mentre non venivano elle -riunioni a confrontarsi su un deterrT)inato discorso organico, per loro il primo passo era quello di sputare la loro violenza, di ributta– re sul sistema tutta la violenza che il sistema butta su di loro ..... Era– no quelli che quando passavamo dalla Galleria in corteo, sebbene eravamo d'accordo di non toccare niente. quando sono passati da– vanti al Bit.ti non sono riusciti a trattenersi e hanno fatto un fini– mondo. Nei quartieri dove i problemi ven– gono vissuti in un modo allucinan– te, dove ti sconscontri tutti i giorni con una vita di violenza e di emar– ginazione tutta 'sta merda ti salta fuori, e delle esigenze giuste -la sessualità per esempio- magari ti saltano fuori in modo distorto. Quando ancor.a il circolo non esi– steva e ci ritrovavamo nei bar della Bovisa i discorsi che si sentivano erano più o meno del tipo: "ti ricordi I' 11 marzo quando abbia– mo fatto a botte per quattro ore ... ti ricordi quando abbiamo fracas– sato il cranio a quel fascio con la chiave inglese ... " Questa è la situazione reale della violenza che subisci e che hai voglia di ributtare e che molte volte finisci per ribut-. tare sugli altri che vivono la tua stessa condizione. Quello che si è visto in grosso al Parco Lambro e che in piccolo si vedeva nel nostro centro sociale quando un gruppo di compagni ha cominciato ad ac– cusare un altro gruppo di pensare solo a divertirsi, di non volersi impegnare, di andare in giro con le · bandiere viola anzichè con le ban– diere rosse. Così quando la gente arrivava al centro sociale era incazzata, non si sapeva cosa fare, faceva freddo, non si vedevano prospettive, e si finiva a litigare col primo che ti stava.vicino; e io prendo per prete– sto il fatto che tu sei inquadrato politicamente, così si stava crean– do sto scazzo della cosiddetta guerra tra i poveri.In questo momento al potere fa molto como– do che il movimento si divida e che finiamo per mangiarci fra di noi. Simona: il discorso collettivo, di trovare una forza collettiva; di ge– stire collettiv_amente i propri biso– gni è difficile da portare avanti in queste condizioni. Elvio: è difficile anche perchè al– l'interno del circolo ci sono perso– ne con esperienze molto diverse. Ouando si è formato il ~rcolo della Bovisa.la maggior parte dei com– pagni erano militanti dei gruppi della sinistra rivoluzionaria che sentivano il problema del tempo libero, poi man mano questi com– pagni si sono svaccati anche per– chè avevano molte altre cose da fare e così hanno lasciato il posto ai ragazzi del quartiere, apprendi– sti, ragazzi giovanissimi 13-14 an– ni, i veri giovani proletari, e un po' alla volta il collettivo ha cambiato com posizione. Le differenze vanno ricomposte nella pratica vivendo insieme. Giorgio: anche tra i vari collettivi ci sono delle differenze. Quelli dei quartieri più disgregati sembra che esprimano molte più potenzialità -Seggiano, San Giuliano, Cinisello– in realtà sono quelli che r;cscono a fare delle proposte veramente di– verse. Sulla famiglia ad esempio, che s_aràuno dei terreni principali in cui cI andremo a battere in questo prossimo futuro. Scappan-
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