RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976

RE NUD0/22 DOCUMENTO dal carcere di S. Vittore - Sezione femminile Sono mediamente «ospitate» a San Vittore 100 detenute. Le strutture non sono state cambiate da 100 anni. L'impatto è dunque violento e drammatico: celle strette a tre, senza aria e senza luce; orari assurdi; carenza totale di servizi; gestione patriarcale, anzi, monacale; vitto schifoso; igiene nulla; servizi sanitari inesistenti; boicottaggio sistematico di ogni iniziativa socia– lizza~: tentativi di recupero paternalista da parte della direzione. Savoia e Nava (direttori del carcere di S. Vittore) sono state due figure complementari dello stesso disegno. Nava ha avuto essenzialmente una funzione di paraful– mine per frenare le previste lotte sulla riforma e per gli ultimi tragici avveni– menti. Di fatto ha preparato il rientro di Savoia, già avvenuto, in un clima «pa– cificato». Dietro a tutto questo emerge chiara la funzione della struttura carceraria: funzione di disumanizzazione totale e di annullamento VITALE. Ma se prima questo poteva tranquillamente funzionare, o incontrare una battibile opposi– zione, spontanea e violenta, ora, col crescere appunto della componente po– litica cosciente, si SCONTRA, con una ancora debole, ma in sè già intollera– bile forza di classe. Che questo sia avvenuto anche nella sezione femminile ha sconvolto un po' tutti. Dalle donne, ancora una volta, non ci si aspettavano PROBLEMI di questo genere. Invece, ancora una volta, le donne hanno dimostrato di sapere lotta– re come e quanto gli uomini, quando in loro nasce la coscienza dello sfrutta– mento totale e viene intravista la possibilità della LIBERAZIONE. In questo senso la nostra esperienza è stata politicamente ricca. Dapprima si è trattato di costruire, a partire dai bisogni reali e politici di TUTTE, l'unità delle detenute. La scadenza della RIFORMA è stata solo una particolare co– incidenza che ha permesso lo sviluppo anche sulle false prospettive riformi– ste e democratiche. La violenza delle contraddizioni «vitali» ha fatto saltare la possibilità di un recupero pat~rnalista o riformista. È stata una scelta co– sciente, basata sulla valutazione della propria relativa forza e sull'isolamen– to in cui si muoveva ormai la nostra lotta a farci decidere una sospensione «tattica». Per 12 giorni ci siamo «PRESE» l'apertura delle celle continuata, dalla 7 alle 20.30, e abbiamo boicottato una decina di trasferimenti. La ne– cessaria e continua presenza comune nei corridoi è stata il primo cemento socializzante. I risultati, a parte alcune questioncine pratiche, sono stati una prima discussione politica, un primo comportamento eversivo, e l'emergere di un NUCLEO POLITICO che è in fondo la garanzia più forte per la continua– zione della lotta. In secondo luogo, esiste ora una PRESSIONE COSTANTE E "STIMOLANTE" delle detenute nei confronti delle scelte della direzione. E anche questo non è da sottovalutare. Esistono ora ampie possibilità e capacità di lavoro politi– co e di controinformazione politica. A questo punto, un passo in avanti esige anche un collegamento politico e organico con tutte le componenti di CLASSE che si muovono contro le istitu– zioni dello stato. Quindi con le organizzazioni rivoluzionarie. Dentro questa ottica va privilegiato il rapporto con le organizzazioni che si interessano del problema carcerario, della "criminalità" comune e politica, in quanto più di– rettamente interessate a un lavoro comune. Secondo noi questo rapporto deve essere definito fin dall'inizio come un rapporto politico reciproco. Il bi– sogno nel carcere di pacchi, soldi, ecc. è senz'altro fondamentale, ma anche secondario alla "sete" di notizie, di legami con !'"esterno". La possibilità di discutere costantemente l'evoluzione politica complessiva è premessa fon– damentale alla comprensione delle contraddizioni da affrontare all'interno del carcere. In questo senso vogliamo quindi impostare il rapporto tra il nu– cleo interno di compagne rivoluzionarie e le organizzazioni di Soccorso ros– so esterne. Un rapporto cioè che vede da una parte l'impegno a discutere e a far cono– scere la situazione interna, e dall'altra la volontà di riuscire a collegare il mo– mento particolare con la situazione generale. Secondo la nostra esperienza, poi, va anche discusso e chiarito il rapporto da costruire con gli avvocati. All'interno della loro categoria, anche sempli– cemente da quelli disponibili alle difese politiche, esistono diverse e diver– genti linee di impostazione. A curare e a discutere tali rapporti, ppensiamo debbano essere essenzialmente i detenuti interessati alla loro linea di dife– sa. Ma è necessario che esista an– che un momento di confronto e di coordinamento esterno delle rispet– tive opinioni, e delle esperienze di difesa. Il Soccorso rosso dovrebbe assumersi anche questo compito politico, o per lo meno discutere come affrontarlo. Chiudiamo sollecitando una vostra presa di posizione sulla nostra ana~ lisi e sulla nostra proposta di lavoro politico. Saluti comunisti Le compagne di S. Vittore o "• ,..,." ,.,,..,,cc"' 6• c..-e&,&0 IIHltAl"O (~ ll1~TI&&.•• ,aA IICUILO O• MflUH.4 .N ... 0 tendere grandi cose. Ma proprio per– ché, già in partenza, c'era uno spar– tiacque fra detenuti in carcere e nappisti, questa attesa è stata vana. La rivolta generale delle carceri ad oltranza come embrione del movi– mento insurrezionale che i Nap pre– vedevano non c'è stata, e credo che ormai non se l'aspetti più nessuno per un bel po'. I compagni dei Nap sono partiti dalla loro esperienza e pratica nel carcere ma non hanno saputo, secondo noi, allargare l'orizzonte della loro anali– si, al livello generale dello scontro oggi in Italia, allo stadio di sviluppo del movimento, alla situazione inter– nazionale. In certi casi l'azione di po– che avanguardie clandestine è un fatto indispensabile, in altri è solo un gesto generoso. Che ne siamo con– tenti o no, quella che ci aspetta è la lotta di lunga durata anche «dentro•. Piano piano questa convinzione si rifà strada fra i detenuti. I compagni si organizzano in prigione .come ave– vano cominciato a farlo nel 1969, studiano, (e se fosse importante stu– diare?) scioperano e salgono sui tet– ti con richieste precise: amnistia, abolizione della recidiva, estensione del regime di semi-libertà, fine della speculazione del sopravvitto. La funzione della mafia In questo quadro di ripresa politica, con le carceri strapiene posto che l'ultima amnistia risale al '70 e che la campagna contro la criminalità ha portato in carcere il doppio dei suoi normali frequentatori, e la tensione che cresce ogni giorno, il ruolo tradi– zionale della mafia carceraria di braccio armato dell'istituzione ha travolto gli argini e si è sovrapposto al potere ufficiale. A Catania in otto– bre sono stati uccisi in cella a colte!-

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