RE NUDO - Anno VII - n. 48 - dicembre 1976
RE NU'D0/16 come esprimi il corpo, la tua espres– sività, come controlli certe energie che hai dentro di te, quanto tu riesci o no ad esprimerle. Ecco, questo tipo di esperienza, che poi in senso piu generale è la politica dei rappor– ti, può essere una tecnica. Quanto cioè riesci a cogliere di una certa si– tuazione, di espressioni sensitive, che non passano solo attraverso le parole, ma attraverso tl,!tta la espres– sione globale del corpo. L'aspetto che invece mi sembra piu contrad– dittorio, è -quello specifico delle tec– niche da adottare per fare questo cammino nella esperienza. E questo perché allora le tecniche dovrebbero essere ambientate, viste storica– mente nel contesto in cui si vive. Per esempio, oltre alla meditazione, qui in occidente ci sono altre tecniche, come la gestualità, o il mimo, o grup– pi di espressione culturale, di musi– coterapia. E queste sono tutte situa– zioni che stanno nascendo ora per– ché c'è questo ritorno alla ricezione, però in questo ritorno è pericoloso indicare un modello come più impor– tante degli altri. Il pericolo cioè è di predeterminare una via, una tecnica che vorrebbe dire sedimentare una forma di merce, perché ogni modello ha un suo mercato, ha un uso e con– sumo. Simona: · sono d'accordo che c'è questo pericolo però non è vero che le esperienze di cui Cooper parla sono- sue e basta; sono le esperien– ze che anche il «movimento», chia– miamolo cosi, ha fatto; esperienze in cui più o meno tutti ci riconosciamo (acido, canapa, sesso ecc.) ed è per questo che sono valide le indicazioni nuove che lui dà. Andrea: È vero che esistono tantis– sime strade, tantissimi me,todiquindi va be', può essere sbagliato privile– giarne uno quando ce ne sono tanti e comunque in Cooper viene fuori spessissimo fra le righe il discorso dove le categorie culturali occiden– tali paiono influenzate in modo netto dalle sue.ultime esperienze «orienta– li». Walter: secondo me c'è una parte molto bella in questo libro che non è ancora venuta fuori che è il parlare della crosta che è data dai condizio– namenti, dall' «antropocultura» dico io, cioè dai valori tradizionali e dalla famiglia come nucleo che organizza questi valori e poi li trasmette; ecco il parlare di questa crosta, di questa abitudine stereotipa di comporta– mento come di up'assuefazione. Cooper dice che facendo 1 il 1 confr9nto tra i modi di venir fuori da 'un'assue– fazione di droga pesante, possiamo anche capire quali sono i modi più efficaci per venir fuori dall'assuefa– zione all'antropocultura esistente. Per esempio indica la tecnica per venir fuori dall'assuefazione al lavo– ro alienato di cui dà proprio una èon– notazione marxista. Dice per esempio: lo slogan «non la– vorare mai» è una buona introduzio– ne a una ridefinizione del lavoro. Però poi fa tutto un_discorso diffe– renziato per classi. Marina: io a questo punto vorrei ren– dere un omaggio a Cooper. Penso che probabilmente se lui sapesse quello che stiamo facendo non sa– rebbe per niente contento, perché non solo stiamo usando un linguag– gio verbale con tutti i limiti che Coo– per spiega avere questo, ma non riu– sciamo neppure a parlare di noi. Cioè stiamo parlando in un modo as– solutamente astratto e culturale ... I suggerimenti che mi ha dato questo · libro sono stati proprio una spinta, un entusiasmo nel voler andare a ri– cercare delle cose di me stessa, del– le cose di noi che ci sono ignote, che non conosciamo e che viviamo pochissimo. Cooper dice che biso– gna riappropriarsi del proprio «io» e che per fare questo bisogna destrit– turarsi, ecco questa secondo me è una cosa molto i111portante forse ne abbiamo parlato poco. Per riuscire a trasformare le categorie che ab– biamo noi rispetto alla cono$cenza · (che sono le categorie di spazio– tempo e dei modi di comunicazio– ne), abbiamo proprio bisogno di usare delle tecniche che siano il meno pericolose possibile, nel senso che non siano state tanto contaminate da quelli che sono tutti i condizionamenti della nostra vita. Poi suggerisce varie cose per fare questo che sono un diverso rap– porto col .sogno, con la meditazione, tra le persone ecc. Quando fa l'esempio della sua espe– rienza di meditazione con quel grup– po in Argentina, io ci ho letto delle cose molto belle perché mi sono ve– nute in mente delle situazioni fra le persone che io vivo normalmente ... allora, se appunto non ti metti a «parlare» delle cose, ma cambi la si– tuazione stando attento a te stesso in modo diverso da quello che sei abituato a fare, riesci poi nel rappor– to con gli altri anche a comunicare in un modo diverso. Ed è importante per entrare in relazione con gli altri, riuscire a recuperarsi. Walter: ma in realtà lui prospetta la solitudine. Marina: certo ma è l'unica cosa pos– sibile per entrare in relazione con gli altri. ~edizioni • ottav1ano CAGNI - FÉRRARO - PEG Storia d'Italia a fumetti. 1. Nascita del la borghes·ia (dal la prima metà del '700 al Congresso di Vienna). L. 2.500 L YDI A SANSONI MAGDA SIMOLA LA PRIM E'STATA LILITH La lotta del le donne nel, mito e nel Ia storia. ' L. 2.500. DARIO FO - JACOPO FO 1 1 ())~1~ -~t\~lJ Il giusto sollazzo di buttare al l'aria Ie regole del gioco sta bi I i to di una ragione che sta sempre da una parte sol a, qÙelI a del potere ••• L. 2.800 OSKI La vera storta delle indie. LAURA PICCO La fata rovesciata GIULIANA MALDINI ... Q.il regna amore... TOTI BURATTI •Compagni» di scuola RO MARCENARO Manitesto Comunista RIUS Conoscete C•lo Mar11? 5a Edizione - 4()0 migliaio i
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