RE NUDO - Anno VII - n. 48 - dicembre 1976

RE NUDO/40 LIBRAZIONE Gian Pietro Testa, La strage di Peteano. Einaudi (società) L. 2.500 «La manovra che ha prece– duto l'intera fase dell'indagi– ne... è stata di sottile intelli– genza: interrogare i sei pro– tagonisti, far cadere le accu– se or su l'uno or sull'altro, cercare d'incastrarli dicen– dogli «il tuo amico ha detto che sei colpevole», lasciando circolare queste versioni li– beramente fra gli inquisiti, per mesi, in modo che la vi– cenda prenda corpo anche presso di loro, farsi sfuggire di tanto in tanto qualche noti– zia per far sì che la stampa la pubblichi e la cittadinanza parli, discuta, monti essa stessa l'accusa, convinta che gli autori del massac(o siano proprio questi. Così il giorno dell'arresto centinaia di per– sone, sicure che gli arrestati siano dei mostri di violenza, possano radunarsi davanti alla caserma dei carabinieri per chiedere che giustizia sia fatta». Questa è in sintesi, la storia di questo libro e della Strage di Peteano in cui, se qualcu– no se lo ricorda, morirono di– laniati tre carabinieri, uccisi da uno scoppio di una 500 ,ninata, e attirati sul posto da una telefonata anonima. Il brano che abbiamo citato ci è . sembrato esemplificativo anche per descrivere questo libro. Testa infatti conduce una sorta di controindagine (ha seguito, come inviato speciale del «Giorno» il pro– cesso di Peteano) nella quale emergono non solo i fragilis– simi elementi d'accusa con– tro i sei imputati, ma anche e soprattutto un certo modo di costruire dei colpevoli che è stato seguito dai carabinieri stessi. La montatura, perché di questo si tratta, in definiti– va, riguarda sei persone, che. come unica colpa hanno quella di essere dei diversi, «gente che non ha voglia di lavorare, poco di buono, pic– cola malavita». E la cosa ag– ghiadciante, che emerge da questa attenta analisi della fase istruttoria, è che ciascu– no di noi potrebbe in qualun– que momento essere uno dei sei. La micidiale macchina della 'giustizia' le connivenze dei carabinieri e il loro stra– potere, la facilità con cui le montature possono essere costruite fa riflettere tutti noi, anche se queste cose le sap– piamo benissimo, così come le abbiamo sapute per Val– preda e per tutta la strategia della tensione, di cui quella di Peteano è un'episodio. Un merito del libro di Testa è in– fatti quello di fare un'attenta analisi della situazione politi– ca del 1972, anno in cui ci fu la strage, della zona di fron– tiera in cui avvenne il fatto (l'esplosivo era del tipo usato dalla NATO), e della città di Trieste, dove inspiegabilmen– te (ma neanche tanto, dato il carattere reazionario della città) fu deciso di celebrare il processo. Il libro è scritto come un gial– lo, molto avvincente e convin– cente, anche se ogni tanto pare che Testa si faccia prenaere la mano e classifi– chi anch'egli i sei imputati come «poco di buono e fan– nulloni». Ma forse queste sono deviazioni del mestiere, di un -buon mestiere però, perché ci conduce passo passo dentro i meandri della macchina giudiziaria e inqui– rente con una certa abilità e chiarezza. Una- specie di Strage si Stato, quindi, sia pur con molti limiti. Ma da lui non ci aspettavamo poi tanto un giudizio politico sull'ope– rato dei carabinieri, che pur tuttavia traspare dalle sue pagine. Volevamo una descri– zione di come sono andate veramente le cose. E questo c'è. Naturalmente, i veri col– pevoli non sono mai stati tro– vati... Teresa Ancona, Ultlma Astronave per l'Inferno (Moizzi Editore) C'è questa collana di libri di fantascienza, «Sigma»,che è veramente forte. Si tratta ge– neralmente, come in questo caso, di libri di notevole livel– lo anche letterario. Qui siamo in una società futura regno di pura «razionalità» e in am– biente universitario dove sono forgiate I.e diverse, im– permeabili discipline separa– te delle diverse branche della classe dominante. Ogni set– tore ha il suo incomprensibile (agli altri) linguaggio, e le sue categorie per vedere la real-– tà. Ecco per esempio il modo in cui il protagonista-mate– matico vede una ·ragazza: «Avanzava a lunghi passi e a ogni passo i suoi fianchi on– deggiavano leggermente come se il suo bacino fosse stato una camma che creava un interessante momento di forza Intorno al suo asse». La rottura rispetto a questo uni– verso fatto di universi regola– ti e separati avviene con la ri– scoperta del corpo, della ses– sualità, e anche dell'irrazio– nalità delle passioni. È curio– so che per buona parte della SF occidentale l'uscita dall'incubo razionale coinci– da con la scoperta del corpo e anche delle filosofie tardo– romantiche, cosiddette irra– zionalistiche, spiritualietiche e mistiche. Questo libro è pienamente inserito in que– sta corrente e se ne distin– gue per la poca superficialità con cui si riferisce a queste problematiche di solito molto tirate via e messe tutte insie– me nel calderone, all'ameri– cana. Ma la parte più interes– sante è proprio l'indagine delle diverse popolazioni uni– versitarie, degli steccati delle categorie, dei metodi e di come le ricerche incrociate diventino di per sé devianza dalla norma delle discipline e quindi sovversione «didatti– ca». Fernanda Pivano C'era una volta un beat Arcana Editrice - L 4. 500 Parla la mamma dei beats, e questa è la storia della sua vita, una vita spesa per i be– ats appunto, tra riconosci– men ti e incomprensioni, sempre alla ricerca del frutto letterario che in America si è prodotto prima del suo arrivo e in Italia non si è prodotto nonostante la sua permarten– za. Una storia scritta bene, illu– strata dalle foto di famiglia scattate dal marito puntual– mente presente agli incontri, premuroso, gentile, con mac– china fotografica, . come si addice a un principe consor– te. Sfilano, con la pateticità dei ritratti «da giovane», perso– naggi famosi come Ginsberg, Kerouac, Corso, Ferlinghetti, Burroughs, dicono qualcosa, si descrive la loro stanza d'albergo e se ne vanno. Culto della memoria quindi, venerazione del passato, ma nei modi della cultura di massa. Oggi non si · scrive più una •recheFche-, si pub-

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