RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976
RE NUDO/40 Renata Pisu •Maschio è brutto" Ed. Bompiani - L. 1.300 Il titolo è provocatorio, il con– tenuto no. Si tratta della pic– cola posta maschile al setti– man~le ABC (vecchia gestio– ne). E una raccolta di lettere inviate da maschi italiani a Cristina Leed, lo pseudonimo della Pisu, che vi teneva una rivoluzionaria rubrica sulla sessualità, in cui per la prima, volta si esprimevano paure e drammi d'amore del sesso forte. •Maschio è brutto» nel senso di triste, represso, condizio– nato - dice la Pisu nella pre– fazione, e leggendo le lettere non si può darle torto. Quella di maschio può essere una condizione brutta da vivere, molto più brutta di quella del– la donna, perché nella dispe– razione l'uomo non ha nem– meno lo sfogo di sentirsi vitti– ma di qualcun altro, o la pro– spettiva della lotta contro il sesso oppressore. Vittima di sé stesso, quando la sua pratica entra in conflit– to col concetto di maschio cui cerca disperatamente di adeguarsi, è il disastro senza sbocchi, o meglio con un uni– co sbocco rigoroso: il suici– dio. Lo testimoniano molte di queste lettere, scritte da gen– te che o non fa all'amore e si sente infelice da morire, o lo fa ma mal gliene incoglie e la sua vita è un inferno di pau– re, sensi di colpa, schifo di sé e degli altri. «Perché mi sento in colpa dopo la masturbazione? Per– ché la mia ragazza ha accet– tato di baciarmi il pene, e adesso ml .fa schifo anche se l'amo? Cosa posso fare per farmi crescere i peli almeno sulle gambe? E per smettere di ingrassare nel sedere? Può una ragazza amare un ragazzo che pesa 100 chili? Come posso vivere sempre solo e senza amore?» E la Pisu imperterrita, spinta da buone intenzioni e cer– cando di snobbarli il meno possibile, risponde sempre senza battere ciglio. Ma a una domanda non ha mai ri– sposto esaurientemente: per– ché tutto questo soffrire? La risposta «militante» sareb– be: perché sono accecati dai pregiudizi, succubi ottusi dei ruoli, perché accettano mo– delli alienati e alienanti, per– ché non fanno la rivoluzione e non praticano la controcul– tura. Ma questa risposta può ri– guardare solo una parte dei casi. E per quello con la gam– ba di legno? Teresa Ancona, stere, almeno come bisogno e voglia di calma, tranquillità. Non vogliamo star qui a dis– sertare sulla coppia, ma dire alcune cose sulla famiglia e, di converso (si dice così) an– che su questo libro. Il libro non è nuovissimo, è uscito nel 1974, ma purtroppo è passato quasi sotto silenzio, nel senso che lo hanno letto in pochi. Ed è un peccato, perché è un breve racconto, (157 pagine), di una stravol– gente bellezza, drammatico e profondamente triste. Come se non ce ne fosse abbastan– za in giro di tristezza. Sì, d'accordo, ma c'è anche una tristezza che ti fa pensare, che ti tira fuori delle cose che avevamo dimenticato, ri– mosso. È la storia di sei mesi di vita di una ragazza di tre– dici anni, la sua vita a casa e a scuola. È una storia di nor– malità, come dice Marcello Bernardi nella sua introdu– zione, una «normalità che alla fine annienta». Per arrivare alla catastrofe non occorre una famiglia sciagurata, nè una scuola in– flessibile, né· una religione particolarmente puntigliosa. Basta la normalità, appunto,.i gesti della vita quotidiana, la violenza continua e sottile che ciascuno di noi vive, e ha vissuto, sviluppando sensi di colpa e drammatici tentativi di uscirne, che non sempre però riescono. Le fantasie di Anna, la protagonista, sono fantasie di morte, di distru– zione, di colpevolizzazione. L'amore uccide e l'amore fa– miliare uccide più di qualun- que altro, soffoca, costruisce una cappa di indifferenza e Una Famiglia Normale. Edizioni il Formichiere, 2.500. L. di morte attorno ai membri Della famiglia ne abbiamo parlato molto, se ne è parlato molto, eppure non è mai ab– bastanza. Anche perché, se tutti pensassimo veramente tutto il male che diciamo di pensare della famiglia, la suddetta cesserebbe di esi- della famiglia. L'utilità di questo libro ci sembra stia nella capacità che la Ancona ha avuto nel dire le ·cose senza ideologia, senza fare delle grandi anali– si, ma cogliendo puntualmen– te tutti i nodi più importanti e più nodali della dinamica mortifera della famiglia. È un Cooper sotto forma di rac– conto, la storia di una fami– glia come tantissime altre, e proprio qui sta la sua validità. Si respira nel libro l'aria del quotidiano, dei troppi gesti cui non si presta attenzione, l'uccisione lenta .ma inesora– bile della sensibilità, la ca– strazione dell'affetto a favore della costruzione di un com– plesso di gesti parole ed azione che si chiamano amo– re familiare, ma che di amore conservano solamente una lontana forma esteriore. Una forma esteriore alla quale troppo spesso si tende ad abituarsi, e sulla quale si ten– de a ricostruire il rapporto con i propri figli. Un consiglio per chi vive in famiglia: fate leggere questo libro ai vostri genitori. Da come reagiranno, potrete vedere se avete an– cora speranze o no. l'BESAANOONA lNA MMIGUA NORMAI.E ..................... • Angela Catro «Natura nutrice universale" (in difesa della nostra salu– te fisica e mentale) Edizioni - Compagnia edito– riale s.r.l. - via C. Capelli 93 Torino. «In sostanza tutti gli argo– menti di questi libri tendono a tracciare le responsabilità
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy