RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976
testi che accoppiano a di– screte banalità veristiche sulle periferie urbane visioni paraoniriche degregoriane di recupero sul tipo di: «Antoine de Saint. Exupery - se ne va a spasso col suo serpente - che ultimamen_teè un poco ingrassato - il fatto è che ha ingoiato un elefante - Gesù Cristo in tunica bianco-gialla ••• » Cioè, non vorrei offendere i Pan Brumisti, ma, se ci si mette in una struttura come quella dell'Orchestra che conduce una battaglia cultu– rale piuttosto precisa contro un certo tipo di pressapochi– smo, allora perché tutto que– sto? (M.V.) THAD JONES & MEL LEWIS ANO THE JAZZ ORCHE– STRA MEETS MANUEL DE SICA (Produttori Associati). Dopo la morte di Duke Ellin– gton, il ciclo delle grandi or– chestre jazz tramontò defini– tivamente. Al contrario si svi- 1upparono serie infinite di piccoli gruppi con solisti di fama internazionale. Questa situazione di «decentramen– to» da una parte favori la ca– pacità creativa di ogni singo– lo musicista, dall'altra contri– bui a svilire quelle situazioni di creatività collettiva che ca– ratterizzavano per l'appunto quell'epoca spettacolare e si– gnificativa dei grossi concer– ti jazz, e che oggi permango– no soltanto in sporadiche oc– casioni di jam-~ession o in rarissime incisioni discogra– fiche. Sono rimasti ·in pochissimi quindi, a mantenere la strut– tura dell'orchestra e dello spettacolo di massa: Sun Ra ad esempio, e per l'appunto · Thad Jones & Mel Lewis. Questo disco ci sembra im– portante perciò, perché con– tribuisce a rilanciare le gran– di orchestre jazz e a favorire l'incontro con un musicista italiano, Manuel De Sica, fi– nora rimasto piuttQsto in om– bra nel panorama jazz. La sua «FIRST JAZZ SUITE» lo vede oltre che in veste di compositore anche di arran– giatore, e per giunta ben in– serito nell'organico dell'or– chestra. RE NUD0/45 Il risultato finale è che il di– sco riesce a soddisfare an– che gli amatori dell'avan– guardia, superando il fatto che è possibile oggi suonare del free-jazz anche se si è in tanti, e che non è del tutto reale la contraddizione che ha contraddistinto tante «big bands» incapaci di superare il concetto di «opere jazz» con strutture ben definite, costruite sull'immagine del grosso organico, refrattario «ad ogni costo» all'improvvi– sazione personale di ogni singolo musicista. Per la cronaca ricordiamo, che tra tutti i brani del LP, uno solo porta la firma di Thad Jones; si tratta di «LIT– TLE PIXIE» che è stata regi– strata dal vivo a Perugia. Il fatto è piuttosto importante poiché è forse la prima testi– monianza discografica della Rassegna Umbria Jazz. (R.M.) Maledetti quelli che erano al Parco Lambro e quelli che non c'erano e la menano sui giornali/maledetti quelli che scrivono libri sul proletariato giovanile/ maledetti quelli che pensano di s~oprire l'alternativa in un cylum imbavato/ maledetti quelli che pensano che Rimbaud e Baudelaire siano dei romantici/ maledetti quelli che vogliono rifare i roghi alle streghe/ •aledetti quelli che pensano che la via sia "dagli Appennini alle bande"/ maledette quelle che credono che lo S,C,U,M, sia un momento liberatorio/ maledetti quélli che con lacan e Adorno risolvono tuttii problemi/ maledetti stratos, tof~ni, fariselli, capiozzo e tavolazzi che continuano a suonare/maledetti paul litton, steve lucy e i fratelli arza anaiak che gli danno una mano per incidere/maledetti quelli che pensano che il personale è personale/maledetti quelli che hanno letto tutto; ma· .. (maudits) (CRSLP 5105) l'ultimo d.isco degli area in distribuzione dal 15 di novembre maledetti anche quelli che non lo compreranno comunicato area i.nternationaJ. KlPu1a.r gro.,p - l
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