RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976
RE NUD0/6 l'aula, a parte tutto questo il loro comportamento è stato al solito vio– lentlssimo. Numerose sono state· fe donne ferite,. colpite di preferenza al basso ventre, allo stomaco, alla te– sta e le frasi che si coglievano qua e là erano del tipo: •mirate alle tette e ai culi», «va là che ti piacerebbe farti sbattere qui», •non ne ho date molte, ma mi sono fatto certe pal– pate!» La risposta delle donne a questa nuova provocazione (la denuncia di Cristina e delle altre quattro) sarà un'autodenuncia di solidarietà. Se essere picchiate, malmenate, insul– tate è reato, allora è reato per tutte, quindi si autodenunciano per aver subito violenza. Ma _torniamoalle prime fasi del pro- cesso. · Le compagne volevano che il tema del processo fosse la condizione della donna, ma essendo in causa come parte civile era molto difficile riuscire ad ottenerlo. Come parte ci– vile che ha subito un danno morale puoi solo chiedere un risarcimento quntificato (soldi). Quindi si è pen– sato di far leva su un obbligo costi– tuzionale dello stato nei confronti della comunità, che è quello di «fare in modo di sviluppare la personalità dei consociati rimuovendone gli ostacoli di ogni genere». Alllora lo stato attraverso una sua istituzione, il tribunale di Verona in questo caso, ha l'obbligo di permettere attraverso il processo che si dibatta il tema po– litico «violenza alla donna» in tutti i suoi aspetti: nell'aspetto macrosco– pico della violenza carnale e negli aspetti altrettanto macroscopici del– la violenza quotidiana. Di conse– guenza è stata fatta la richiesta di sentire come testimoni una serie di donne su una condizione reale in re– lazione alla violenza carnale, alla violenza quotidiana, alla reificazione e mercificazione del fatto che la donna è portatrice di un sesso diver– so da quello dell'uomo ecc ... Contemporaneamente si è chiesto il processo a porte aperte perché que– sti temi vanno dibattuti pubblica– mente. Il giudice si è riservato di de– cidere alla fine e poi ha detto no, giustificando il suo rifiuto col fatto che Cristina è minorenne e che si tratttava di cose che riguardavano la morale. A questo punto i giudici col loro comportamento e le loro decisioni hanno offerto il pretesto per ricusar– li. Durante gli interrogatori erano state fatte a Cristina delle domande che tradivano in modo evidente la mentalità dei giudici e del pubblico ministero e la loro volontà di trasfor– mare il processo in Un prOCEtSSO .contro Cristina: •Eri vergine?», •Come tenevi le gambe e le brac– cia durante la violenza carnale?», ALCUNE DELLE DOMANDE DEI MAGISTRATI A CRISTINA Nel corso dell'Interrogatorio della parte offesa, celebrato nella totale assen• za del pubblico e dei rappresentanti degli organi di informazione, vennero proposte le seguenti domande: - se entrambi gli imputati avessero compiuto l'atto sessuale; - com.e fossero disposte I~ braccia della parte offesa durante la violenza: se lungo il corpo o nella posizione di "abbraccio" dei violentatori; - come fossero egualmente disposte le gambe della parte offesa; - se, essendo le gambe stesse piegate, la parte offesa cosi le tenesse volonta- riamente o fosse in tale posizione costretta; - se dopo la violenza si sia sentita "bagnata"; - se, poiché perse gli zoccoli mentre era trascinata versp l'autovettura dei due aggressori, si sia "fermata a cercarli"; - se, nei momenti immediatamente precedenti la aggressione sessuale, la parte offesa si sia spogliata da sola o sia stata spogliata dai due aggressori. Tutte le domande sopra riportate, vennero o proposte direttamente dal Pre- ' sidente del Collegio giudicante dottor Casalboni, o ammesse su esplicita ri- chiesta del Pubblico Ministero all'udienza dott. Mario Schinaia. · Quest'ultimo propose ulteriore domanda, non ammessa dal Presidente del Collegio: · - se la parte offesa avèsse avuto rapporti sessuali prima della violenza carnale subita. dalla dichiarazione di ricusazione
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