RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976

IL SOGGETTO, CHI?· RE NUD0/15 fatti ha completamente trasformato la natura, e, come in un sasso lavorato in portacenere non si può distinguere Il sasso dal portacenere, Il portacenere è Il sasso, così la 'vera' natura non si può più dinstlnguere aldilà di come oggi viene riprodotta. Provate a distnguere voi dalla vostra persona. Difficile no? Qualcosa di 'vostro' rimane sempre fuori, il 'vero' voi è un moncherino, me– glio subito concludere che non c'è il 'vero'. «Non è rimasto più niente dell'in– dividuo, mi creda, niente. Finito, sgretolato ... Vuole un certificato?» L'identità è allora un 'doppio di te'. Un doppio che ti ha cancellato. , Questo forse intendeva il Vangelo quando diceva: «Bisogna nascere due vol– te» per entrare nel regno dei cieli. Esatto. Per essere cittadino, Il celeste nel– la parafrasi borghese delle poesie del nuovo testamento, bisogna nascere due volte. Forse per questo il proverbio di Gaber dice «si ruba un ago, poi un! bue... e si finisce per vendere la propria madre»: 'prima rubare e poi vendere, il piccolo edipo ha venduto la 'sua' madre al suo papà, alla Norma, cosi la mamma è diventata santa, e tutte quelle altre 'cose' sono diventate peccati. Però cosi facendo, se la vende poi, non vende più la mamma, vende madre– onestà, si ribella: e chi si ribella poi si espone alla perdita dell'identità per la quale «cl vogliono tre figli ... come hanno fatto? ... Certo, ci vogliono tre figli ... e l'amore, la fedeltà ... la loro fedeltà a tutto ... » Questa discesa alla 'verità' (quella da basso) è una discesa per niente Intessuta di rosse certezze e di 'crisi liberatorie': è una discesa che nel rischio della identità rischia, neces– sariamente, anche l'Identità del ribelle che nuove vendite di oscurità (bisogni e desideri contraddittori, angoscie e Insoddisfazione, piaceri non in linea, at– taccamento al 'vecchio' etc. etc.) rendono possibile: cosi bella, cosi rossa, così luminosa, così astratta, cosi maliziosamente bugiarda. Ma se già la bu– giarda malizia dell'identità è stata Incrinata come potrà reggere questa più nuova e più fragile e insidiata, quella del ribelle? Ma l'identità, la persona, è fortissima, perché l'Io è il nostro vitale pregiudi– zio: eccola che tenta l'ultimo inganno: l'Identità dello sconfitto. Sì, un non-volere assoluto, tanto è il terrore del volere che cl attraversa e ci raddoppia e che oscilla senza trovare pacifiche sintesi. Questo ribelle scon– fitto è la copia esatta, speculare, della brava persona: 'tutti uguali, certo, nel fallimenti'. La brava persona vuole quello che il mondo vuole per lei, lo scon– fitto non vuole più niente, sdolora, piange appassionatamente guardando com'è. - Oltre lo sconfitto c'è Il 'volere' un senso. Volerlo significa che non è dato, che non c'è, che ci va messo, niente giustifica, nessuna morale o Identità impone: se si è abbastanza forti da Imporre un senso nella contraddizione che ti vive allora: «Bisogna essere più precisi/nell'amore, nel gusti/nelle passioni, nella scelta dei posti... Ho bisogno di un delirio che sia ancora più forte/ma abbia un senso di vita/e non di morte». Avvertenza. Per chi non l'avesse ancora capito questa non è un'Interpreta– zione corretta. Di corretto non c'è che, sempre, la comoda sovrapposizione di qualcosa a qualcos'altro, un modo come un altro per attribuire, delegare, declinare ogni responsabilità. Lo spettacolo è tanto più riuscito quanto più si fa occasione, per me e in me, per cercare, forzare, affermare un senso, dall'emozione, al battito cardiaco, al pensiero, ad agire, vivere. Interpretazio– ne è sempre altra cosa da ciò che si interpreta, costruire sarà meglio dire. Per l'occasione che può essere questo spettacolo è bello e mi piace. Perché ml mette in gioco, è un'occasione per provarmi, dal battito cardiaco a quel che si fa, alla 'persona' che si è. Un modo scomodo di andare a teatro. Solo una corazza di superficialità può credere che il teatro sia teatro. Finzione. Con questa parola i molti si mettono in pace, sicuri della loro realtà. Finzione è creazione di realtà, la storia è questa creazione di finzioni, parlare, lavora– re etc. è creare dei doppi, tripli etc. che sono tutti 'altri' rispetto a ciò che si prende per up dato. Trasfromare: da una forma ad un'altra, questo vale per ogni gesto o parola, per ogni spettacolo che vedi, se ti Identifichi hai già ri– dotto, ma hai ridotto, te e Gaber a un 'tipo', già sei più tranquillo: il teatro più problematico si è già preso su di sè Il problema e così Gaber resta un bravo attore e tu uno spettatore sensibile, tutti e due falliscono un'occasione. La religione della vita quotidiana è l'umanità_ Finalmente Gesù! La più bella e contradditoria metafora di questi duemila anni. Non Il Gesù dello Spi– rito ma quel Gesù che divenne ciò che è: l'incarnazione, la corporeità, l'uma– no come fatto di per sè spirituale: lo Spirito si Incarna e si perde nel corpo, ma non è questo corpo, è la Corporeità, la Fisicità. Forse qualcuno potrà ca– pire, sentire, prima o poi, che la moderna scoperta del corpo non è altro che Il cristianesimo nella sua figura perfetta. E quando tuo figlio mangia il formaggino Mio mangia, persino nella scelta de– gli ingredienti, una Intera storia, senza saperlo. Che noi mangiamo Idee Il poetico nazareno, il fondatore del culto dell'Uomo astratto (Il figlio dell'Uomo) l'aveva già Insegnato nella metafora della comunione ma la mer– ce, la cellula fondamentale del modo di produzione capitalistico, è l'universa– le sviluppo di questa concezione senza più bisogno di prediche, la sua esi– stenza è un'esistenza predicatoria, ideologica. La più incancrenita 'teoria' di questa realtà, il cristianesimo, è ancora aldilà rispetto alle critiche degli Ideologi, del testacchioni, ha ancora l'ultima parola. E che allora l'idea cristianissima, e la cristianissima realtà, dell'umanità e dell'uguaglianza (per essere uguali bisogna cancellare la differenza: il Capi– tale, caro amico, ben più radicale livellatore del rozzo comunismo che ne rappresenta la smorfia rivoluzionaria) muoiano, ques to è un buon fatto! . E non muoiono epicamente, In combattimento, nessuno può direttamente es– sere l'assassino, perché la questione rlguarda'tutti: quale assassino può es-

RkJQdWJsaXNoZXIy