RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976

RE NUD0/46 Le t te re - Lettere - Let te re - Le t te re - Lettere - Lettere - Lette Il concetto di MERCE viene una pianta, un animale»; se si cosi interiorizzato dentro di noi domanda a un uomo «chi sei?» stessi e nel rapporto con l'e- la risposta è solo un io alienato: sterno. La paura di ritrovarsi «sono un barista, sono un im– "soli" con se stessi, e non riu- piegato, sono padre di due figli, , scire a scoprirsi nella "solitudi- sono un uomo sposato» e ' ne" (soliÌudine posta in positi- perché no, «sono un militante • vo, cioè come meditazione). (bravo sot.tinteso)». perché, si è sempre occupati, Si confonde con qualsiasi "ti– per un motivo o per un altro (la- po" che "discute di moto" da- voro, studio, divertimento, vanti ad un bar, o che si volta e ecc.). guarda le chiappe strette dietro Non si ha bisogno di essere c·o- la morsa dell'ultimo modello di segue da pag. 4 scienti di se stessi come se blue jeans. Con esclamazioni e le nostre spalle il ruoto asse– gnatoci da una certa società, con forme e oppressioni– repressioni diverse; uomini e donne siamo il prodot– to di una certa società. La donna vive contraddizioni ... sente sopra le proprie spalle il ruoto di oppressa... è un pro– dotto di tipo casalingo... (vedi femminismo) dall'altra parte; come viviamo noi maschi que– ste contraddizioni? quali sono i rapporti del maschio con se stesso e con gli altri? AUTOCO– SCIENZA MASCHILE è duro ... ho provato a farla a modo mio. Prima di iniziare bisogna aver chiaro il .concetto di merce, e da qui partire per poi traspor– tarlo come riflesso, non solo a livello sociale, ma anche come concetto interiorizzato e messo in rapporto con se stessi, con gli altri e le "cose". la merce e l'insieme d1 quei prodotti destinati ad essere venduti sul mercato. La merce quindi è un prodotto che non è stato creato allo scopo di esse– re consumato direttamente da chi lo produce, ma allo scopo di esser.e scambiato sul mercato, ogni merce deve quindi avere ad un tempo, un valore d'uso e un valore di scambio. Valore d'uso, perché altrimenti nessuno sarebbe disposto a comprarla, dal momento che non si compra una merce, se non allo scopo di consumarla. di soddisfare con quest'acqui– sto, un bisogno qualsiasi. Se una merce non possiede valore d'uso per nessuno, allora non è vendibile, sarà stata prodotta unitilmente, non ha nessun va– lore di scambio, proprio per il fatto che non ha .nessun valore d'uso. D'altra parte non tutti i prodotti che hanno valore d'u– so, hanno necessariamente va– lorè di scambio. in questa soc1eta tutto è diven– tato un mercato di merci offerte al miglior offerente: i fiori, le piante, la terra, il concime (merda) il corpo e anche l'ani– ma, aggiunti a tutti quei beni di consumo che i nostri bravi pa– droni «creano» per noi. stessi, perché si è costante- repressioni diverse (?), ma con mente impegnati a far delle co- la puzza della merda che ci se (fra queste la ricerca del di- portiamo dietro da ambedue le vertirsi?) e quando capita che parti presenti. E allora se que– ci si ritrova soli «a non far nien- sto è vero ... da dove iniziare? te», si pensa subito a far qual- come continuare? Le risposte a cosa, come se la sola attività questi interrogativi credo che fosse il "fare". (Concetto inte- debbano venire principalmente riorizzato di produzione per la dai gruppi di compagni che si PRODUZIONE di merci"!"). Si son posti il problema. diventa un sistema di desideri e La personalità alienata che è in di soddisfazioni: si deve lavora- vendita deve necessariamente re per soddisfare certi desideri, perdere una buona parte di quel e questi stessi, stfmolati e direi- "senso di dignità" (in senso ge– ti, se non addirittura creati dal nuino) che è cosi car.atteristico meccanismÒ economico. nell'uomo, anche nelle culture Il grave di tutto ciò viene assun- più primitive, si deve perdere to dal fatto che in gran parte, quasi completamente il senso questi desideri-bisogni sono del dell'io, il SENSO DI ESSERE tutto artificiali, e qui persino il NEL VISSUTO CONTINUO. desiderio sessuale diventa ben SONO LA VERGOGNA E LA lungi dal fatto di essere qualco- PAURA CHE Cl SPINGONO A sa di naturale, spontaneo ge- NASCONDERE NOI A NOI nuino. ll·GAIO di tutto scompa- STESSI E AGLI ALTRI. Il fatto– re e restiamo SOLO noi come' re intrinseco del fatto che noi prodotto pianificato che accoda abbiamo continuamente paura i propri desideri (sessuali e di "noi stessi", "degli altri" e non) e le proprie valutazioni (di "della verità", ci si impone con– bello, di brut\~) alla martellante tinuamente di porci come "al– pubblicità che ci accompagna tro", e quindi alla ricerca di dalla culla alla bara e financo quel qualcosa da dire, da pen– dopo morti. sare, o da fare che sia accetta– È in questo modo artificiale che bile agli "altri"; falso di fronte a la voglia sessuale ci viene sti- noi stessi, CONTINUANDO A molata fino ad acquistare forme NON ACCETTARCI; e di fronte manifestazione ecc., e di or– più o meno abnormali. alla "verità" della nostra mer- gasmi mai ottenuti con gioia, o Il NOSTRO corpo e la NOSTRA mente sono "quelli che" vengo– no allattati da questa grande e "soddisfacente" mamma. Suc- chiamo disperatamente aspettando continuamente que– sto "godo!" che non viene mai. AUTO COSCIENZA MASCHI– LE... è ora· di cominciare! BUT– TIAMO FUORI LA MERDA CHE Cl PORTIAMO DIETRO DA MILLENNI! Noi sentiamo noi stessi come una cosa da impiegarsi vantag– giosamente sul mercato. Il sen– so dell'io_non sorge dalla nostra ATTIVITA come individui che "amiamo", che "pensiamo", che "sentiamo", che "faccia– mo", ma DAL NOSTRO RUOLO SOCIALE. Se le cose, le piante, gli animali potessero parlare, rispondereb– bero alla domanda "chi sei?" dicendo: «io sono una cosa, da, che pur saltando all'occhio di impotenze e frustazioni; co– in modo molto evidente, si con- . me individui maschi (e femmi– tinua ad.ignorare. . ne) visti come "naturali" nel lo– LA SFERA DEL PRIVATO E ro determinarsi in ruoli. QUELLA DI CUI NON SI PAR- OGGI non si può continuare a LA NELLE RIUNIONI POLITI- menarlo, oggi, una volta preso, CHE E DI CUI NON SI FANNO coscienza della merda che ab-I RIUNIONI POLITICHE. La sie- biamo addosso, bisogna deci– ra che viene mistificata ed evi- dere come cominciare a USCI– tata nelle analisi dei compagni RE FUORI dall'incudine delle non disposti a recepire i nuovi nostre miserie e dal martello discorsi che partono dalla no- del femminismo che, seppur stra esigenza, o meglio, da ancora con molte contraddizio– queste nostre "diverse" esigen- ni, picchia sempre più forte e ze (?). rende sempre più dolorosi i E su di noi, in quanto proaotto "nostri" valori di (maschi rossi) politico di situazioni sclerotiz- in crisi. BISOGNA FARE CHIA– zate, create da altri per noi o da REZZA E TRADURRE IN TER– noi per altri, che si manifestano MINI DI VISSUTO gli slogans ed agiscono gli atteggiamenti e tipo: "compagni in piazza, fa– le forme borghesi riferiti al pri- scisti a letto", perché non è vato. Quelle stesse forme che molto coerente da parte delle considerano il privato a livello donne, IL PRIMA: gridare gli di masturbazioni affrettate nei slogans, e il DOPO: continuare cessi di casa prima di andare ad andare a letto con i "maschi all'ultima riunione-assemblea- rossi e fascisti" (sic!).

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