RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976

RE NUD0/28 Perché è importante la crusca· Delle ricerche internazionali fatte sui dei gruppi etnici africani, asiatici, americani e europei hanno messo in evidenza l'importanza di un elemento alimentare apparentemente senza· utilità e talvolta considerato anche come un 'antialimento': la crusca. La crusca costituisce la buccia del grano e dei cereali. Appartiene alla categoria dei glucidi ma costituisce una forma di glucide non assimilabi– le dal metabolismo umano. Solo gli animali possono assimilare la cru– sca, la paglia e anche le fibre più spesse. Quando un uomo mangia la crusca non assorbe praticamente nessun grammo di glucidi. Poiché la crusca non presenta l'utili– tà evidente degli altri alimenti fu esclusa da un buon centianio d'anni dall'alimentazione umana. Qualche vecchio dietista assicurava sempre che la crusca era importante ma nessuno lo ascoltava. L'alimentazione industriale si lusin– gava di presentare degli alimenti sempre più raffinati, sempre più pra– tici poiché sempre meglio assimila– bili chiedendo cioé all'organismo sempre meno sforzi. Al limite essa vorrebbe presentare unicamente i protidi, i glucidi, i lipidi e le vitamine e i sali minerali, che sono i fattori fondamentali dei nostri alimenti eli- · minando tutti gli scarti e le parti inu– tili. In breve si potrebbe veramente arrivare ad una alimentazione in pil– lole come si vede nei films di fanta– scienza. In realtà, niente di ciò che si trova nella natura è inutile e la crusca oggi appare come un elemento es– senziale per la salute umana e per la prevenzione delle malattie e anche, pare, del cancro. \ Marino finzi, dietologo, docente in scienze dell'alimentazione all'univer– sità di Bologna nel corso di un'inter– vista pubblicata da Panorama del 5 ottobre 1976 afferma che mentre vent'anni fa si era convinti che la cellulosa, presente nella crusca, nei cereali e nei legumi integrali, ostaco– lasse i procèssi digestivi, ora, sulla scia di studi americani, e inglesi, il criterio si è capovolto. Le cosiddette 'malattie da civilizzione' (dalla stipsi alle affezioni del colon, diabete e obesità fino ai disturbi circolatori e perfino al cancro) sarebbero dovute proprio ad un'alimentazione priva di scorie cellulosiche, e troppo ricca di amidi e zuccheri. G Lunghe inchieste fatte in 5, 1 O e 20 anni- di osservazione hanno permes– so di constatare che: l'appendicite le dilatazioni delle pareti dell'intesti~ no, o i polipi, i tumori intestinali le emorroidi ecc., sono rarissimi nelle popolazioni che hanno conservato il loro modo di alimentazione tradizio– nale, cioè un'alimentazione ricca in cellulusa (contenuta nella crusca). Il dottor Burkitt, direttore di un ospe– dale sud-africano di 2.500 letti in u_naregione rurale dove la popola– zione ha conservato la sua alimenta– zione tradizionale constata: 1) In 13 anni non si sono potuti ri– scontrare che 13 casi di polipi inte– stinali 2) Il cancro del colon, non rappre– senta che 1'1,1 % di tutti i casi di can- cro contro il 15% in Europa , 3) La dilatazione dell'intestino che colpisce un Americano su cinque dopo i quarant'anni, è praticamente sconosciuta in queste regioni. Dal momento in cui una popolazione adotta l'alimentazione moderna l'in– dice statistico di queste malattie in– testinali aumenta vertiginosamente Si constata lo stesso fenomeno i~ tutte le regioni del mondo, In Giappone le coliti erano pratica– mente sconosciute fino a prima della guerra. Oggi i giapponesi presenta– no lo stesso tasso di malattie intesti– nali degli europei. Un~ studio comparativo sugli irlan– desi ha stabilito che fra gli irlandesi t:migr~ti. negli U.S.A. e i loro parenti nmast, m Irlanda si potevano con– st!itare le seguenti differenze: 42% d'infarto per gli lrlandesi~Americani contro il 29% per gli Irlandesi autoc– toni che, pur cosumando più grassi hanno un tasso di colesterolo più basso. Essi consumano ha rivelato l'inchiesta, 3b % di cereali semi– completi nella loro alimentazione mentre gli emigrati non ne consuma– no più. (Les informatlons diététiques - Settembre-ottobre 1978) BIBLIOGRAFIA. «Il medico di se stesso» - Naboru Muramoto - Ed, Feltrinelli «Guidaalla macrobiotica» - Cristina Tomshinski - Ed, Feltrinelli «Diete e cure naturiste» - Stampa alternativa - Ed. Savelli «Vivere bene» - Stampa alternativa

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