RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976
stra che fu eseguita da carabinieri dell'antiterrorismo e non dalle guar– die carcerarie, senza decreto motiva– to, senza comunicazione giudiziaria ai perquisiti, senza presenza del di– fensore, senza verbale di perquisi– zione e sequestro dei documenti let– tere e diari sequestrati. Nel gennaio scor$O il giudice Grillo della Procura di Genova ha ordinato l'internamento in manicomio giudiziario del compa– gno Dino Ott_aviperché aveva criti– cato su un giornale murale l'operato di alcuni giudici e della polizia. Il 17 maggio scorso la Cassazione sospe– se di sua iniziativa il processo contro il compagno Fabrizio Panzieri, che avrebbe dovuto essere giudicato due giorni dopo per concorso morale nell'uccisione del greco Mantakas durante gli scontri provocati dai fa– scisti a Roma per il processo di Pri– mavalle. Panzieri era in carcere dal febbraio 1975. Il processo è stato in– viato a date e sede da destinarsi. Ma in questo inasprimento repressi– vo hanno certamente giocato un ruo– lo importante le lotte che da un anno ormai hanno ripreso a sconvolgere l'assetto carcerario. Guidate dai ocgiudiziari» di Milano, Torino e.Roma, si può dire che non un carcere è ri– masto passivo. E per la prima volta si sono avuti casi di simultaneità nell'azione come nello sciopero alle lavorazioni di Torino e Milano, nell'ottobre scorso, cominciato nello stesso giorno e organizzato sugli stessi obbiettivi. Il ruolo dei Nap I Nap al momento del sequestro di Gennaro erano quasi certamente il principale punto di riferimento per i detenuti; dopo il ritiro di lotta conti– nua e di alcuni collettivi di base e dopo una lunga onda di riflusso, i Nap erano i primi a riportare alla ri– balta il mondo delle carceri, ad agire in nome dei detenuti. E, soprattutto, erano ex detenuti. La rabbia, la in– sofferenza acuta, il senso di impo– tenza che scoppiano in un recluso che prende coscienza trovavapo nei Nap una risposta immediata. E diffi– cile per noi immaginare il bagaglio di speranze accumulato nelle carceri dalle loro azioni. E tuttavia i Nap si definiscono come azione di piccoli nuclei, di gente che si conosce bene, la cui reciproca fiducia è fondamen– tale. In nessun caso i Nap, oggi, pos– sono costituire una fase di lotta per la massa dei detenuti, un momento di aggregazione, ma un esempio, in certi casi un mito, una specie di Zor– ro g_iustizieredal quale ci si può at- CO RE NUD0/21 DOCUMENTO dal carcere di S. Vittore - Sezione femminile La crisi capitalista produce condizioni che sfuggono alle sue regole: le pos– sibilità di concessioni economiche si ridu.cono all'osso, la disoccupazione aumenta e così pure la sottoccupazione ....E a questo punto che il potenziale di violenza del proletario, finora domato, trova nelle nuove condizioni sociali motivi sempre più evidenti per esplodere. Ma la tradizione di sconfitte eh~ il proletariato ha accumulato nei paesi industriali e la debolezza delle organiz– zazioni rivoluzionarie che non riescono a rilanciare la FIDUCIA nella possibi– lità di vittoria, pesano negativamente sulla bilancia delle scelte, facendo spesso prevalere la FALSA COSCIENZA della inevitabilità del dominio bor– ghese. Così i più impazienti cercano il «paradiso» a modo loro. L'incremento rilevante dei reati contro il patrimonio, durante le fasi di crisi, nasce dall'im– possibilità del sistema di utilizzare i normali canali pacifici, ideologici, di controllo del proletariato e dall'incapacità delle forze rivoluzionarie di ORIENTARE il potenziale di violenza che si libera, verso obbiettivi rivoluzio- nari. ' Il carcere, anche in questa fase di CRISI, tende a riempirsi di elementi del PROLETARIATO METROPOLITANO, provenienti da diversi strati: proletaria.– to industriale, proletariato dei servizi, semi-proletariato dei ghetti e delle pe– riferie, intellettuali disoccupati, tecnici disoccupati, sottoproletari... Questa confluenza di strati eterogenei fa assumere al carcere la fisionomia di un'«area di parcheggio» estremamente pericolosa. Tale pericolosità deriva dal fatto che non è lecito aspettarsi dai soggetti reclusi una risocializzazione mentre, al contrario, è prevedibile una politicizzazione, in senso rivoluziona– rio, della loro ribellione. Nelle condizioni in cui la crisi costringe il proletariato, il carcere perde il suo potere terroristico. Il proletariato non ha più paura. E riconosce così la ribel- . lione domata, ma non estinta. Chi finisce in carcere, poi, per la sua ribellione «particolare» non vive più questa condizione come colpa. L'infrazione per cui è finito dentro gli risulta legittima, ma comprende di aver sbagliato i mezzi (o può comprenderlo). Le forze rivoluzionarie in carcere, essendo portatrici di un progetto di liberazione, non corrotto, sono in grado di proporre gli STRUMENTI DI CLASSE necessari ad una comunità avida, ri– cettiva e socialmente differenziata. I carcerati non vanno visti come STRA– TO; essi infatti non sono contrapposti ai NON CARCERATI, come la borghe– sia vorrebbe far credere. Ma non sono neppure omogenei, provenendo essi da strati sociali diversi, coi quali mantengono legami di varia natura. Il lavoro rivoluzionario da fare nelle carceri è indivisibile dal lavoro più gene– rale che si fa o che occorre fare su tutti questi strati. . In un quadro generale di crisi, le contraddizioni strutturali e politiche nel car– cere vanno esasperandosi. Sempre più larghe fette di proletariato vengono concentrate nelle carceri e, per il crescere parallelo delle contraddizioni po– litiche, sempre più numerosi sono anche gli elementi con un alto livello di co– scienza di classe. Da questo incontro, felice per la storia, ma non per i soggetti, nasce la pro– gressiva crescita della coscienza di classe e della possibilità della costru– zione dell'organizzazione rivoluzionaria. Anche la siatuazione di S. Vittore, sezione femminile, non sfugge a questa regola più generale. Le ultime vicende lo dimostrano, ma, forse, è il caso di parlarne in modo più organico. .,. .... :',~ff;c'/~;(t~rtfr~f'f k r ~-; .· ... ••., -':,.• ._\ ~,.~ : -~ :J~;., ~,,:e;.,. Ati. .,.. , \j~ . , ·--ì, •~t1r•. ,. ,·-. , ~- .il:: .f,,- ... -·•,· 1 ,·i.,. • · q;,_-·J-,,•·r·· ::' :,;,,r~~f)~.~"i:..•::.'.(\:f 'f... .. ' ! ~-. ..: • -.~ ...... ~t ~- ......., .-.. ~ .... _ :
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