RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976
RE NUD0/16 sere - e non 'psichicamente' ma in tu~o - contemporaneamente vittima? Allora che l'Uomo muoia al Cinema! E uno spettacolo che ciascuno può ve– dere su di sè: basta rivolgersi addosso quel proiettore che fino ad oggi é stato, consolantemente, rivolto su una neutra, bianca parete. Quale lnperdo– nabile sciochezza inneggiare alla morte di Dio senza prevedre Il flnallno: Il nostro Dio non era forse figlio dell'Uomo? L'importanza di una smorfia. La storia degli uomini ha fatto di questo pez– zo di materia un corpo mistico, un corpo che è così com'è perché In esso tut– ti i famosi livelli (Il cittadino, il lavoratore, il marito, Il nevrotico e Il normale) si consolidano, si incarnano. Appunto. E però questo corpo, anche lui, è 'Identico', si fa uguale ma, facendosi ugua– le, si carica dell'intera complessità Interna ed esterna, della vita sociale e del conflitto psichico. Su cosa si basa il modo di produzione capitalistico? Sulla forza-lavoro, cioè sul corpo e sulle sue capacità, sulla personalità, In quanto merce. Come stu– pirsi se Il corpo, 'riciclato' da questo processo di Identificazione, preparato e condannato a ripeterla senza fine da processi paralleli e complementari che si attuano nella sessualità e nel linguaggio, diventa, esso stesso, sintomo di questa civiltà? · Le sue tracce non conducono allora alla semplicità fisiologica. In una smor– fia, come in una crepa vulcanica della crosta terrestre, può emergere (certo, bisogna avere occhi intensi) la strada che la storia ha inciso dentro la sensi– bilità facendone 'quella' storia. E la smorfia è un sintomo. Un segno di com– promesso: l'accettazione della storia mentre 'quello' mostra la sua insanabi– le volontà di differenziazione. Troppo bello per non citare: •Basta non guar– dare/in fondo alla propria faccia/e non frugarsi dentro agli Intestini/ogni do– manda al corpo/può essere una breccia/un Inizio di Inquietudini e ossessio– ni. La smorfia che porta nel viso/un uomo a confezionarla cl Impiega una vita/e non sempre riesce a terminarla/da quanto questa smorfia é complica– ta. Si può. «Ognuno suona come vuole e tutti suonano come vuole la libertà». Se ognuno è libero, se é lndlpendete dagli altri e da tutto, bene, la somma di queste indipendenze sarà indipendente da ciascuno e li soggiogherà. Questo vale per come è organizzata la produzione, per la formazione della volontà generale, politica, per come è organizzàta la rivoluzione e la liberazione, come si costituisce il primato genitale: è la logica del nostro mondo e della nostra vita. Proprio per questo il nemico è altro da noi solo in quanto noi lo produciamo, nella nostra 'indipendenza' (e che l'Indipendenza sia forzata– mente concorrenza non ci vuole molto a capirlo). Posso? Non nel senso giuridico (é possibile) ma ce la faccio io, sì que- sta identità costruita ma continua- mente percorsa da pulsioni, da forze che la mettono in dubbio, che la usa- no come luogo unitario in cui torna- no a esprimersi, in nuova forma, gli elmenti soggiogati dal processo sto- rico di identificazione. Allora, posso volere uno scopo preciso (crear/o) o la disfatta è tale da non consentire altro·che «lo stupido riposo in cui si aspetta la morte•, ossia l'esistenza normale? Non si può rinunciare alla Maschera, ma affermarla è l'astuzia della forza che sa moltiplicarla (ne– garla allora come Maschera) e sa imporre un senso al gioco: «essere vecchi vuol dire non trovare 13iù una parte eccitante e fisica da in- terpretare». · Questo gioco è la più seria e male– detta fatica che posso costruire, creare, fare. Poesia, nel senso anti– co del termine. R. Màdera P.S. Se lo spettacolo di Gaber non sufficit ecco una guida personale per vecchi viaggi rigorosi, guida per essre a teatro pur possedendo già una parrucca: a) Marx, pag. 67-209 del Capitale, libro I ed. 1964; b) Goux, pag. 15-68 di «Freud, Marx», ed. Feltrinelli. c) Dostojevsky, Anto- logia «Il romanzo del sottosuolo», ed. Feltrinelli; d) Nietsche, «Fram- menti postumi 1887-1888» mag. 209-414, ed. Mondadori, ivi Il caso Wagner, Crepuscolo degli idoli e l'Anticristo. tentativi di felicità, sul terreno del– la sconfitta, non c'è nessuna diffe– renza tra un filosofo che fa Il bari– sta e un rivoluzionarlo smesso. Oggi le persone si uniscono per un autobus che non hanno preso e non basta sapine che abbiamo In– cominciato bene. Bisogna essere più precisi nell'amore, nel gusti, nelle passioni e anche nell'odio, nella rabbia, la nostra incertezza cl limit• ad odiare senza riuscire a centrare neppure il bersaglio del nostro odio. Anche di rabbia e di odio lasciamo troppi aborti In giro... Ci siamo·abituati persino al delirio, alla follia quotidiana diven– tata normalità. lo l'accetto, avrei bisogno di un delirio ancora più In– tenso che abbia un senso di vita e non di morte ... Nei suoi a fondo Gaber non si arre– sta neppure davanti al nuovo tabù femminista e nel monologo intitolato «Lona», il suo cane, racconta di un rapporto a tre e poi di una conviven– za (forse omosessuale, ma non è detto) con un amico, finiti in un lento e dolce sfacelo, per poi scoprire l'amore con... il pastore tedesco. Un cane che simboleggia il rapporto ap– parentemente felice con una donna fedele, attenta, fin troppo amorevole. «Con Lona ho voluto mettere in luce un aspetto del rapporto a due che
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