RE NUDO - Anno VII - n. 48 - dicembre 1976

dall'altra una middle class sempre più impaurita e senza futuro, che consuma l'ultima nevrosi, ormai sentendo d'aver perso la partita. È da questa nevrosi della middle class che sono nate le grandi ondate della ricerca del guru, del– la autocoscienza, della ricerca spirituale, nel migliore dei casi. È un fenome– no a doppiò taglio. Da una parte è anche genuina ricerca di felicità persona– le, nel privato, visto che al pubblico nessuno più crede. •Dall'altro è ancora una volta il Sistema che tenta di rientrare dalla finestra, visto che non può più vedere filosofie In scatola, spiritualità confezionate, corsi meditazione che insegnano a star buoni, e di autocoscienza che insegnano che comun– que il tutto è uguale al tutto, e nulla cambia. Quel pochi tra noi che han seria– mente Intrapreso queste vie di ricerca spirituale sappiano, detto tra parente– si, che al di là d~la validità della loro scelta di vita, a noi sembra che l'Ame- - rlca stia proprio ncammlnandosi su questa strada. Il Sistema non ce la fà più a vendere consu ismo, cose, prodotti, ma potrebbe riuscire a tenere anche gli anni Ottanta v ndendo mitologie religiose, metafisiche di astinenza, puri– ficazione, purità, fspetto, obbedienza e via dicendo, contrabbandandole per strade verso la fe icltà personale. La guerra è già aperta, e In America si vede. Ci son guru sette che plagiano i quindicenni, e istituti specializzati che si fan pagare dai genitori per liberarli e deprogrammarli. C'è un'altra guerriglia in corso, ed è elettronico-ecologica. Ogni mossa del Sistema ora trova a".!'ersari irriducibili, dall'Interno. Dalla pipeline, il grande oleodotto che Nixon na voluto prima di saltare, che stan facendo, alla com– puterlzzazione delle notizie, perché presto basterà schiacciare un bottone e avrete tutto quel che volete sulla televisione, potrete leggere la Divina Com– media o la formula per fare la bomba atomica (visto il ragazzo che l'ha appe– na fabbricata in casa?) ma il grande fratello elettronico vuole tenere In pu– gno la cosa, e potete Immaginare cosa vuol dire se toglie dal computer quel– lo che non vi (cl) vuol far saper. C'è anche la scatoletta nera, quella che eli– mina gli impulsi per gli scatti del telefono, così uno può telefonare gratis, e funziona bene, si può trovare a New York per 200 dollari, e l'intera FBI sta cercandb di turare il buco, senza riuscirci. · Tanto per fare un bell'esemplo, ma ce n'è tante di cose così. All'Interno di ogni corparation, e multinazionale cl sono quinte colonne prote a sabotare quotidl,namente, e già molte cose tremende nòn son successe grazie alla loro presenza e attività. C'è stata, per dirla ancora una volta In termini con– venzloiali, una radicalizzazione della sltuazlol')e. Da una parte sempre di più il «peo le» la gente, nel senso americano del termine, e dall'altra il «power», Il pote e, o sistema, sempre più astratto, metafisico, mentale. A pensarci, la vera v torta del sistema, in questi tre anni, è quella d'averci fatto credere (non s lo a noi alla periferia dell'Impero, ma anche agli Americani fratelli) che il ovlmento è morto, mentre è tutt'altro che così. Non va più nelle stra– de a rsl b,stonare, e non gli danno più spazio nel media perché non è più uno s ow. E completamente diverso da ·prima, ma è molto più grosso, ag– guerri , cosciente, intransigente, e deciso. Tant'è vero che le cose che il movl nto diceva tre-cinque anni fa sul suol giornali underground oggi le dice, anqulllamente, Il Washington Post e spesso la televisione. Quando o come errà allo scoperto, non so, né credo nessuno sappia. Non i teorici che non e !stono più, non la Cia o lo Fbl che n~n san più chi arrestare e insegui– re. M non dite che il movimento è morto. E solo diventato un'altra cosa, ed è anche più grande. angelo quattrocchi RE NUD0/25 verso un certo fine prefissato, ma si sviluppa liberamente secondo le proprie tendenze e potenzialità. Il punto comune nell'esperienza di innumerevoli militanti politici, in America e in Europa, ma in America soprattutto, in questi ultimi anni, è consistito nel trarre le conseguenze dell'esperienza di espansione all'esterno, di attacco al reale delle strutture circostanti della fine degli anni 60 e dell'inizio degli anni 70. Benché quell'attacco abbia avuto momenti gloriosi e sortito risultati di grande importanza (per esempio in America nello stabilire quel clima di opposizione interna alla guerra nel Vietnam che ha contribuito efficace– mente alla vittoria dei compagni viet– namiti), sul piano globale ovvero ri– spetto alle proprie ambizioni più alte, si è rivelato di gran lunga troppo de– bole rispetto all'avversario. Il mo– mento successivo è stato quindi un ripiegamento all'interno per riconsi– derare i limiti di quello sforzo, e l'in– tera faccenda nel suo insieme. Molti di noi sono usciti da questo proces– so di riconsiderazione profondamen– te trasformati. Un aspetto di questa trasformazione è l'idea che è nata di un'azione non più spasmodicamen– te, nevroticamente tesa all'esterno, ma che si muove in una situazione di equilibrio, che coinvolge sempre in– terno ed esterno simultaneamente, un'azione che è un pò come il Tai Chi, l'arte marziale cinese che è nel– lo stesso tempo anche danza e me– ditazione, in cui il gesto è trasforma– zione fluida da una posizione di equilibrio ad un'altra, in cui non c'è mai un buttarsi fuori dal proprio equilibrio, dal proprio centro, nel colpire. Questo vale su diversi piani. Vale sul piano personale, nel senso che al lavoro sull'esterno, sul mon– do, sulla collettività, si associa un lavoro sull'interno, il lavoro di tra– sformazione di se stessi. Un lavoro cioè verso il controllo della mente, della parola e del gesto, un lavoro di esplorazione dell'inconscio e dei propri modi di funzionare automatici, un lavoro verso l'equilibrio dell'intel– letto, delle emozioni, della creatività, dell'energia fisica. Un lavoro, direbbe Castaneda, verso la scoperta del proprio potere perso– nale, o della condizione del guerrie– ro. Vale sul piano del piccolo grup– po, della situazione esistenziale, nel senso che la comune non è più vista come un aggregato arbitrario di indi– vidui politicamente impegnati, una situazione sulla quale rovesciare le proprie frustazioni e i propri desideri di gratificazione insoddisfatti, o da strumentalizzare rispetto al lavoro esterno, ma come un organismo da curare e nutrire, un centro di espe– rienze per nulla meno importanti di quelle all'esterno. Vale sul piano della collettività locale, che sia il

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